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Cavanh un percorso formativo per mediatori interculturali

Un percorso di formazione per mediatori culturali: il punto di vista di una responsabile e quello di una partecipante.

La presenza di persone immigrate nella comunità valdostana è una realtà antica, fonte di attenzioni e di paure comuni a quelle di ogni comunità che accoglie: la necessità di aprirsi agli scambi, da una parte, e il bisogno di definire e consolidare la propria identità, dall'altra, sono d'altronde esperienze che ciascuno di noi vive anche a livello personale.
Ciò che il progetto CAVANH rappresenta è, a mio parere, il desiderio della comunità valdostana di sperimentare forme di accoglienza che possano rispondere a bisogni concreti ed urgenti, valorizzando contemporaneamente la risorsa che le diversità e la multiculturalità rappresentano per la nostra Regione.

• La parola CAVANH, termine occitano che significa "cesto in vimini" e che è stato scelto come titolo del progetto, rimanda all'intreccio di ramoscelli diversi che, sia pur nella fatica e nella costrizione di adattarsi gli uni agli altri, costituiscono una unità dotata di significato ed utile.

• Attraverso il progetto, un gruppo interistituzionale composto da rappresentanti degli assessorati regionali dell'Istruzione e Cultura e della Sanità, Salute e Politiche sociali, dell'azienda USL e del Comune di Aosta - assessorato alle Politiche sociali, con l'appoggio dei collaboratori dell'Ecole Valdôtaine e dell'IRSSAE della Valle d'Aosta, ha inteso accogliere la sollecitazione di una legge nazionale innovativa, la legge n. 285 del 1997, e sperimentare attraverso progetti di interesse locale, nuove forme di servizio per l'infanzia e la famiglia.

• Nell'ambito delle scuole valdostane di ogni ordine e grado si era infatti da tempo rilevata la presenza di alunni stranieri, che andavano aumentando di numero e diversificandosi per provenienza.
Una ricerca dell'IRSSAE, condotta nel 1999, aveva poi offerto una rappresentazione più completa del fenomeno, in relazione al quale già molte scuole si erano attivate con progetti, interventi di immigrati adulti in grado di offrire una prima mediazione linguistica, ricerca di testi e strumenti didattici utili per l'insegnamento dell'italiano agli stranieri ed altro ancora. L'osservatorio costituito dal CCIE (Centro Comunale Immigrati Extracomunitari) del Comune di Aosta offriva, d'altro canto, ulteriori dati relativi ai bisogni delle famiglie e degli stranieri adulti nella delicata fase dell'inserimento in una comunità di accoglienza.

• La scelta del gruppo di progetto fu quella di concentrare le risorse disponibili sull'attivazione e la sperimentazione di un nuovo percorso professionale, quello del mediatore interculturale, immaginato come operatore straniero che avrebbe potuto affiancare insegnanti e personale dei servizi socio-sanitari della Regione nel lavoro con i minori e le famiglie immigrate.
Prima fase individuata fu quella della formazione di alcuni mediatori, la cui realizzazione venne successivamente affidata alla cooperativa sociale La Sorgente di Aosta, che opera nel campo dei servizi per gli immigrati da ormai diversi anni.
La risposta che il progetto ha suscitato tra gli stranieri presenti in Valle è stata molto positiva: diversi immigrati, donne e uomini, hanno dimostrato interesse per l'iniziativa e diversi di loro hanno dichiarato il loro desiderio a seguire l'impegnativo percorso di formazione. Al termine della selezione dei candidati si è costituito un gruppo di quindici corsisti: immigrati - provenienti da Marocco, Albania, Brasile, Argentina, Libia, Algeria, Santo Domingo e Bosnia - molto motivati e desiderosi di diventare protagonisti di questa esperienza progettuale di ricerca e sperimentazione.

L'impegno dello staff formativo della Cooperativa, composto da Paola Vacchina, coordinatrice didattica, Manuela Massino e Federica Breuvé, tutor, con la supervisione di Antonella Morlini, formatrice e consulente di Reggio Emilia, è stato a questo punto quello di interrogarsi, insieme ai membri del "Gruppo di accompagnamento e monitoraggio", su quale ipotesi di mediazione interculturale porre alla base del percorso formativo: un mediatore-animatore? Un mediatore-interprete? Un mediatore-insegnante di sostegno? ...

• Partendo dall'analisi di esperienze già sviluppate in altre regioni italiane, è maturata la convinzione che, in relazione ai contesti territoriali ed istituzionali (scuole, servizi socio-educativi e sanitari, istituzione carceraria ecc.) nei quali i mediatori si troveranno verosimilmente ad operare, possa essere utile un approccio alla mediazione come ad un particolare lavoro sociale, centrato sulla competenza a leggere, rispettare, valorizzare le diversità ed a favorire il loro incontro.
Per quanto, infatti, le competenze necessarie allo svolgimento delle proprie funzioni e gli strumenti di lavoro del mediatore interculturale possano essere parzialmente attinti da ciascuna delle professioni sopra citate, è sembrato cruciale mettere in grado il futuro operatore di co-progettare il proprio lavoro insieme agli insegnanti o ai professionisti delle équipes socio-sanitarie che interagiscono con il minore straniero o l'immigrato adulto in difficoltà.
Per poter evitare approcci semplicistici alla complessa realtà sociale e rapporti inadeguati con i servizi con i quali il mediatore dovrà interagire, si ritiene utile, inoltre, che egli abbia una buona conoscenza delle istituzioni e dei servizi presenti sul territorio e delle loro caratteristiche organizzative. La dimensione della relazione e del lavoro di gruppo, infine, dovranno essere potenziate e valorizzate.

• Durante lo svolgimento del percorso formativo il progetto CAVANH ha chiesto a diverse scuole e ad alcuni servizi socio-sanitari la disponibilità ad accogliere dei tirocini: l'impegno è stato talvolta gravoso, anche per il periodo poco felice, fine anno scolastico, in cui si è stati costretti a domandarlo.
Al termine di questa presentazione si desidera ringraziare tutti coloro che hanno voluto collaborare, sottolineando che la sperimentazione non avrebbe potuto partire e non potrà concludersi se non grazie al loro investimento e alla loro partecipazione.

Paola Vacchina
Laureata in giurisprudenza, lavora e fornisce consulenze
in ambito socio-educativo per la progettazione e la formazione.
É coordinatrice didattica del corso di formazione per mediatori interculturali.

Il corso di formazione per mediatori interculturali, organizzato dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta e di cui si occupa la cooperativa «La Sorgente», dà l'opportunità di inserire un nuovo ruolo professionale nella nostra regione per quanto riguarda il settore sociale.
Sono bosniaca, vivo in Valle d'Aosta da sette anni e ho scelto di fare questo corso per due motivi.
Il primo è di riuscire ad utilizzare la mia esperienza di straniera nell'aiutare gli altri immigrati ad inserirsi nella società. Ovviamente questo riguarda soprattutto i bambini e i ragazzi presenti nelle scuole ai quali occorre insegnare il valore della multiculturalità.
Essendo madre, ho portato mia figlia e mia nipote (allora bambine) lontano dalla guerra. Lasciando il mio paese e arrivando in Italia, avevamo bisogno di essere aiutate e accompagnate per facilitare il nostro inserimento.
Negli anni '90, quando sono arrivata qui, la figura del mediatore non esisteva.
Mi ricordo che molte persone dedicavano il loro tempo libero per aiutare e facilitare il nostro inserimento. Ruolo importante e molto difficile avevano gli insegnanti che, senza strumenti "riconosciuti", cercavano di aiutare le mie bambine. Abbiamo ricevuto una buona accoglienza che purtroppo manca a molti immigrati.
Spero che questa mia esperienza, insieme alla conoscenza acquisita durante il corso, mi aiuterà a svolgere meglio la professione di mediatore interculturale.
Siamo in quindici a frequentare il corso.
Siamo di diverse nazionalità, diverse culture e con una diversa esperienza vissuta qui. Ma è desiderio di tutti diventare mediatore interculturale per poter meglio aiutare, forti della nostra esperienza personale e delle conoscenze che ci verranno date durante il corso, tutti gli altri immigrati.
Mi hanno colpita le parole di una mia collega del corso, Deborah, di origine brasiliana: «Mi piacerebbe fare per gli immigrati quello che nessuno ha fatto per me».
Altro motivo per il quale ho deciso di frequentare questo corso è perché finalmente, forse, ho l'occasione e la possibilità di svolgere un lavoro migliore e più consono alle mie reali capacità. Per lo stesso motivo i miei compagni di corso si sono presentati alla selezione. Tutti noi abbiamo già una buona base di scuola portata dai nostri Paesi e l'esperienza lavorativa di numerosi anni impiegati nelle nostre specifiche professioni; fino a questo momento tutto ciò non ci è mai stato riconosciuto: questo corso ci darà l'occasione di avere un lavoro diverso, migliore di quello che avevamo fino adesso.
Sono convinta che questo progetto regionale darà molte soddisfazioni ai mediatori culturali e riuscirà a sviluppare la socializzazione tra i bambini immigrati e i loro compagni e a facilitare il loro studio e la loro educazione nella scuola italiana.
A me personalmente darà molte soddisfazioni lavorare con bambini e persone di nazionalità diverse dalla mia.
Il progetto prevede anche che i mediatori culturali si occupino delle famiglie intere, e questo penso è molto importante per il completo raggiungimento dei nostri obiettivi.
Vorrei aggiungere che anche per noi è stato positivo conoscerci e lavorare insieme in quanto abbiamo avuto modo di allargare le nostre conoscenze per quanto riguarda le altre culture e tradizioni, grazie anche alla ottima coordinazione della cooperativa «La Sorgente» e del gruppo regionale che si occupa del progetto.

Jasmina Bajraktarevic
Laureata in giurisprudenza, ha svolto la professione di avvocato nella
sua città natale, Sarayevo, in Bosnia-Erzegovina.
Vive in Valle d'Aosta dal 1993; attualmente lavora come assistente domiciliare.

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