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Potatura di ritorno

Un'esperienza didattica che ci dimostra come il bello e il complesso siano colti anche dai bambini della scuola dell' infanzia.

Progettare per situazioni, anziché ad esempio per obiettivi, non significa lavorare senza sapere perché, senza sapere cosa si vuole fare o a cosa si vuole andare incontro.
Significa lavorare seguendo un percorso ben preciso: in primo luogo si prendono dal bambino, dall'ambiente e dal territorio che lo circonda suggestioni, spunti, idee che potrebbero creare interesse. In seguito, con i bambini, si rielaborano e si approfondiscono i dati raccolti formulando delle ipotesi, per arrivare a costruire un progetto di lavoro comune.
Le attività verranno svolte individualmente o in gruppo: piccolo, grande, omogeneo o eterogeneo.
Noi, insegnanti della scuola materna «Corrado Gex», lavoriamo con questo sistema già da alcuni anni e pensiamo che questa sia una buona metodologia perché ci siamo realmente accorte che le possibilità di lavoro con i bambini sono maggiori se si parte dai loro interessi suscitati da progetti che essi stessi hanno creato.

• Significa anche lavorare senza seguire schemi o percorsi predefiniti.
Noi adulti, sicuramente perché obbligati e abituati a procedere in modo più razionale dei bambini, siamo portati ad agire in base a situazioni, immagini, idee predeterminate le quali, se da un lato possono dare sicurezza, dall'altro non sono così scontate come vorremmo che fossero. Così capita che a scuola proponiamo i nostri schemi mentali agli alunni, chiediamo loro di accettarli e di adattarvisi senza domandarci se sono adeguati alla loro realtà e al loro modo di pensare.


• Lavorare per situazioni significa anche evitare percorsi didattici precostituiti: infatti, quando iniziamo un nuovo progetto di lavoro, non sappiamo con esattezza dove potremo arrivare e quanto tempo ci impiegheremo per portarlo a termine perché le proposte dei bambini sono quasi sempre innumerevoli e, come con le ciliegie... una tira l'altra.

Il progetto

La mostra

Nel mese di ottobre, all'inizio perciò del nuovo anno scolastico, Chicco Margaroli ci ha proposto di andare a visitare la sua ultima mostra, allestita nella chiesa di San Lorenzo, dal titolo "Potatura di ritorno".
A dire il vero, non eravamo molto convinte dell'utilità di una simile esperienza: visitare una mostra di arte astratta con i bambini di tutta la scuola, una sessantina in tutto, non è avventura da poco; ad anno scolastico appena iniziato poi, poteva rappresentare una ulteriore difficoltà.
Alla fine ci siamo lasciate convincere da Chicco che ci ha spiegato come la mostra era stata volutamente costruita in modo da permettere la visita anche a scolaresche con alunni così piccoli.
In realtà, negli anni passati, avevamo già accompagnato i nostri alunni, in gruppi più ristretti, a visitare altre mostre e ogni volta avevamo dovuto sopperire noi insegnanti alla mancanza di una guida che accompagnasse i bambini lungo il percorso, guidandoli nella scelta e nella osservazione delle opere esposte.
Quest' anno invece le cose sono notevolmente cambiate: visitando la mostra "Arte popolare valdostana - Collezione Brocherel", abbiamo avuto l'opportunità di partecipare ad un laboratorio guidato da Nourye Donatoni che ha saputo concretamente entrare in sintonia con i nostri alunni e a far loro scoprire ed apprezzare gli oggetti esposti.
Anche Chicco è stata"grande": forse anche perché coinvolta emotivamente, tra i nostri bambini c'è anche suo figlio, ha capito come intervenire fin dall'inizio per attirare l'attenzione e suscitare l'interesse che, diciamolo chiaramente, all'inizio nessuno o quasi dimostrava.
Noi insegnanti non abbiamo detto e fatto nulla; ci siamo limitate ad osservare Chicco che invitava tutti i bambini a sedersi in cerchio al centro della mostra e che spiegava loro un quadro/un'opera per volta; poi ha chiesto di spiegare ciò che ciascuno di loro vedeva sia nelle opere grandi sia in quelle più piccole.
Sono rami veri o finti? Che rami sono? Da quale pianta vengono? Come stanno attaccati: filo, colla...
Man mano che i bambini ponevano domande, esprimevano dubbi, formulavano ipotesi, Chicco rispondeva; accompagnati in questo modo all'osservazione, hanno saputo cogliere particolari anche poco evidenti sia nelle opere di grandi dimensioni, sia in quelle più piccole.

In classe: rilancio dell'esperienza e commento personale di ciascuno.

A scuola, il giorno seguente, abbiamo ripreso l'argomento; abbiamo chiesto ai bambini di raccontarci ciò che avevamo visto il giorno prima alla mostra e, con l'aiuto del catalogo che Chicco ci aveva regalato, abbiamo sollecitato la discussione. In questa occasione, forse perché l'ambiente della classe era più rassicurante, forse perché il gruppo era più ristretto, anche i bambini più piccoli e quelli che il giorno precedente erano sembrati meno interessati e partecipi, hanno trovato lo spazio e le parole per esprimere in prima persona un parere sulla esperienza vissuta.
Tutti sono stati in grado di dire qual era il quadro che "era piaciuto di più", spiegando il motivo della scelta - il colore, la forma, le dimensioni - e raccontando anche quali sensazioni e sentimenti l'opera suscitava e suggeriva.
Sempre durante questa fase del lavoro in classe, è da sottolineare come tanti bambini hanno saputo cogliere particolari, per noi insegnanti poco rilevanti, in quadri di piccole dimensioni e collocati in punti della sala espositiva veramente poco strategici.

Ricreiamo ciò che abbiamo visto.

Le insegnanti, chiedendo la collaborazione dei genitori, hanno chiesto di portare in classe rami secchi, tavole, pezzi di legno.
Dopo aver osservato con i bambini tutto il materiale a disposizione, hanno chiesto loro cosa potevano costruire utilizzandolo. L'obiettivo era "Ridiamo vita all'albero che è stato tagliato" e i bambini hanno subito colto il senso che si dava alla frase: costruire qualcosa di vivo, di utile e di bello con del materiale, i rami potati o il legname, che in realtà è senza vita.

• Per fare questo è stato necessario un lungo lavoro di organizzazione:

  • capire cosa i bambini avrebbero voluto costruire ;

  • trovare le affinità tra i vari progetti;

  • suddividere i bambini in piccoli gruppi di tre o quattro;

  • distribuire loro il materiale necessario.

Sono stati distribuiti grandi fogli sui quali è stato disegnato, usando pennarelli o altro materiale per colorare, ciò che loro intendevano ricostruire: un treno, un nido, il portale che avevano visto alla mostra ed un albero.
Su quattro progetti solo uno è stato portato a termine: "il portale" che è stato utilizzato per allestire lo spettacolo di Natale.

Alcune riflessioni per concludere

Talvolta, l'idea che l'adulto ha sulle capacità di rielaborazione e costruzione di pensiero di un bambino, è molto limitata.
Si ritiene che visitare una mostra, andare a teatro, visionare testi illustrati che trattano di argomenti storici, geografici, scientifici, sia di difficile comprensione per un piccolo di età compresa tra i tre e i sei anni.
Non si considerano in effetti tutte le sue possibili potenzialità intellettive.
Non esiste solo un linguaggio verbale; esistono tanti linguaggi: da quello artistico, musicale e pittorico, a quello più creativo e manipolativo che ognuno possiede già interiormente, dal momento in cui esiste; l'importante è scoprilo, coltivarlo, dargli quindi la possibilità di "emergere".
Ed è proprio attraverso tutta una serie di esperienze che portano a sviluppare la fantasia e la creatività che il bambino può "crescere".
Perchè quindi non fornirgli tutte quelle opportunità atte a sviluppare in lui una "curiosità" e una "intelligenza" innate?

Agnès Barbara Monjoie - Graziella Nogara
Insegnanti di scuola materna presso la scuola "Corrado Gex" di Aosta
da undici anni, lavorano insieme, nella stessa sezione, da otto.
Hanno, tra l'altro, partecipato a quattro anni di formazione nell'ambito
dell'osservazione e della valutazione.

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