Attività estrattive
IL RECUPERO DELLE MINIERE: VERSO IL PARCO MINERARIO REGIONALE
Luca Franzoso
Dirigente del Servizio cave, miniere e sorgenti
Introduzione
Il territorio regionale è stato oggetto nel passato di intensi sfruttamenti minerari dovuti alla presenza di diversi tipi di minerali assai interessanti sotto il profilo industriale, basti citare, tra i tanti, i minerali di ferro, oro, argento, rame, manganese e pirite.
L’attività mineraria condotta sul territorio
regionale è fatta risalire ai tempi dei salassi; i giacimenti di oro e rame potrebbero essere stati uno dei fattori all’origine della conquista romana. Recenti ritrovamenti confermano che alcune miniere e le relative attività di trasformazione (fornaci, ecc.) erano attive in epoca romana, mentre possono essere ritrovate con una certa regolarità fonti documentali a partire dal XV secolo. L’attività mineraria venne svolta assai intensamente tra il ‘600 e il ‘700 mediante il ricorso a tecniche artigianali e, fatte salve alcune eccezioni, senza precisi piani di coltivazione. All’epoca la produzione era relativamente modesta e tesa per lo più al soddisfacimento dei fabbisogni locali. La manodopera impiegata era per la quasi totalità locale; il lavoro in galleria spesso si alternava a quello nei campi.
Già in questo periodo fu comunque importante l’apporto conoscitivo e tecnologico portato da imprenditori provenienti da altre zone d’Italia e dalle nazioni confinanti.
A partire dalla fine dell’ottocento, con l’avvento di alcune società quali la Evançon Gold Mining Company, l’Ansaldo, la Brambilla, La Società Anonima Cogne, l’attività estrattiva si sviluppò secondo criteri industriali, con investimenti consistenti e livelli produttivi di tutto rispetto; lavorare in miniera divenne un lavoro a tempo pieno e al contempo, in corrispondenza del fondo valle, si installarono importanti attività di trasformazione del minerale estratto.
La crisi economica e produttiva che si verificò all’inizio del novecento causò una minore richiesta di materia prima che, congiuntamente alle difficoltà logistiche correlate alla lavorazione in quota, indusse la chiusura di molte miniere, tra le quali quasi tutte le miniere d’oro della Val d’Ayas; le miniere di Ollomont, di Herin e di Cogne furono invece oggetto di profondi mutamenti societari e azionari.
Durante gli anni del fascismo la politica autarchica e le esigenze belliche tornarono a dare un grande impulso all’estrazione del minerale, soprattutto per quanto concerne il minerale di ferro (Cogne), ma anche di antracite (La Thuile) e rame (Ollomont). L’attività estrattiva si continuò con una certa intensità anche nel dopoguerra, durante il boom economico; la crisi del settore siderurgico negli anni ’70 sancì la fine dell’attività estrattiva sul territorio regionale, l’atto finale fu la chiusura nel 1979 della miniera di Cogne, ultima miniera rimasta attiva sul territorio regionale.
Tutti i siti presenti sul territorio regionale, a parte la miniera di Cogne, giacciono attualmente in stato di abbandono; l’Amministrazione Regionale, fra le poche a livello nazionale che hanno predisposto una normativa per la tutela dei siti minerari dismessi, ha promosso alcune iniziative di recupero mediante l’utilizzo di fondi europei.
Poche persone hanno infatti coscienza della presenza sul territorio di numerose miniere e dell’influenza che esse hanno avuto sul tessuto economico della regione. Le grandi
miniere del novecento hanno, infatti, richiesto, per il loro funzionamento, la realizzazione di importanti infrastrutture,che ancora oggi possiamo vedere ed utilizzare, quali strade di collegamento tra vallate laterali e fondo valle, la ferrovia, gli impianti idroelettrici.
Altrettanto importanti sono gli impatti sociali e culturali derivanti dai flussi migratori indotti dalla presenza delle miniere, si pensi ad esempio al caso della Cogne che ha occupato nel tempo decine di migliaia di operai e personale tecnico arrivati da diverse zone della nazione. La chiusura delle grandi miniere ha poi anch’essa influito sulla nostra società, guidando la trasformazione da un tessuto essenzialmente produttivo ad uno a vocazione turistica senza rilevanti impatti sociali. La notorietà acquisita da alcune località a causa della pregressa attività estrattiva e il limitato impatto sul territorio indotto dalla stessa (si pensi ai casi di Cogne o La Thuile) hanno consentito una riconversione più agevole verso il settore ricettivo. Il recupero della memoria legata allosvolgimento delle attività estrattive è dunque assai importante in quanto elemento fondamentale per comprendere l’evoluzione della società all’interno della quale viviamo.
Le principali iniziative avviate dall’Amministrazione regionale riguardano i progetti di recupero dei siti minerari di Brusson e Saint-Marcel inseriti all’interno del Programma operativo Competitività regionale 2007/2013 della Regione Autonoma Valle d’Aosta (POR FESR). Tali progetti sono individuati all’interno dei Progetti cardine della programmazione regionale per un finanziamento complessivo di 3.134.000 euro, di cui 1.144.000 euro per l’intervento sul sito di Chamousira e 1.990.000 euro per il recupero del sito di Servette.
Questi primi due interventi costituiscono i primi due tasselli del costituendo Parco minerario regionale, istituito con la Legge regionale 18 aprile 2008 n. 12 “Disposizioni per la valorizzazione dei siti minerari dismessi”; tale normativa, piuttosto innovativa, è una delle prime normative regionali di settore specificatamente indirizzata al recupero dei siti minerari dismessi. In tale contesto le strutture dell’Assessorato hanno coordinato dapprima le fasi istruttorie propedeutiche all’approvazione dell’intervento, culminate con la stesura degli studi di fattibilità, successivamente hanno monitorato le attività di progettazione condotte dalle Amministrazioni comunali, soggetti attuatori dell’iniziativa.
Si fa cenno dell’iniziativa promossa dall’Amministrazione Comunale di La Thuile che ha permesso il parziale recupero del locale argano della miniera di antracite e la riqualificazione degli imbocchi della miniera del Lago Gelato condotta a cura dell’Ente Parco del Mont Avic.
 
Il recupero Brusson
Cenni storici
La Val d’Ayas occupa un posto particolare nella storia mineraria della Valle d’Aosta. In questa vallata sono stati, infatti, rinvenuti numerosi filoni auriferi.
Nel passato l’attività di ricerca dell’oro si è concentrata, e ha avuto maggior successo, nei comuni di Challand-Saint-Anselme e Brusson.
Si ipotizza che lo sfruttamento sia stato avviato anticamente dai Salassi e che il controllo dei giacimenti e della pesca del minerale dai torrenti siano stati una delle cause del conflitto con i Romani; non esiste tuttavia nessun riscontro certo su tale tipo di attività. Le prime notizie documentali risalgono al XIII secolo.
A partire dal settecento la ricerca e l’estrazione fu condotta con una certa intensità tra il Mont Obré e la Testa di Comagna direttamente dal demanio del regno Sabaudo sotto la direzione del cavaliere Nicolis de Robilant. Tale attività si rivelò piuttosto fallimentare e fu ben presto abbandonata. Più tardi, alla fine dell’ottocento, la coltivazione fu ripresa con un certo profitto da parte dalle compagnie Société des Mines de l’Evançon e The Evançon Gold Mining Company Limited.Schema sintetico del percorso di visita delle miniere di Brusson
Solo agli inizi del novecento fu scoperto
presso la Rupe di Chamousira che sovrasta l’abitato di Brusson, il filone d’oro che si rivelò essere il più ricco e importante giacimento d’oro presente nella vallata.
Le attività di ricerca e coltivazione si concentrarono in corrispondenza di due filoni denominati Fenillaz e Speranza riconducibili ad un’unica miniera. Nel 1899 la società svizzera Société des Mines de l’Evançon ottenne il permesso di ricerca aurifera nella zona circostante la rupe di Chamousira.La società avviò i lavori di scavo nel 1900 con undici operai su tre distinti livelli; il materiale estratto veniva fatto cadere in località Ponteile da lì trasportato con carri in località Torrettaz.
Nel 1903 la società inglese The Evançon Gold Mining Company Limited, subentrata nel frattempo, diede un nuovo impulso ai lavori impiegando circa 90 minatori. Nello stesso anno fu costruita una funicolare per il trasporto del minerale a valle. L’anno successivo l’avanzamento delle gallerie era di circa 570 metri con un centinaio di minatori impegnati nell’estrazione.
Il culmine delle attività si raggiunse nel 1906; l’attività si sviluppava su sette livelli con un avanzamento delle gallerie pari a circa 1570 metri.

A partire dal 1907 si registra l’inizio del declino della miniera; l’attività della miniera fu progressivamente ridotta e furono licenziati quasi tutti i minatori che si ridussero a una decina di unità; nel 1911 una frana danneggiò seriamente gli impianti esterni e i lavori vennero definitidamente abbandonati dagli inglesi.
Nel 1937 il cavaliere Rivetti, già titolare della concessione Arbaz, riprese l’attività, che continuò fino al 1949, impiegando una quindicina di operai che coltivarono entrambi i filoni Fenillaz e Speranza. Durante questo periodo furono prodotti degli avanzamenti con il collegamento dei due filoni e lo spoglio di alcune colonne lasciate dagli inglesi; il permesso di ricerca fu revocato nel 1953 alla morte di Rivetti.

Nel 1953 fu rilasciato un nuovo permesso di ricerca al sig. Filippa Agostino che lavorò con modesti risultati fino al 1973, anno in cui a lui succedeva il figlio Franco che, insieme al sig. Bitossi, continuò l’attività fino al 1983.
Progetto di recupero
Il progetto di recupero del sito si compone di una sistemazione esterna e del recupero di una galleria da aprire alla visita.
È prevista inoltre la realizzazione di un piccolo centro di documentazione ubicato nell’abitato di Brusson, presso il quale sarà possibile apprenderele principali notizie riguardanti la miniera. Presso il capoluogo sarà inoltre possibile acquistare materiale documentale e gadget di varia natura.
La sistemazione esterna prevede la creazione di un percorso che si snoda a partire dal villaggio di La Croix (quota 1700 metri circa), dove è presente un punto di ristoro, verso le strutture della Miniera Chamousira passando per il villaggio di Fenillaz (quota 1645 metri) sino a raggiungere i piazzali della galleria Livello 7 Fenillaz (quota 1550 metri) per poi tornare verso La Croix.

Lungo il percorso sarà posizionata una cartellonistica atta a fornire indicazioni nei confronti dei diversi elementi minerari e naturalistici.

Sarà altresì possibile raggiungere la miniera lasciando la macchina presso il parcheggio situato a monte della frazione Delaz dove, in prossimità del tornante, si imbocca il sentiero verso il livello 7; il sentiero è assai piacevole da percorrere e per nulla impegnativo.
Presso l’imbocco del livello 7 è prevista la realizzazione di un avancorpo dove saranno presenti la biglietteria e i servizi igienici; in tale struttura sarà reso disponibile l’abbigliamento mantelle, ecc.).
Il livello 7 è essenzialmente un livello di carreggio, dove il materiale proveniente dai livelli superiori della miniera veniva fatto scendere, portato all’aperto e caricato su di una teleferica di cui non è rimasta traccia; da qui il minerale veniva trasportato a valle per la sua successiva lavorazione.
Anche in questo livello è tuttavia presente del minerale aurifero posto in corrispondenza di una vena ben visibile.
La galleria presenta un andamento assai irregolare e collegamenti con altri livelli di coltivazione.un particolare dell'illuminazione che ricrea l'effetto creato da una lampada in mano ad una persona che cammina, nello schema tipo del recupero delle gallerie di Brusson È lunga circa 125 metri e sarà ripristinata mediante l’esecuzione di una pulizia generale la realizzazione di un suggestivo impianto di illuminazione pensato per ricreare l’effetto creato da una lampada in mano ad una persona che cammina.
Lungo il percorso saranno presenti alcune postazioni multimediali che illustreranno vari aspetti della vitadella miniera:
• la gestione degli esplosivi (SantaBarbara);
• l’organizzazione dei trasporti interni della miniera;
• le sensazioni (buio, rumore, freddo, pericolo, ecc.);
• le tecniche di estrazione;
• il minerale;
• la vita del minatore.
L’intervento prevede anche la sostituzione delle chiusure degli imbocchi delle gallerie non aperte alla visita; con delle grate di acciaio.
Il modello di gestione prevede il perseguimento di un equilibrio tra le spese di gestione e gli introiti derivanti dalla vendita di biglietti e gadget. L’apertura al pubblico è prevista per l’estate del 2015.
 
Il recupero di Saint-Marcel
Cenni storici
Nel Comune di Saint-Marcel insistono tre siti distinti di particolare rilevanza: Praborna, Servette e Chuc. Queste tre miniere, pur unite in un contesto sociale ed economico, differiscono anche profondamente tra loro per le caratteristiche del minerale e per la modalità di coltivazione. La miniera di manganese di Praborna è ubicata alla quota di circa 1900 metri alla base del versante sinistro del vallone di Saint-Marcel; essa fu coltivata tra il ‘400 e i primi anni del‘900; il periodo di maggiore sfruttamento si registrò il ‘600 e l‘800. Il materiale estratto era particolarmente apprezzato per la lavorazione del vetro e fu utilizzato nelle vetrerie veneziane e francesi. Questo giacimento è tuttora noto in tutto il mondo per le sue particolari caratteristiche mineralogiche. Presso tale sito sono infatti presenti, oltre che il minerale coltivato (braunite), numerosissimi altri minerali di particolare pregio e rarità (violano, piemontite, alurgite, greenovite).
La miniera di Praborna fu sfruttata in origine a cielo aperto, a quota 1910 metri circa, successivamente fu avviata una coltivazione in sotterraneo che si approfondì fino a quota1880 metri. La miniera presenta una dimensione piuttosto contenuta e sitrova all’interno della proprietà privataTurati.schema sintetico  delle miniere di Saint-Marcel con percorso visita
La miniera di Servette è ubicata in destra orografica del torrente Saint-Marcel a circa un chilometro dall’area attrezzata di Les Druges; l’estrazionedi pirite e calcopirite fu sviluppata tra le quote 1716 metri e 1816 metri. Tale sezione è forse stata la prima ad essere sfruttata; alcuni scritti di Nicolis di Robilant, che visitò la miniera in prima persona nella metà del XVIII secolo, descrivono la presenza di residui di lavorazione riconducibili all’utilizzo di tecniche minerarie in uso durante l’epoca romana.
La storia di Servette si collega a quella della sezione di Chuc, la parte più recente della miniera, a partire dalla seconda metà dell’ottocento, periodo durante il quale iniziò il suo sfruttamento.planimetria delle gallerie San Giacomo e 1815 di Servette Chuc si trova in sinistra orografica del torrente di Saint-Marcel,la coltivazione avvenne tra la quota 1283 metri e la quota 1443 metri.
Malgrado la storia millenaria della miniera, essa fu attivamente coltivata solo per brevi periodi, intervallati da lunghi momenti di abbandono, basti solo pensare che la miniera fu sicuramente dimenticata dopo la caduta dell’impero romano fino alla fine del‘600 quando una grossa frana riportò alla luce alcuni imbocchi. Numerosi concessionari subentrarono poi nella coltivazione a partire dal ‘700 e per tutto l’800; essi prestarono più attenzione al guadagno immediato che alla sicurezza utilizzando tecniche di coltivazione che pregiudicarono la stabilità del sotterraneo. In questo periodo si tentò soprattutto di ricavare rame dal minerale estratto dalle due sezioni di Servette e Chuc.
Durante il novecento, malgrado il continuo avvicendamento dei diversi concessionari, la miniera incominciò ad essere sfruttata in modo più attento e furono realizzate importanti opere esterne quali teleferiche per il trasporto del minerale, ricoveri per i minatori, impianti per il trattamento, depositi, forge, depositi per l’esplosivo e per i detonatori, ecc.
La crisi del mercato del rame e lo sviluppo del procedimento per la fabbricazione dell’acido solforico a partire dalla pirite mutarono i piani produttivi dei concessionari che privilegiarono progressivamente l’estrazione di materia prima per la produzione di fertilizzanti sintetici e esplosivi.
L’ultima fase della storia della miniera inizia nel 1935 con il subentro della Società Anonima Costruzioni A. Brambilla di Milano, ultimo concessionario della miniera.
Tale società razionalizzò la coltivazione cercando di porre rimedi alle precarie situazioni di stabilità del sotterraneo dovute alle metodologie di coltivazione utilizzate precedentemente.
Fu anche introdotto l’utilizzo dell’energia elettrica e dell’aria compressa, necessarie alla meccanizzazione della coltivazione, fino ad allora condotta esclusivamente con strumenti manuali; furono inoltre ripristinate le teleferiche e costruiti nuovi alloggi a Chuc per le maestranze e il direttore. Nel 1944 la miniera fu oggetto di un sabotaggio da parte dei partigiani che rese inutilizzabile la teleferica, fatto che costrinse alla chiusura la miniera fino all’inizio degli anni ’50. I lavori vennero però quasi subito sospesi nel cantiere Servette in quanto il minerale era pressoché esaurito; il cantiere di Chuc proseguì le attività fino al 1959 quando le condizioni di mercato non permisero più una redditizia attività di estrazione della pirite; la miniera fu chiusa definitidamente nel 1967.
Progetto di recupero
Il progetto di recupero e valorizzazione del sito interessa la sezione di Servette, più facilmente raggiungibile e visitabile, grazie alla presenza di alcune gallerie che presentano tutt’oggi buone condizioni di stabilità.
La storia della miniera sarà illustrata presso un centro di documentazione realizzato all’interno di alcuni locali dell’edificio comunale; sarà realizzato un allestimento atto ad illustrare i principali aspetti storici, produttivi e culturali del sito; tale sede costituirà anche il punto di ritrovo per la partenza delle visite guidate.
Il sito minerario si trova nelle vicinanze dell’area picnic di Les Druges ed è raggiungibile percorrendo la strada poderale o il vecchio percorso seguito dalle slitte che venivano utilizzate nel passato per il trasporto del minerale. Entrambi i tragitti presentano pendenze assai modeste e risultano facilmente percorribili.

All’inizio del percorso verso la miniera si incontrano i resti dell’antica fonderia di Treves; proseguendo lungo la slittovia si arriva dopo un breve percorso alla zona di coltivazione.

Una volta giunti a destinazione sarà possibile visitare alcuni edifici, tra i quali si citano l’abitazione del sorvegliante, i dormitori, la forgia, i depositi degli esplosivi. Tali costruzioni che giacciono in uno stato di abbandono, saranno in parte recuperate e in parte consolidate. Anche la fonderia di Treves sarà oggetto di un intervento di riqualificazione.
Presso Servette sarà anche possibile visitare due gallerie, la 1815, dove è ben visibile il banco mineralizzato di pirite con un andamento piuttosto tortuoso che evidenzia un metodo di coltivazione teso ad inseguire il banco di minerale e la San Giacomo, nota anche per la presenza di testimonianze relative alla fabbricazione di macine, di pregevole fattura e assai rinomate nel passato.
Tale livello è caratterizzato dalla presenza di un camerone piuttosto ampio e dalla presenza di un percorso ad anello.
Le gallerie saranno messe in sicurezza e attrezzate con un’illuminazione artificiale; la 1815 ospiterà alcune testimonianze di attrezzature e vestiari in dotazione ai minatori, mentre la San Giacomo sarà attrezzata anche con dispositivi multimediali.
Il piazzale della galleria San Giacomo sarà anche risistemato con il posizionamento di una via ferrata del tutto simile a quella originale e la ricostruzione statica della teleferica che giace in pessime condizioni di conservazione. Il percorso esterno sarà infine attrezzato con una cartellonistica atta a fornire indicazioni a carattere naturalistico e minerario.
Analogamente a quanto previsto per la miniera di Brusson, Il modello di gestione prevede il perseguimento di un equilibrio tra le spese di gestione e gli introiti derivanti dalla vendita di biglietti e gadget. L’apertura al pubblico è prevista per l’estate del 2015.
 
 
Note:
- il gruppo progettazione recupero miniera di Brusson è composto da: R. Amici, C. Binel, EM2 Architekten, Geoform Associati, Golden Associates S.r.l., S. Martin, P. Merlo, D. Monaya, G. Piovano, E. Quattrocchio, I. Rossetti, M. Saulle, A. Tranti Design, M. Sucquet;
- il gruppo progettazione recupero miniera di Saint- Marcel è composto da: Arc-en-Ciel Ambiente e Cultura, M. Bonini, M. Foretier, Geoidea, Hydea S.p.a., G. Maciocco, C. Ovazza, Studio Blanchard Gallo, Studio Geoidea.
 
 

Le ragioni che hanno portato ad aderire all’intervento di recupero del sito minerario di Chamousira sono legate essenzialmente al fascino derivante dal materiale estratto (oro) ed all’importanza che tale attività ebbe, ancorché per un periodo tutto sommato limitato, per l’economia del Comune di Brusson nel primo decennio del 20° secolo (1900/1911) e nel periodo 1936/1947.
Il sito minerario è ormai abbandonato, dal punto di vista industriale da parecchi decenni e di conseguenza le parti impiantistiche e di trattamento del minerale sono andate perse, mentre i fabbricati connessi all’attività mineraria sono diroccati o sono stati riconvertiti per altri usi (in particolare, ad uso turistico-ricettivo).
L’adesione al programma operativo competitività regionale 2007/2013 della Valle d’Aosta (POR FESR), finanziato per quanto riguarda l’intervento di Brusson per un importo complessivo di € 1.144.000,00, consentirà la valorizzazione del sito minerario aurifero di Chamousira attraverso i seguenti principali interventi:

a) Chiusura in sicurezza imbocchi delle gallerie;
b) Realizzazione sede espositiva/struttura di accoglienza al pubblico;
c) Recupero galleria livello 7 ai fini della sua visibilità;
d) Consolidamento del versante;
e) Sistemazione della sentieristica di accesso, con creazione di percorso guidato esterno;
La scelta di recuperare la galleria del livello 7 del filone aurifero Fenilliaz è legata alla sua relativa facilità di accesso ed al piazzale antistante l’imbocco della galleria stessa, che ne consente una fruibilità in condizioni di sicurezza.
Le attività legate al sito minerario, che dovrebbe essere inaugurato nel giugno 2015, prevedono la creazione di alcuni posti di lavoro stagionali legati al periodo di apertura del sito minerario (maggio-ottobre), oltre all’indotto sulle attività turistico-ricettive già presenti sul territorio: le ipotesi effettuate sulla base dei dati forniti da attività similari già in esercizio prevedono che a regime (terzo anno di attività), il sito possa ospitare circa 6000 visitatori/anno.
L’inserimento della fruibilità delle miniere aurifere di Chamousira unite alla riqualificazione del Castello di Graines ed allo sfruttamento a fini termali/terapeutici della fonte ferruginosa sgorgante a monte del capoluogo, hanno lo scopo di creare sul territorio del Comune di Brusson un circuito turistico difficilmente ripetibile in altre località, consentendo di poter ospitare fl ussi turistici nelle quattro stagioni e non soltanto nei periodi canonici estate-inverno.

Giulio Grosjacques, Sindaco di Brusson

 

Nel 1737 Jean-Baptiste de Tillier descriveva Saint-Marcel come nota per i lavori eseguiti dai Romani nelle miniere, dove avevano “fait travailler anciennement à l’escavation de plusieurs sortes de métaux en quoy ses montagnes étoint très fertiles et abondantes” (cit. in Baudin).
Questa testimonianza ci ricorda quanto sia profondo e radicato nel tempo il legame tra le miniere e la vita della nostra comunità. Non possiamo dimenticare che l’attività estrattiva ha rappresentato, soprattutto nel recente passato, la principale fonte di finanziamento per molte famiglie di Saint Marcel. Verso la fine degli anni 50 termina la coltivazione mineraria e nel 1967 il ministero per l’industria accetta la rinuncia della Brambilla, alla concessione.
La decisione dell’Amministrazione Comunale di valorizzare il sito minerario di Servette fonda le sue radici nel passato, e con l’animo proiettato nel futuro la fa rientrare in un quadro generale di sviluppo che si pone l’obiettivo di far emergere le peculiarità del nostro territorio promuovendole a fini culturali e turistici, grazie ai fondi del programma operativo competitivitò regionale 2007-2013. Oltre all’accoglienza verso i turisti, per i quali verranno creati sia itinerari di visita esterni che suggestivi percorsi all’interno delle gallerie, si vuole promuovere il complesso minerario di Saint-Marcel come una “palestra scientifica” di forte interesse per le realtà di ricerca italiane ed internazionali.
Riteniamo che uno sviluppo di questo tipo avrà una ricaduta positiva sulle attività economiche locali e diventerà occasione di scambio di conoscenza e di crescita culturale per la popolazione.
Inoltre, il sito minerario di Servette, trovandosi a 1800 metri di quota, offrirà al visitatore l’opportunità di percorrere la collina, ricca di attrattive quali il Santuario di Plout, i mulini, i forni, il fenomeno delle acque verdi, fino a raggiungere il pianoro delle Druges dal quale è possibile ammirare uno dei più emozionanti panorami delle alpi, comprendente la catena del Monte Rosa, il Cervino e l’intera catena del Monte Bianco.

Roberto Cretier, Sindaco di Saint-Marcel

   
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