1 - 2011

AGRICOLTURA DI MONTAGNA

Alessia GLAREY
Ufficio segreteria, bilancio e archivio
Dipartimento agricoltura

IL FUTURO DELLA PAC E DELL’AGRICOLTURA
DI MONTAGNA DOPO IL 2013

Il dibattito sul futuro della PAC si è notevolmente intensificato nel corso dell’ultimo anno: a livello comunitario ha infatti preso avvio nell’aprile 2010 una consultazione pubblica, conclusasi nei giorni 19 e 20 luglio con una conferenza del nuovo Commissario europeo all’agricoltura, Dacian Cioloş, il quale in più di un’occasione ha affermato che il I° Pilastro (pagamenti diretti) dovrebbe essere utilizzato più efficacemente al fine di compensare gli agricoltori nella loro funzione di fornitori di beni pubblici e di “guardiani” dell’ambiente. In particolare, il Commissario ha suggerito che una delle opzioni da considerare potrebbe essere lo spostamento dei pagamenti per le zone svantaggiate dal II° Pilastro (sviluppo rurale) al I°, rendendo così i pagamenti diretti più trasparenti, credibili ed equi.

A livello nazionale il Mipaaf ha presentato nel corso della primavera scorsa una bozza di position paper dal titolo “Quale futuro per le politiche di sviluppo rurale post 2013”. In una prima versione tale documento evidenziava la necessità di una maggiore distinzione fra i due pilastri, delegando al primo l’obiettivo di garantire la produzione di beni pubblici facilmente identificabili dalla società civile, e al secondo l’obiettivo di rafforzare gli interventi strutturali nelle aziende agricole e nelle società rurali. In quest’ottica, però, il Ministero ipotizzava, in linea con le opzioni avanzate dal Commissario Cioloş, lo spostamento degli attuali premi “ambientali” dal II° pilastro al I° pilastro, al fine di contenere tutti i pagamenti diretti all’azienda in un unico “contenitore”, il cui impegno finanziario annuo acquisirebbe una nuova giustificazione “verde” più sostenibile di fronte all’opinione pubblica europea.
Tale scenario non è stato condiviso dalle Regioni e Province autonome dell’arco alpino: gli Assessori delle Province autonome di Trento e di Bolzano, con una nota congiunta, e l’Assessore Isabellon, con una nota personale del 23 giugno 2010, hanno infatti espresso al Ministero forte preoccupazione sull’ipotesi di eliminare i premi compensativi dalla politica di sviluppo rurale, considerata l’importanza di tale sostegno nelle zone montane e la necessità di ponderare tali premi alle reali esigenze del territorio (pendenze, polverizzazione delle proprietà, difficoltà di acceso, tipologia colturale...).

A fronte dell’avvio definitivo della delicata fase di revisione della PAC post 2013, l’Assessore Isabellon ha condiviso con il collega della Provincia Autonoma di Bolzano, Hans Berger, l’esigenza di intensificare l’azione comune a favore dell’agricoltura di montagna e ha partecipato lo scorso 14 ottobre, assieme agli assessori delle altre Regioni dell’arco alpino, ad un incontro politico per elaborare una linea comune a supporto di un’efficace azione di lobbying nei confronti del Commissario europeo.

A tale incontro ha fatto seguito una riunione tecnica il 5 novembre scorso, nel corso della quale sono state definite, in attuazione della volontà politica, una serie di richieste da presentare al Commissario Cioloş, resosi disponibile all’esame delle stesse. In definitiva le Regioni dell’arco alpino chiedono alla Commissione, con riferimento al prossimo periodo di programmazione (2014-2020), tra le altre cose, di:
• mantenere l’indennità compensativa nell’ambito dello sviluppo rurale (II° pilastro), garantendo la possibilità di aumentare l’attuale livello superiore medio;
• continuare ad erogare l’indennità anche agli agricoltori di montagna a tempo parziale;
• introdurre un premio accoppiato per i ruminanti al fine di garantire la sopravvivenza dell’attività di allevamento, fondamentale per il mantenimento dell’agricoltura di montagna;
• prevedere un innalzamento almeno al 75% dell’intensità di aiuto per gli investimenti edilizi;
• prevedere un contributo per i costi di raccolta dei prodotti agricoli, più elevati nelle zone di montagna.
 
Di seguito è pubblicato il testo integrale delle proposte presentate dal gruppo delle Regioni dell’arco alpino, che comprende attualmente anche la Lombardia, il Veneto e il Piemonte.






PROPOSTE PER LA PAC FINO AL 2020
PER L'AGRICOLTURA DI MONTAGNA

da parte di rappresentanti di diverse Regioni dell'arco alpino
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In vista della pianificazione della futura PAC fino al 2020 e in seguito alle risoluzioni già presentate alla Commissione Europea da parte di diverse regioni montane („risoluzione agricoltura di montagna”, Krün 10. luglio 2009, e la „prosecuzione della risoluzione di Krün”, Alpbach, 7. dicembre 2009), i Ministri e gli Assessori all’agricoltura delle Regioni alpine Valle d’Aosta, Baviera, Friuli Venezia Giulia, Alto Adige, Tirolo, Trentino, Vorarlberg, Baden-Württemberg, Salisburgo, Lombardia, Veneto e Piemonte fanno le seguenti proposte per le zone di montagna:

1. Indennità compensativa per le zone montane:

RICHIESTE:
  • L’indennità compensativa deve rimanere nel secondo pilastro;
  • Il livello massimo di finanziamento deve poter essere innalzato per le zone montane, oltre il limite medio attuale di 250 € per ettaro; la messa a disposizione di fondi da parte dell’UE per l’indennità compensativa per ogni Regione dovrebbe essere aumentata, comunque in ogni caso deve rimanere almeno uguale al livello attuale;
  • Le modalità ed i criteri di erogazione dell’indennità compensativa devono rimanere flessibili (attuazione del principio di sussidiarietà), ed attuabili a livello di Regioni, per poter rispondere alle particolarità regionali;
  • Deve poter essere concessa anche per il futuro sia agli agricoltori a tempo pieno, sia agli agricoltori a tempo parziale.
MOTIVAZIONI:
  • L’indennità compensativa si è dimostrata lo strumento più efficace per sostenere gli agricoltori di montagna e come tale deve essere garantito anche in futuro;
  • L’indennità compensativa riscontra una grande accettazione sia nel mondo agricolo sia nella società;
  • È una misura di semplice amministrazione, ben finalizzata e corrisponde quindi ad una delle richieste fondamentali della Commissione;
  • Oltre agli svantaggi naturali deve compensare sia l’aumentata differenza di profitto dovuta agli svantaggi strutturali, sia il tasso d’inflazione.

2. Pagamenti diretti nel primo pilastro:

RICHIESTE:
  • Le difficili condizioni e le particolari prestazioni delle piccole aziende di montagna dovrebbero essere ricompensate mediante l’applicazione di un top up sul premio base, ad esempio per i primi 5 (o 10) ettari una maggiorazione del 100%, per i seguenti 5 (o 10) ettari dell’80%.
  • Nelle zone montane dovrebbe essere possibile poter concedere un premio accoppiato per l’allevamento di ruminanti, al fine di garantire anche in futuro una gestione redditizia delle superfici a verde prevalenti. Agli Stati Membri dovrebbe essere data la possibilità di abbinare tale premio anche ad un limite massimo di carico di bestiame per ettaro in modo da garantire il rispetto delle norme ambientali e l’autosufficienza nella produzione dei foraggi;
  • Anche questi pagamenti devono essere gestibili in modo flessibile da parte delle Regioni.
MOTIVAZIONI:
  • L’allevamento di ruminanti corrisponde a quella forma di gestione aziendale che i rappresentanti delle zone montane ritengono irrinunciabile al fine di mantenere un paesaggio (mosaico di utilizzazione tra spazio aperto e bosco di montagna) e una variabilità strutturale che rispettino la biodiversità richiesta dal turismo, dall’economia e da parte della popolazione;
  • Tramite l’allevamento di animali e il pascolamento di superfici connesso con tale attività, si evita il progressivo imboschimento delle superfici agricole, così come avviene con lo sfalcio delle superfici. Senza questo mantenimento le superfici agricole dei pascoli e dei prati vengono colonizzate da arbusti e piante forestali, con calo della biodiversità sia vegetale che animale e la perdita del patrimonio paesaggistico.


3. Pacchetto di misure relative all’agricoltura di montagna per il secondo pilastro:

Un “pacchetto di misure per l’agricoltura di montagna” dovrebbe contenere le seguenti misure, applicabili in modo specifico a livello regionale:
 
  • Sviluppo e sostegno della specifica formazione e consulenza aziendale a favore dell’agricoltura di montagna;
  • Concessione di contributi per i costi di acquisizione dei prodotti agricoli. Tale contributo a favore delle imprese di trasformazione potrebbe essere collegato all’impegno di garantire anche per il futuro l’acquisizione dei prodotti agricoli presso tutti i produttori delle zone montane.
  • Pacchetto di misure per malghe/alpeggi: deve prevedere il finanziamento delle operazioni di decespugliamento e di altre importanti pratiche tradizionali (es. pulizia dei ruscelli che permettono la corretta regimazione delle acque in alta quota), la costruzione di strade d’accesso, la concessione di un premio per il pascolamento per garantire una gestione guidata tramite l’allevamento di animali e il miglioramento e adeguamento delle strutture in alpeggio, anche di proprietà di enti pubblici;
  • Finanziamento degli investimenti: la meccanizzazione specializzata in zona montana deve essere finanziata per ridurre l’onere di lavoro già di per sé alto nelle aziende agricole di montagna, e reso ancora più grave dalla diminuzione della manodopera disponibile; altresì per gli investimenti edilizi, anche per quelli finalizzati alla diversificazione dell’attività, la percentuale di finanziamento deve essere innalzata;
  • Introduzione di un premio per la biodiversità: l’agricoltura di montagna è caratterizzata da una coltivazione estremamente estensiva e rispettosa della natura per cui ivi si registra una varietà di specie molto più elevata, con un grande numero di specie stenoeci, rispetto alle superfici di valle coltivate in modo intensivo;
  • Al fine del mantenimento della biodiversità, lo sfalcio di prati in pendenza dovrebbe essere incentivato.
MOTIVAZIONI:
  • L’assistenza tecnica, la formazione e la consulenza aziendale per le aziende agricole sono fondamentali sia per lo sviluppo che per l’occupazione nelle zone montane e faranno la differenza per il futuro;
  • L’acquisizione di prodotti agricoli destinati alla trasformazione e la commercializzazione (come ad es. il latte) in zone montane è più costosa rispetto alla pianura; questi costi di raccolta sono oggettivi e possono quindi essere facilmente giustificati;
  • La gestione degli alpeggi costituisce una forma particolare di gestione del territorio, dato che è collegata con una migrazione stagionale degli animali e del personale adibito e quindi comporta costi maggiori a causa delle strutture doppie necessarie. Allo stesso tempo la gestione degli alpeggi assicura la biodiversità tramite una gestione estensiva;
  • La meccanizzazione specializzata per l’agricoltura di montagna è notevolmente più costosa rispetto ai relativi macchinari per le zone di fondovalle, a causa della loro particolare costruzione e il ridotto numero di produzione;
  • Gli interventi edilizi in zone montane sono più onerosi rispetto alle altre zone a causa della conformazione del territorio, che aumenta i costi di realizzazione, del clima, che limita i periodi di intervento nel corso dell’anno, e per le dimensioni ridotte delle mandrie che incidono maggiormente sul costo di costruzione unitario per unità bovina adulta;
  • Le strutture aziendali più piccole sono caratterizzate da un grande numero di elementi (strutturali) paesaggistici con un alto potenziale di biodiversità.
  • A causa della loro strutturazione molto piccola, le aziende di montagna dipendono da ulteriori fonti di reddito che consentano di garantire una sufficiente integrazione al reddito agricolo. Per una diversificazione dell’attività agricola, l’agricoltura di montagna riserva ancora notevoli potenzialità: tuttavia, queste possono essere sfruttati unicamente dietro rispettive incentivazioni.
  • Per le predette misure a favore dell’agricoltura di montagna nell’ambito del secondo pilastro della PAC, dovrebbe essere prevista la possibilità di un cofinanziamento da parte di terzi (ad es. comuni, turismo, ecc.), per far partecipare al finanziamento anche coloro che beneficiano delle prestazioni di valenza collettiva (i cosiddetti “beni pubblici”) fornite dall’agricoltura di montagna.

     
4. Introduzione di un Programma Operativo per prodotti di qualità dell’agricoltura di montagna:
  • Nell’ambito di un Programma Operativo dovrebbero essere finanziate organizzazioni per la commercializzazione e la valorizzazione dei prodotti dell’agricoltura di montagna e le relative strategie di commercializzazione, a condizione che ci sia un’associazione di produttori.
  • Questo Programma Operativo dovrebbe rifarsi alla rispettiva normativa comunitaria in materia di ortofrutta.
  • Dovrebbero essere finanziabili le seguenti misure:
    - Studi di mercato
    - Investimenti strutturali
    - Misure di promozione (dei marchi di qualità con protezione dell’UE nonché dei i marchi propri delle organizzazioni dei produttori)
    - Costi per Marketing e Public Relations (anche i costi di personale connessi)
    - Costi per Point of Sales
    - Co- Brandings con catene commerciali
    - Costi per il mantenimento di un alto livello qualitativo per prodotti e processi
    - Costi per una gestione ecologica
    - Costi per la prevenzione e la gestione di crisi a livello delle organizzazioni dei produttori
    - Bonus di contributi per la collaborazione transnazionale
    - Bonus di contributi per la produzione biologica, dato che la zona di montagna è uno spazio ecologico molto sensibile
I prodotti dell’agricoltura di montagna si distinguono per genuinità, originalità, caratteristiche organolettiche e metodi di produzione artigianali e tradizionali; hanno quindi caratteristiche uniche, che dovrebbero essere valorizzate attraverso una migliore commercializzazione.
Una maggiore creazione di valore aggiunto sarebbe possibile attraverso la combinazione di produzioni, creazione di marchi e migliore pubblicizzazione. Nell’ambito di un programma operativo unico, simile a quello dell’OCM ortofrutta, i produttori, attraverso la formazione di organizzazioni collettive e l’elaborazione di una strategia condivisa, dovrebbero essere incentivati a gestire direttamente la commercializzazione delle loro specialità alimentari.
Tramite il cofinanziamento UE (50%, 75%) l’efficacia della misura viene rafforzata.

Una protezione UE per l’etichettatura “prodotto proveniente dall’agricoltura di montagna” rappresenterebbe un completamento sensato e necessario al sopra proposto Programma Operativo.
 Oltre che nell’ambito della PAC, il sostegno alle zone montane dovrebbe essere garantito a livello di altre politiche comunitarie tramite misure parallele, con riferimento all’ambito sociale, culturale, scolastico e infrastrutturale (ad es. stipendi, assistenza per persone anziane, più lavoro a tempo parziale nel servizio pubblico per gli agricoltori).Alcune delle misure proposte potrebbero trovare applicazione anche a superfici in pendenza che si trovano al di fuori dell’ambito delle zone montane.

Bolzano, 22 novembre 2010



 
Der Landeshauptmann-Stellvertreter und Landesrat für Landwirtschaft, Tourismus, Grundbuch und Kataster der Autonomen Provinz Bozen-Südtirol
Il Vice-Presidente della Provincia ed Assessore all’Agricoltura, Turismo, Libro fondiario e Catasto della Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige
Hans Berger
 
Der Staatsminister für Ernährung, Landwirtschaft und Forsten des Freistaates Bayern Helmut Brunner
L’Assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Giulio de Capitani

Der Landesrat für Landwirtschaft des Landes Salzburg
Sepp Eisl
L’Assessore all’Agricoltura e Risorse naturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta –
Région Autonome Vallée d’Aoste
Giuseppe Isabellon
Der Minister für Ländlichen Raum, Ernährung und Verbraucherschutz des Landes Baden-Württemberg Rudolf Köberle
L’Assessore alle Politiche dell’Agricoltura della Regione Veneto Franco Manzato
L’Assessore all’Agricoltura, Foreste, Turismo e Promozione della Provincia Autonoma
di Trento
Tiziano Mellarini
L’Assessore all’Agricoltura e Foreste, Caccia e Pesca della Regione Piemonte Claudio Sacchetto
Der Landesrat für Landwirtschaft des Landes Vorarlberg Erich Schwärzler
Der Landeshauptmann-Stellvertreter und Landesrat für Landwirtschaft des Landes Tirol Anton Steixner
L’Assessore alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Claudio Violino


 



 Con riferimento alle proposte ricevute, l’ufficio di Gabinetto del Commissario Cioloş ha ringraziato il gruppo di Regioni alpine per il contributo inviato e ha invitato i rappresentanti delle stesse a partecipare a un incontro tecnico a Bruxelles (svoltosi l’11 gennaio scorso) per discutere circa le possibili risposte alle seguenti 5 domande:
1. Data la diversità delle aree rurali (zone montane, zone svantaggiate, ecc.) e delle tipologie di aziende/agricoltori, quali potrebbero essere i pacchetti di misure indirizzati a tali tipologie al fine di mobilitare il loro potenziale per il raggiungimento dei 3 obiettivi definiti nella PAC dopo il 2013 (sicurezza alimentare, utilizzo efficace delle risorse naturali, equilibrio territoriale)?
2. Come possiamo semplificare e migliorare le attuali misure per lo sviluppo rurale?
3. Come possiamo migliorare la condizionalità (CC), in modo che gli standard siano compresi e rispettati in maniera ottimale in tutta l’UE?
4. Quali misure di “greening”, rispondenti alle seguenti caratteristiche, dovrebbero essere previste per il primo pilastro: annuali, non contrattuali e facilmente controllabili?
5. Quali dovrebbero essere i sistemi di consulenza nell’UE? Come potrebbero essere finanziati?
La partecipazione all’incontro di un gruppo di rappresentanti ha consentito di chiarire con lo staff del Commissario la posizione delle Regioni di montagna con riferimento alle tematiche suggerite, e di redigere nelle settimane successive un documento tecnico condiviso circa le risposte ai suddetti quesiti, nel quale si ribadisce sostanzialmente quanto richiesto nelle proposte di novembre in un’ottica di semplificazione e di sostegno all’agricoltura di montagna.

(Fotografie di Daniele Ronc)
 
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