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Parco Mont Avic

LE TIPOLOGIE AMBIENTALI DEL PARCO NATURALE MONT AVIC

Un progetto INTERREG per l’applicazione di una metodologia per il rilevamento e l’analisi delle tipologie ambientali

di Umberto Morra di Cella e Massimo Bocca
Il Parco Naturale Mont Avic, unitamente al Parco Nazionale Gran Paradiso e ad altri nove partner di cinque nazioni alpine, ha partecipato al progetto “Habitalp – Alpine Habitat Diversity” finanziato nell’ambito del programma Interreg IIIB Spazio Alpino e realizzato nel periodo novembre 2003 - dicembre 2006.

Tale progetto, che ha coinvolto 34 esperti di telerilevamento ed ecologia degli ambienti alpini ed è costato complessivamente 2.100.000 €, si è posto l’obiettivo di definire, condividere ed applicare una metodologia comune per il rilievo e l’analisi delle tipologie ambientali (e di conseguenza la struttura e la diversità a livello di paesaggio) presenti all’interno delle aree protette coinvolte.

L’idea progettuale sviluppa ed arricchisce le tematiche affrontate dal gruppo di lavoro “habitat alpini” promosso da ALPARC, la rete delle aree protette alpine.

I prodotti finali, comuni a tutti i partner, comprendono: cartografia delle tipologie ambientali derivate da immagini aeree di elevato dettaglio, linee guida per l’individuazione e la delimitazione delle tipologie ambientali, chiavi di interpretazione estremamente articolate, nonché indicazioni operative per il monitoraggio ambientale e la cooperazione nella gestione degli habitat.



La standardizzazione metodologica ottenuta con “Habitalp”, la prima realizzata a livello europeo su un’area montana così ampia, presenta evidenti ricadute positive per le aree protette coinvolte e consentirà future applicazioni anche su altri settori geografici alpini.

Il metodo di analisi, originariamente adottato in una sua versione preliminare dal Parco Nazionale di Berchtesgaden (Germania) e perfezionato e reso esportabile alle altre realtà dell’arco alpino nel corso del progetto, prevede la realizzazione di una cartografia degli “habitat” delle aree protette sulla base di immagini aeree all’infrarosso falso colore (IRFC), particolarmente dettagliate (risoluzione al suolo - dimensione minima del pixel - pari a 15 cm) e prodotte secondo uno standard comune, che costituiscono una base omogenea per il rilievo della diversità dei sistemi naturali ed antropici dell’area alpina.

Le ortoimmagini costituiscono la base per la successiva fase di interpretazione che si è avvantaggiata delle tecniche di stereoscopia (visione 3D), per massimizzare le possibilità di differenziazione degli elementi riconoscibili sulle foto aeree, e che è stata condotta da fotointerpreti esperti che hanno armonizzato i metodi di interpretazione attraverso stages formativi comuni.

Particolare rilevanza ha assunto lo sviluppo delle chiavi di interpretazione (HIK – Habitalp Interpretation Key), documento plurilingue di elevato dettaglio ed aperto a successivi miglioramenti ed integrazioni, che guida l’interprete nella codifica degli elementi mappati sulle immagini IRFC e consente l’attribuzione di codici univoci e comuni per le diverse aree.

Al termine delle attività di interpretazione e delimitazione (mappatura dei singoli elementi), supportata da una fase di validazione in campo e di perfezionamento della codifica da parte degli esperti delle singole aree protette, è resa disponibile una carta delle tipologie ambientali (denominata carta degli habitat in senso esteso) che articola il territorio oggetto di studio e ne consente una tematizzazione basata su elementi fisionomici, di composizione specifica e struttura dell’ecosistema.

Vengono quindi differenziati i pascoli alpini dagli arbusteti radi ad ericacee sulla base della copertura prevalente dei diversi elementi (vegetazione erbacea, arbusti, alberi, roccia affiorante, detrito, …) e sulla base di numerose altre caratteristiche, quando rilevabili sulle foto aeree, quali l’umidità del suolo, il tipo di utilizzazione antropica, la presenza di segni di interferenze/danneggiamenti, ecc.

Ulteriore sfida del progetto, che ha previsto l’attivazione di un gruppo di lavoro internazionale supportato dagli esperti locali e dai gestori delle aree protette, è stata la possibilità di individuare la potenziale presenza di habitat NATURA2000 nei diversi siti sulla base della “carta degli habitat” prodotta a partire dalle foto aeree; tale procedura, che prevede l’applicazione di un modello per la corrispondenza degli habitat fra i due sistemi (Habitalp – Natura 2000), fornisce, evidentemente, solo una risposta parziale alle aspettative in ragione del differente approccio che fonda i due metodi.

La presenza del Parco del Mont Avic in un partenariato così ampio e differenziato, ha consentito di valorizzare al massimo le peculiarità naturalistiche e paesaggistiche della zona, contribuendo alla definizione e classificazione di ambienti del tutto singolari, altrimenti non previsti nelle chiavi di interpretazione transnazionali; a titolo di esempio, risulta del tutto peculiare la situazione di mosaico dell’alta valle di Champdepraz, dove la roccia affiorante, ospita piccole tasche di suolo con vegetazione erbacea e piccole zone umide.

Inoltre, in relazione alla ridotta estensione dell’area protetta, all’assenza di zone periferiche ufficialmente delimitate e alla stretta connessione ecologica dell’area a parco con gli immediati intorni, proprio per il Mont Avic l’analisi ha previsto il superamento dei confini amministrativi del parco e l’estensione delle analisi agli ambienti circostanti.

 


la differente risposta della vegetazione nell’infrarosso consente una migliore
articolazione delle tipologie ed aumenta la performance della fase di fotointerpretazione delle immagini
(ortoimmagini IRFC Habitalp)








L’intero territorio del Parco è stato suddiviso in più di 6000 poligoni ai quali sono associate le informazioni previste nella chiave di interpretazione.

Risultano essere predominanti, a livello di copertura del suolo, la componente abiotica (roccia affiorante e detrito) e quella forestale; entrambe costituiscono la matrice principale del paesaggio all’interno della quale, aspetto ben evidenziato dalle analisi di distribuzione spaziale e diversità realizzate nel progetto, si differenziano situazioni particolarmente significative dal punto di vista del pregio naturalistico e meritevoli di attenzione particolare dal punto di vista del monitoraggio e della conservazione attiva (es. torbiere, formazioni erbacee isolate, …).

Un ulteriore elemento di particolare rilievo è la possibilità di individuare, attraverso le caratteristiche associate ai singoli poligoni, dinamiche del paesaggio e degli ambienti del parco: la presenza di gradienti nella copertura dello strato arboreo rilevabile in poligoni limitrofi può essere segno, facilmente rilevabile sulla cartografia prodotta, di una evoluzione delle formazioni vegetali di transizione verso ambienti con diversa struttura.

Fra le molteplici applicazioni possibili dei prodotti di “Habitalp” una delle più promettenti è la produzione di cartografie tematiche relative alla diffusione reale e potenziale di organismi animali e vegetali.

Il notevole dettaglio dei rilievi consente infatti di incrociare i dati georiferiti delle banche dati naturalistiche del Parco con i poligoni attribuiti a singole tipologie ambientali, confermando o individuando ex novo correlazioni in grado di spiegare la presenza o l’assenza di una data specie in un determinato luogo.


 

l’elevata risoluzione geometrica delle ortoimmagini IRFC Habitalp, pari a 15 cm al suolo, consente il riconoscimento di elementi di e la realizzazione di cartografie derivate a scala di notevole dettaglio (1:2.500) particolarmente importanti nella rappresentazione di elementi distinzione di l’elortoimmagine IRFC “Habitalp”


Oltre a fornire applicazioni di carattere scientifico, tali analisi sono utili sia in campo didattico sia per la tutela della biodiversità (habitat o specie rari, localizzati, vulnerabili, inseriti in liste allegate a dispositivi normativi; 2. interconnessione fra ambienti; corridoi ecologici, mosaici, fasce ecotonali)

Infine, per rispondere alle esigenze pratiche della gestione delle aree protette sono stati effettuati altri studi sul monitoraggio del territorio, sugli habitat NATURA2000 e sulla diversità a livello di paesaggio. I risultati dell’interpretazione delle singole aree protette sono stati integrati in una banca dati transnazionale, mentre i metodi e le esperienze sono documentati ed accessibili al pubblico tramite internet (www.habitalp.de).
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