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Viticoltura

LA CONFUSIONE SESSUALE CONTRO LA TIGNOLETTA DELLA VITE (VERMET) IN VALLE D’AOSTA

L’applicazione di un metodo di lotta compatibile con l’ambiente ha permesso di ottenere ottimi risultati contro la diffusione della Tignoletta della vite. Risultati del primo anno di appliazione

di Fabrizio Prosperi
Nelle aree viticole della media Valle la tignoletta della vite (Lobesia botrana Denis & Schiff.) rappresenta la specie più diffusa e pericolosa, soprattutto per le varietà a grappolo compatto (pinot nero, pinot grigio, chardonnay, gamay).

In questi ambienti la tignoletta sviluppa due generazioni, di cui la prima è “antocora”, ovvero si nutre dei boccioli fiorali della vite, mentre la seconda danneggia gli acini in accrescimento.
Il danno è limitato a pochi acini per grappolo, ma la possibilità che da tali ferite si possa sviluppare la botrite è molto alta e il danno conseguente diventa decisamente maggiore e più grave, con uno scadimento quali-quantitativo dell’uva prodotta.

Normalmente i sistemi di lotta sono costituiti dall’utilizzo di insetticidi che colpiscono le larve appena nate oppure quando, già adulte, penetrano negli acini per cibarsene.
Gli agrofarmaci a disposizione dei viticoltori sono molteplici e la loro incidenza sull’ambiente dipende dal sistema con cui agiscono.

Quelli più “tecnologici”, a minore impatto perché selettivi, offrono delle ottime performances, ma devono essere utilizzati in un lasso di tempo molto limitato (da uno a tre giorni), oltre il quale non svolgono più la loro azione.



L’elevata polverizzazione aziendale e la giacitura molto diversa in cui gli appezzamenti vitati valdostani in genere si trovano, di fatto però limitano l’applicazione di tali molecole o, meglio, ne vanificano in parte i risultati.
Con i fosforganici, invece, il periodo di utilizzo risulta molto più lungo (10-15 giorni) e l’efficacia è altrettanto elevata; per contro, essendo conosciuti come “abbattenti”, incidono fortemente sull’entomofauna senza distinzione alcuna.

Il metodo della “confusione sessuale” o “distrazione sessuale” o “disorientamento dei maschi” è un metodo “biotecnologico” e consiste nell’apporre in vigneto una serie di erogatori di feromone, del tutto simile a quello prodotto dalle femmine di tignoletta per attirare i maschi, il quale, venendo diffuso lentamente nell’aria, si mescola con quello vero disorientando in questo modo i maschi della tignoletta e facendo sì che riescano più difficilmente a trovare le femmine, riducendo così gli accoppiamenti.

Le conseguenze sono evidenti, in quanto si assiste ad una limitata ovideposizione e ad un abbassamento della popolazione attiva per l’anno successivo.
Un trattamento insetticida può essere previsto se, nel corso dei rilievi della presenza della tignoletta durante la stagione, si accerta un’ovideposizione che interessa in seconda generazione al massimo il 5% dei grappoli delle varietà a grappolo compatto e l’8-10% di quelle a grappolo più spargolo.


Vantaggi e svantaggi del metodo della “confusione sessuale”
I costi ad ettaro dell’applicazione del metodo sono paragonabili a quelli riguardanti l’utilizzo degli insetticidi più “tecnologici” e selettivi, mentre risultano più costosi dei prodotti “abbattenti”.

Gli svantaggi del metodo consistono nell’eventuale aumento della tignola (Eupecilia ambiguella) che, in media Valle, è sempre minoritaria. In tal caso esistono erogatori di feromone di femmina di tignola e tignoletta abbinati insieme.

I trattamenti insetticidi contro lo Scaphoideus titanus, vettore della flavescenza dorata, sono perfettamente compatibili con il metodo, in quanto possono essere fatti eventualmente coincidere con il volo della seconda generazione della tignoletta per colpire, con un solo trattamento, due insetti.

Ovviamente sono da preferire gli agrofarmaci meno abbattenti per lo scafoideo, per evitare di inficiare gli effetti ambientali della “confusione sessuale”.


L’applicazione del metodo in Valle d’Aosta
L’anno 2007 è stato caratterizzato dalla sperimentazione su un’ampia superficie della lotta contro la tignoletta (vermet) mediante il metodo della “confusione sessuale” nei comuni di Aymavilles (18,28 ha) e di Villeneuve (3,87 ha), per un totale di 22,15 ettari.

Per una valida applicazione iniziale del metodo devono essere rispettati alcuni parametri ambientali quali una superficie sufficientemente vasta ed una popolazione di tignoletta non troppo abbondante, al fine di poter avere subito dei risultati concreti e una forte riduzione della popolazione per l’anno successivo.

Lo scorso anno, fortunatamente, questi due parametri essenziali erano presenti.
L’applicazione di tale metodo di lotta è stato il frutto della volontà e della tenacia del produttore Costantino Charrère, dell’azienda Les Crêtes di Aymavilles, di limitare l’uso degli insetticidi in viticoltura, sostenuto da Dino Darensod, presidente della Cave des Onzes Communes di Aymavilles e dai vitivinicoltori Eugenio Blanc e dal giovane Didier Gerbelle di Aymavilles, che hanno subito accolto la proposta e ampliato la zona di applicazione.

La superficie valdostana interessata dal metodo risulta esigua se paragonata con quella della Piana Rotaliana del Trentino, in cui il metodo della confusione sessuale viene applicato da quasi vent’anni su una superficie che ha raggiunto circa 10.000 ettari, ma rappresenta comunque un grande successo, nonostante l’elevata frammentazione fondiaria (sono state interessate 319 particelle catastali e 94 proprietari diversi per una superficie complessiva di poco più di 22 ettari) e le caratteristiche eterogenee dei vigneti che non hanno agevolato il compito di comporre una superficie continua adeguata per l’applicazione del metodo.

Molto stimolante è stato invece l’interesse dei produttori, dal più grande al più anziano, verso un metodo di lotta che sostituisce un trattamento insetticida con un sistema assolutamente compatibile con l’ambiente e a favore della salute del viticoltore e del consumatore finale.

Nella sperimentazione dei comuni di Aymavilles e Villeneuve sono stati utilizzati 500 erogatori ad ettaro, del tipo “a spaghetto”, ovvero fatti a forma di spezzone di filo elettrico della lunghezza di circa 20 cm, che sono stati attorcigliati al capo a frutto delle viti, per un totale di circa 13.000 diffusori.

Per funzionare adeguatamente, il feromone deve essere distribuito in modo uniforme su tutta la superficie interessata e deve essere concentrato maggiormente lungo i bordi dell’appezzamento per costituire una sorta di barriera fisica e nelle aree più elevate se poste in pendenza.
Il feromone, infatti, quando viene rilasciato dai diffusori, è più pesante dell’aria e tende a scivolare in modo invisibile verso il basso; per tale motivo sono state rinforzate le zone a maggiore altitudine e quelle sottoposte a venti costanti unidirezionali.
Sono state poi installate 4 trappole a feromoni su tutta la superficie, per monitorare il volo degli adulti e sono state controllate le ovideposizioni in prima generazione sul fiore e in seconda sugli acini in accrescimento.

Se il metodo funziona, durante la stagione le catture nelle trappole dovrebbero essere pari a zero, cosa che è regolarmente avvenuta.
Il ritrovamento di nidi in misura inferiore al 5% per tutte le varietà controllate, ad esclusione del pinot nero in cui le catture sono state percentualmente di poco superiori, ha imposto il controllo precauzionale successivo sull’acino per la seconda generazione, per decidere se trattarla con un insetticida.

Dalla verifica successiva, il ritrovamento di uova su grappolo ha interessato solo il 2-3% dei grappoli di pinot nero e chardonnay, mentre sulle altre varietà i ritrovamenti sono stati nulli, escludendo così il trattamento fitosanitario.

La vendemmia ha dimostrato che gli attacchi del “vermet” e i relativi marciumi del grappolo sono stati praticamente assenti, complici anche le condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli.


Conclusioni
I risultati ottenuti dal primo anno di applicazione in Valle d’Aosta, il più problematico per l’applicazione del metodo, sono stati eccellenti e i vignerons che hanno personalmente applicato i diffusori nei propri vigneti possono dimostrarlo.

E’ indispensabile ora continuare e, possibilmente, ampliare gradualmente la zona di intervento al fine di poter rendere la viticoltura valdostana sempre più compatibile con l’ambiente.

La continuazione del metodo, infatti, comporta il graduale abbassamento della popolazione attiva per l’anno successivo, pertanto una sua applicazione continuata aumenta sempre di più i successi del metodo e tende a ridurre annualmente anche il numero di erogatoti applicati, con un evidente risparmio in denaro e in salute degli operatori.


Per ulteriori informazioni contattare
gli uffici del Settore Fitosanitario Regionale o il Dott. Fabrizio Prosperi
al 328/4427638.

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