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FAUNA SELVATICA

SITUAZIONE DEL GIPETO NELLE ALPI

A partire dal 1986 son stati reintrodotti circa 140 individui, prelevati dai centri di allevamento specializzati che, opportunamente marcati, possono essere individuati e controllati

di di Paolo e Laura Fasce
F.C.B.V. - Fondazione internazionale per la conservazione del Gipeto
Scomparso dalle Alpi nel corso del 19° secolo, per cause non legate strettamente al cambiamento delle condizioni ambientali, ma soprattutto a causa di una sconsiderata persecuzione, il Gipeto è tornato a popolarle e riprodursi grazie a un Progetto internazionale di reintroduzione che ha visto coinvolte Italia, Francia, Svizzera, Austria e Germania.

A partire dal 1986 sono stati reintrodotti circa 140 individui, prelevati da Centri di allevamento specializzati, facenti parte di una rete riproduttiva, alla quale partecipano numerosi zoo e centri europei, primo fra tutti il Richard Faust Breeding Centre di Vienna, guidato da Hans Frey, anima e promotore del Progetto.

I rilasci avvengono in quattro siti (Alpi Marittime, Alta Savoia, Engadina/Parco dello Stelvio, Austria) nei mesi di giugno-luglio ogni anno.



I giovani vengono marcati con decolorazione delle piume in maniera da essere individualmente riconoscibili (almeno fino al terzo anno di età, quando la muta ha interessato tutto il piumaggio) e con anelli alle zampe.

Dopo l'involo, essi compiono spostamenti anche di grande portata per rientrare poi con l'avvicinarsi della maturità sessuale (a 4-5 anni di vita) frequentemente nella zona del rilascio, dove si stabiliscono, cercando un partner per la nidificazione.

Nel 1997 sono iniziate le riproduzioni in natura: un piccolo è infatti nato in Alta Savoia.
­­Nel 2007 si contano almeno 15 coppie territoriali e i giovani involati in natura ammontano a 44.

In Val d'Aosta nel corso di questi anni sono state effettuate numerose osservazioni, sia di giovani erratici, sia di adulti territoriali, grazie alle ottime condizioni ambientali.

Purtroppo non si può ancora registrare alcun successo riproduttivo: la sfortuna ha voluto che entrambe le coppie di adulti che si erano fissate e parevano prossime alla deposizione venissero disperse, probabilmente a causa delle lotte con l'Aquila reale, altro rapace presente in elevata densità in Valle e in competizione con il Gipeto per i siti riproduttivi.

Nel 1993 una coppia ancora non adulta ha occupato la Valsavarenche, ma in maggio uno dei due partners fu ferito mortalmente durante un violento attacco in volo da parte di un'Aquila reale. Dopo qualche tempo anche il secondo partner scomparve dalla Valle.

Nel 2006 una coppia adulta, che si era stabilita in Valdigne già da alcuni anni e che aveva costruito il proprio nido e la cui riproduzione era attesa per l'anno successivo, si è dispersa probabilmente per la stessa ragione: uno dei partners è stato infatti osservato a fine giugno per qualche tempo con una zampa ferita e poi è scomparso.
Dopo breve tempo anche il secondo individuo non è più stato osservato nella zona.

Un'altra coppia territoriale che aveva iniziato attività di costruzione del nido, è stata osservata per un certo tempo in Val di Rhêmes nel 2004, ma purtroppo in seguito i partners si sono allontanati per ragioni sconosciute.

Un adulto isolato è stato osservato quotidianamente nella zona di Saint-Barthelemy nel 2005 per poi spostarsi anch'esso.

Naturalmente molto numerose sono le osservazioni di giovani e immaturi, soprattutto nel territorio del Parco Nazionale Gran Paradiso, sia nella sua parte valdostana che in quella piemontese.

Le zone in cui è più facile osservare i Gipeti sono le valli laterali più aspre e isolate, dove sia buona la disponibilità alimentare, costituita da popolazioni di ungulati selvatici e domestici.

Occorre però molta costanza: non si tratta infatti di una specie facilmente osservabile, pur essendo abbastanza confidente. La difficoltà nasce, soprattutto nel periodo estivo, dal fatto che frequenta zone ad elevata altitudine, vola a lungo e a grande altezza, in modo da prospettare ampie zone in cerca di carcasse: è noto infatti che il Gipeto si ciba di ossa.
I suoi acidi gastrici sono molto potenti e le dissolvono.

Spettacolare la sua tecnica per ridurre le ossa lunghe in pezzi, per estrarne il midollo o per inghiottirle: si innalza in volo, con l'osso tra le zampe, sopra zone rocciose semi pianeggianti, sulle quali lo lascia cadere più e più volte, seguendone la caduta con acrobatiche volute, fino a che l'osso non si è sufficientemente fratturato.



E' un abilissimo volatore e, al contrario dell'Aquila reale, non ha bisogno dello sviluppo di correnti ascensionali, anche se ovviamente le sa sfruttare. Non è raro, quindi, osservarlo in volo molto presto al mattino, quando il riscaldamento solare non ha ancora creato le ascensionali, oppure a sera quasi al buio.

Nelle giornate ventose è molto attivo e vola pressoché ininterrottamente.
Il sito di nidificazione è una parete rocciosa, a quote variabili tra 1500 e 2000 m in media.
Il nido è costruito in una ampia grotta ben riparata e poco soleggiata: la femmina apporta preferibilmente rami, che vengono ricoperti da lana o pelo, prevalentemente portato dal maschio.

Tra dicembre e febbraio depongono due uova, ma in natura viene invariabilmente allevato un solo piccolo. La cova dura 55 giorni. Il giovane resta nel nido quasi quattro mesi, prendendo l'involo verso luglio.
L'emancipazione dai genitori è molto precoce.
 
Foto: R. Andrighetto, E, Massa, M. Borbey
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