Europa-Regioni:accordo su'made in'salta ancora, paesi divisi

Ma Commissione Ue assicura,non è morto.Intesa su Piano Juncker
10:31 - 30/05/2015 


(ANSA) - BRUXELLES, 28 MAG - Niente 'made in'neanche questa volta. E' saltato il compromesso al ribasso presentato dalla presidenza lettone che riguardava solo i settori di ceramiche e calzature su cui l'Italia, pur di fare passare il principio, avrebbe fatto concessioni. Ma il fronte del 'no', Germania, Gran Bretagna, Benelux e nordici in testa, non hanno ceduto di un millimetro. "Il 'made in'non è morto", ha però assicurato la commissaria Ue Elzbieta Bienkowska, determinata a chiudere il dossier che si trascina da anni entro fine 2015. A fare da contralto, l'accordo trovato dopo oltre 15 ore di negoziato notturno sul meccanismo di funzionamento e finanziamento del Fondo per gli investimenti del Piano Juncker.

Il momento è di "stallo totale", ha fotografato il vice ministro Carlo Calenda, spiegando che "non c'è una maggioranza a favore del 'made in'e neanche una maggioranza tale da far passare l'intero pacchetto sulla sicurezza dei prodotti senza". Una vera e propria "situazione surreale", che ha fatto uscire dalle staffe il vice ministro: "Almeno smettano di raccontarsi balle sul fatto che vogliono crescita e occupazione", ha sbottato riferendosi ai paesi del 'no', "ma si racconti solo che si tutelano gli interessi dei grandi importatori". L'unico paese a fare un passo in avanti è stata la Polonia, paese d'origine della Bienkowska, mentre la Germania, con cui c'erano stati contatti a tutti i livelli a partire da Merkel e Renzi, è rimasta "molto intransigente".

Non resta che una via d'uscita: "continuare a negoziare". Un approccio condiviso anche dalla commissaria, che ha assicurato di non voler ritirare la proposta legislativa ma di voler lavorare a un compromesso che infranga la logica dei "due blocchi" pro e contro 'made in'. Questa va avanti da anni e vede alla base Italia, Francia e Spagna, paesi della manifattura e dei prodotti di qualità, della moda e del lusso, contrapposte a Germania, Gran Bretagna e alleati, che importano e fanno lavorazioni di massa a basso costo.

E' stata evitata almeno la temuta 'impasse' sul Piano Juncker. L'Efsi, il suo braccio operativo, con l'intesa raggiunta dopo una maratona negoziale a cui hanno partecipato di persona i vicepresidenti della Commissione Ue Jyrki Katainen e Kristalina Georgieva, vedrà la luce nei tempi previsti. Passerà al voto dell'Europarlamento il 24 giugno, consentendo così i margini necessari per renderlo operativo come promesso da Commissione e Bei "entro la fine dell'estate". Altro passo in avanti e che ha consentito di superare il blocco che faceva Strasburgo, l'aver 'recuperato' circa 1 mld non utilizzato dal bilancio Ue 2014 e 2015 per finanziare l'Efsi, consentendo così ai programmi pro-crescita per ricerca e innovazione Horizon 2020 e per le infrastrutture Cef di vedere tagliato in modo minore il loro budget da cui la Commissione aveva attinto per dotare il Fondo per gli investimenti delle garanzie necessarie. Un risultato accolto con favore da tutte le isitituzioni Ue e con "soddisfazione" anche dall'Italia, che il sottosegretario Sandro Gozi ha definito "molto importante" soprattutto per la questione del finanziamento e della governance del Fondo.

L'Italia ha poi annunciato al Consiglio Ue competitività la decisione di voler aderire al brevetto unico europeo, superando così un'altra impasse. (ANSA)


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