>>>ANSA/ Tumori e nascite, troppi centri fuori soglia sicurezza

Toscana in testa fra le migliori, il sud ancora in coda
19:02 - 20/10/2014 




(di Luciano Fassari) (ANSA) - ROMA, 20 OTT - Dove si fanno più interventi si muore di meno. Il problema è che, dai punti nascita ai tumori, sono ancora numerose le strutture che non rispettano gli standard minimi di sicurezza, intesi come il numero minimi di prestazioni al di sotto dei quali, e' stato dimostrato, i pazienti rischiano di piu'.

Questa la principale fotografia scattata dal Programma nazionale esiti (Pne) 2014 sviluppato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) per conto del Ministero della Salute e presentato oggi a Roma. Un rapporto corposo che evidenzia come per i tumori di colon, polmone, mammella e stomaco, in media, solo il 10-20% delle strutture rispetta gli standard minimi di volume. Situazione simile si registra anche osservando i punti nascita. In Italia ci sono 133 strutture (il 26%) che effettuano meno di 500 parti l'anno (su 521 ospedali presi in considerazione), e che non rispettano quindi il parametro minimo fissato dai nuovi standard ospedalieri ministeriali. In questo quadro, le Regioni con più ospedali sotto la soglia di 'sicurezza' per le nascite sono la Campania, la Sicilia e il Lazio. Un dipinto, dunque, eterogeneo e a tinte fosche quello tracciato dal Pne che evidenzia sì un miglioramento della qualità delle cure ma pure una forte disomogeneità di risultati tra le Regioni, ma soprattutto dentro le singole Regioni. Una 'classifica', in questo senso, l'ha elaborata la Regione Toscana che secondo i gli indicatori del Pne si è attestata al vertice seguita da Val d'Aosta e Pa di Trento. In fondo alla 'graduatoria' invece c'e' la Campania seguita da Calabria e Puglia.

"Sono inaccettabili le differenze che emergono tra le Regioni

- ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin -. I
direttori generali devono adeguarsi agli standard, non è un optional. Il Pne non è uno strumento punitivo o una classifica ma è un programma che ha l'obiettivo di valutare e misurare le performance delle strutture sanitarie". E proprio una valutazione più precisa è tra i prossimi obiettivi di Agenas. "Valutare oltre che le performance complessive dei singoli ospedali anche i volumi di attività - ha dichiarato il Dg Agenas, Francesco Bevere - prodotti dalle singole equipe mediche ed intervenire, assieme alle regioni, in quelle realtà sanitarie che risultino al di sotto degli standard di qualità previsti dallo schema di regolamento sugli standard ospedalieri". Ma oltre all'istantanea che vede molte strutture operare poco, anche per quanto riguarda per esempio il numero di parti cesarei primari e i tempi di operazione per la frattura al femore nell'anziano (due indicatori che ben identificano l'organizzazione degli ospedali) i dati ancora vedono il nostro Paese in ritardo e molto frammentato. Per quanto riguarda i cesarei i numeri segnano un miglioramento (sono passati dal 29% del 2008 al 26% del 2013) anche se rimangono ancora molto evidenti le differenze tra le regioni del nord Italia, con valori intorno al 20%, e le regioni del sud con valori prossimi al 40% e che, nel caso della Campania, arrivano al 50%. Sulle fratture del femore nell'anziano operate entro 48 ore (timing per evitare complicazione e ridurre mortalità) nonostante un miglioramento (si è passati dal 28,7% del 2008 al 45,7% del 2013) lo standard atteso dell'80% è ancora lontano. (ANSA).


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