ANSA/ Eterologa: dopo ordinanze Bologna centri pronti a partire

Ma molte coppie pronte andare all'estero e chiedere rimborso
19:26 - 19/08/2014 




(di Livia Parisi) (ANSA) - ROMA, 19 AGO - I centri di fecondazione assistita sono pronti per iniziare ad applicare l'eterologa. Ma se questo non avverrà in tempi brevi, molte coppie italiane potrebbero rivolgersi all'estero chiedendo, però, rimborsi in Italia. Oppure, decidere di portare ancora una volta la questione davanti ai giudici. A non far calare l'attenzione sul tema, dopo la delibera della Regione Toscana e la presa di posizione del presidente della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro, sono le ordinanze del Tribunale di Bologna che ha deciso, per due coppie, l'accesso immediato alla fecondazione eterologa, senza la necessità di aspettare l'intervento normativo annunciato dal Ministero della Salute. Una decisione che rafforza chi sostiene che ogni tentativo di procrastinare l'applicazione delle tecniche eterologhe sia solo "un pretesto". "Noi siamo pronti a partire, a maggior ragione ora. Se, da parte del Ministero della Salute continua la volontà di riportare in Parlamento la questione, il che significa allungare i tempi ben oltre settembre, il rischio è che molte coppie continueranno ad andare all'estero ma chiederanno rimborso in Italia attraverso quanto previsto dalla direttiva sulle Cure Transfrontaliere, già recepita nel nostro Paese. Ci sono già pazienti che minacciano questo". A spiegarlo è Elisabetta Coccia, presidente di Cecos Italia, associazione che riunisce centri privati di fecondazione assistita. La decisione dei giudici di Bologna conferma, come affermato già dalla Corte Costituzionale, che non c'è vuoto normativo e che in Italia è possibile partire sin da ora con l'eterologa, attesa, secondo le stime, da circa 9000 coppie. "I pazienti che ne hanno bisogno, hanno diritto ad accedervi da subito. In caso contrario non avranno altra scelta che rivolgersi ancora ai giudici. E a questa ordinanza ne seguiranno molte altre", spiega Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni. "La politica - aggiunge Gallo, avvocato di una delle due coppie che hanno vinto il ricorso presentato nel 2010 - sta disconoscendo validità di una sentenza della Consulta: un paradosso inaudito". E, anche nella pausa estiva, la politica continua a dibattere. Parla di "incongruo attivismo della magistratura su temi che toccano la salute degli italiani, come per il caso Stamina", Eugenia Roccella (Ncd), vicepresidente della commissione Affari sociali della Camera, che ritiene indispensabile una legge. Donata Lenzi, capogruppo Pd nella stessa Commissione, sostiene una strategia a due velocità. "A settembre - spiega - l'aggiornamento delle linee guida previsto dalla legge 40". Successivamente, si potranno affrontare le altre questioni sollevate dal ministro Lorenzin, come la possibilità riunire le informazioni sui donatori in un solo registro e prevedere allentamenti alla normativa che tutela l'anonimato del donatore. Questioni che "non impediscono affatto la immediata operatività" della sentenza. Intanto a parlare è una delle due coppie, che valuta la possibilità di richiesta danni. "Spero di poter ancora restare incinta", spiega la donna in un'intervista a Repubblica. In caso contrario "c'è la possibilità che chieda allo Stato un risarcimento per il danno subito. Non sono più giovanissima e abbiamo perso tanto tempo". (ANSA).


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