>ANSA-FOCUS/ In 2013 aumenta occupazione stranieri, più 22 mila

Rapporto ministero Lavoro; Biondelli, "ma preoccupa sommerso"
17:34 - 30/07/2014 


(ANSA) - ROMA, 30 LUG - Cresce in Italia l'occupazione dei lavoratori stranieri nel 2013 ma resta alta la "preoccupazione" per il sommerso e la generale "stagnazione" del mercato occupazionale che non ha risparmiato anche la forza lavoro immigrata. Sono stati 2.355.923, infatti, 22 mila in più rispetto al 2012, gli stranieri che nell'ultimo anno hanno trovato impiego nel nostro Paese, secondo quanto emerso dal rapporto "Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia", curato dal ministero del Lavoro e Politiche Sociali e presentato oggi. Un dato ancora più significativo in un panorama che ha visto la forte riduzione dell'occupazione italiana, scesa contestualmente di 500 mila unità. La crisi continua tuttavia a incidere anche sulle comunità straniere facendo registrare, sempre nel 2013, circa 500mila cittadini stranieri in cerca di occupazione 147.376 Ue e 345.564 extra Ue), un numero aumentato di oltre 110mila persone. "I dati vedono il lavoro degli immigrati in aumento ma c'è comunque stagnazione e una forte preoccupazione per quello che sta diventando il sommerso, cresciuto in questi anni in modo esponenziale", ha spiegato il sottosegretario al Lavoro, Franca Biondelli, commentando il rapporto. "Quando si parla di sommerso

- ha aggiunto - si può pensare ad un clandestino che arriva da
un altro Paese. Invece no, si tratta di persone immigrate da tempo e con famiglia che spesso hanno perso il lavoro e pur di rimanere in Italia con le proprie famiglie lavorano in nero". Per questo, secondo il sottosegretario, è "importante riprendere in mano la situazione con una mappatura del sommerso".

Il tasso di occupazione straniera, nonostante abbia conosciuto una rilevante contrazione in questi ultimi anni, rimane più alto rispetto a quello della popolazione italiana al 58,1% contro il 55,35. Un dato inverso a quello che si registra negli altri Paesi europei, dove gli stranieri lavorano percentualmente meno come avviene ad esempio in Francia (55,3% contro 64,8%), nel Regno Unito (67,2% contro 71,1%) in Germania (60,7% contro 74,8%) e in Spagna (53,2% contro 55,2%). Complessivamente dal 2007 al 2013 nel nostro Paese, mentre l'occupazione degli italiani calava di 1,6 milioni, quella degli stranieri è aumentata di 853 mila unità raggiungendo un'incidenza del 10,5% sul totale degli occupati. I settori che impiegano di più i lavoratori stranieri sono quello delle costruzioni (19,7%) e quello dell'agricoltura (13,6%). Il lavoro immigrato inoltre, è apprezzato in modo crescente nei servizi di cura (80% del totale). Anche qui però, come rovescio della medaglia, c'è da considerare l'aspetto per cui il lavoro non qualificato continua a costituire la forma principale di inquadramento della forza lavoro straniera il cui tasso di disoccupazione si attesta a quota 17,3%, sopravanzando quello degli italiani di circa 6 punti.

Per Biondelli, è necessario promuovere "politiche attive" di inserimento nel lavoro, "formazione e qualificazione . "Ci sono criticità che non possono essere sottaciute - ha osservato -: a fronte di un lavoro che tiene, ci sono sempre più lavori instabili o meno retribuiti". Il Rapporto rileva anche come il dato sulla crescita della popolazione straniera inattiva abbia raggiunto quota 1.275.343 persone (+ 77mila unità tra il 2012 e il 2013; di questi 52 mila sono gli extra Comunità europea), in gran parte a motivo dei ricongiungimenti familiari. I cosiddetti Neet tra la popolazione immigrata tra i 15 e i 29 anni, cioè le persone inattive e al di fuori dei sistemi formativi, sono invece 385.179, il 66% donne. "Il sistema degli ingressi legati alle "quote flussi" va necessariamente superato - ah commentato Liliana Ocmin, Segretario confederale della Cisl -. Abbiamo, infatti, bisogno di promuovere politiche di ingresso capaci di connettere domanda ed offerta di lavoro in maniera funzionale e coerente con i fabbisogni reali del Paese". (ANSA).


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