Mediterraneo nero, ogni anno 100 mila tonnellate di petrolio

Prima tappa Goletta Verde Straordinaria seguito Costa Concordia
14:52 - 23/07/2014 


(ANSA) - ROMA, 23 LUG - Trentotto milligrammi per metro cubo. Tanti sono gli idrocarburi nelle acque del Mediterraneo. Numeri che fanno del nostro mare il più contaminato al mondo dal petrolio e che rischiano di aggravarsi sotto la pressione quotidiana del 20% di tutto il traffico mondiale di prodotti petroliferi e dal transito di 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna.

Sono questi i numeri ricordati oggi dalla Goletta Verde Straordinaria - l'edizione speciale della celebre campagna di Legambiente che seguirà l'ultimo viaggio della Costa Concordia con tappe quotidiane per raccontare criticità ed eccellenze dei luoghi interessati dall'operazione - nel suo primo giorno di navigazione al seguito del relitto che ha da poco lasciato l'Isola del Giglio. Prima tappa questa sera a Marciana Marina, sull'Isola d'Elba, dove, insieme a diversi esperti, si parlerà proprio del rischio di sversamento di idrocarburi a cui è sottoposto quotidianamente il Mar Mediterraneo. Un fenomeno drammatico come emerge anche dai dati di Unep Map, il programma delle Nazioni Unite per la tutela del Mediterraneo, ogni anno finiscono in questo bacino, e quindi in parte anche sulle coste, oltre 100 mila tonnellate di greggio. "Per avere un termine di paragone, basti pensare che la quantità d'idrocarburi dispersa in mare a seguito dell'incidente della petroliera Haven, avvenuto in Liguria nel 1991, è stata di circa 140 mila tonnellate" si legge in una nota di Legambiente.

Le cause di questo continuo disastro ambientale, al di là dei grandi incidenti, sono da ricercare, secondo l'Associazione Ambientalista in pratiche illegali sempre più diffuse. Il mare italiano è esposto anche al rischio derivante dalle attività di estrazione di petrolio: "nel mare italiano sono già attive 9 piattaforme e 68 pozzi petroliferi e nei prossimi anni il loro numero potrebbe ulteriormente crescere", spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente. (ANSA).


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