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Germogli

La Signora Matematica può fare paura o far conoscere nuovi amici come il Pirata Barbanotte, Dinocornus, Pen. Un percorso pluriennale creativo e rigoroso per alimentare nei bambini curiosità e motivazioni allo studio della matematica.

Tutto nasce dalla telefonata di un’amica, un invito a riflettere sulla paura degli alunni nei confronti della matematica. Siamo due insegnanti di scuola primaria. Pensiamo ai nostri alunni che seguiamo ormai da quattro anni, ci confrontiamo. Ripercorriamo con la mente il tempo trascorso insieme in classe. È l’occasione per risfogliare con criticità i risultati ottenuti, il materiale prodotto in questi anni. Chiediamo agli alunni qualche vecchio quaderno per non dare interpretazioni comode e magari presuntuose.
Ritroviamo e rileggiamo, con un sorriso, i momenti di fine anno dedicati alla Signora Matematica, personaggio che ha accompagnato il loro ed il nostro percorso di apprendimento in questi anni. Ed eccoci
ad osservare, oggi con un occhio diverso, il ritratto della Signora Matematica in classe prima, a leggere la loro “Posta alla Signora Matematica” in classe seconda, a rivedere “Quattro chiacchiere con la Signora Matematica” alla fine della classe terza. Troviamo elencate difficoltà, dubbi, desideri dei nostri alunni e la descrizione dei momenti belli e i momenti brutti, i loro suggerimenti e le loro richieste.
Gli alunni sapevano che eravamo noi insegnanti a ricevere la loro posta, tuttavia, nemmeno in questi scritti ci sembra di poter cogliere alcuna concreta paura.
Che riflessione fare allora? Certo, anche nelle nostre classi vi sono alunni che incontrano difficoltà con alcuni concetti matematici, ma non troviamo tra di loro nessuno che tema, in qualche modo, le ore di matematica.
Abbiamo cercato di capirne il perché partendo dal dato di fatto, rilevato da entrambe, che i nostri alunni aspettano e vivono serenamente le lezioni di matematica. Abbiamo riflettuto insieme su atteggiamenti, impostazioni del lavoro, richieste che hanno favorito, in quest’esperienza, un clima ed un atteggiamento positivo nei confronti della matematica.
Ed eccoci allora pronte a condividere alcune riflessioni che non vogliamo identificare come una metodologia di intervento, né come unità didattiche di lavoro da privilegiare (se ne trovano in abbondanza nelle guide e nelle riviste specializzate), ma piuttosto come “buone pratiche” alle quali, crediamo, sia dovuto il successo del nostro lavoro.
Quest’analisi ci ha ricordato il momento in cui “costrette” ad analizzare le nuove Indicazioni per il Curricolo ci stiamo ritrovate in sintonia con alcuni aspetti evidenziati nella parte generale. (Siamo in sintonia con un gruppo di lavoro del Ministero: dobbiamo preoccuparci?).

Il contesto

La nostra esperienza si è realizzata in una situazione di classi parallele, attualmente (a.s. 2007-2008) due classi quarte della scuola primaria, con la presenza delle stesse insegnanti di matematica fin dalla classe prima.
Ciò ha permesso:
• di condividere sin dall’inizio del percorso l’impostazione metodologico-didattica;
• di progettare settimanalmente e con continuità le attività;
• di confrontarsi verificando e modificando in itinere il prosieguo del lavoro.
La strutturazione dell’orario settimanale ha rappresentato un elemento organizzativo importante in quanto si è sempre riusciti, grazie anche alla disponibilità dei nostri colleghi, a far coincidere le ore di matematica delle due classi. Questo ha consentito la presenza costante di due insegnanti di matematica, alcune volte anche tre, sfruttando la compresenza assegnata all’una o all’altra classe. Conseguentemente, è stato possibile organizzare con più facilità le attività in lavori di gruppo, in lezioni frontali, in gruppi di livello e/o gruppi di recupero a seconda della struttura organizzativa più adeguata.

Valorizzare e accettare

Crediamo che gli alunni abbiano un loro vissuto che, qualunque sia la disciplina, rende impossibile “incominciare da zero”: tutti possiedono esperienze e conoscenze matematiche. È importante, quindi, far sì che ognuno abbia la possibilità di esprimere le proprie abilità, conoscenze e/o competenze. Per questo è stato un nostro forte punto di attenzione la ricerca di dare a tutti, con semplicità, la possibilità di comunicare individualmente ciò che sapevano sul tema da affrontare. Gli alunni sono stati invitati a farlo, all’inizio verbalmente, nelle classi successive per iscritto. Riteniamo importante iniziare con l’accettare tutte le loro idee e solo in un secondo momento, in seguito a una discussione collettiva, incanalare e scindere le informazioni necessarie alla specifica esperienza senza però caratterizzare negativamente (né verbalmente né con mimica e gestualità) le informazioni che vengono accantonate. Nel tempo, questo ha aiutato gli alunni a non temere il giudizio sul loro pensiero.

Favorire un clima di attesa

Grande successo incontrano i “personaggi fantastici” utilizzati abitualmente dagli insegnanti di lingua italiana in classe prima. E allora
perché non utilizzarli con continuità anche nell’insegnamento della matematica? Da quest’idea hanno preso vita, utilizzando spunti forniti sia da unità di lavoro già esistenti sia dalla nostra fantasia:
• la precisa, ordinata, esuberante Signora Matematica (che abbiamo conosciuto in classe prima e da allora non ci ha più abbandonato) che conosce e condivide volentieri giochi e strategie che aiutano ad affrontare le situazioni matematiche difficili (ad esempio mette in lavatrice e centrifuga, per poter risparmiare sulla scrittura, e ne escono simboli matematici marche, formule, regole...);
• il Pirata Barbanotte e la sua simpatica, ma caotica, ciurma sempre alla prese con problemi quotidiani di ogni genere;
• Dinocornus e i suoi amici dinosauri, imprevedibili ma geniali esperti matematici, abitanti di un’isola sperduta in chissà quale mare;
• Pen un piccolo pentagono impertinente e curioso, stufo di vivere in un mondo piatto, ma disposto a condividerne i segreti con i bambini abitanti di un pianeta tridimensionale a lui sconosciuto.
Ed ecco, allora, che tra arrembaggi, cacce al tesoro, affondamenti, incursioni nell’isola dei matematici, conoscenza di nuovi compagni di viaggio “piatti” come se fossero passati sotto un rullo compressore abbiamo potuto accompagnare, attraverso il gioco, i nostri alunni in:
• giochi e attività finalizzati alla scoperta di nuovi concetti (per scoprire un tesoro, per aiutare gli amici, per conquistare un premio);
• esercitazioni e attività (cercando per quanto possibile di proporle con un po’ di caratterizzazione e ironia);
• attività finalizzate alla valutazione (svolgere delle prove per guadagnare più zecchini possibili, al fine di aumentare il tesoro del proprio forziere, per poter ottenere un punteggio sufficiente ad accedere al “Club dei dinosauri”. L’invio di tessere e gadget dava un senso diverso a vere e proprie verifiche);
• momenti di autovalutazione, prima guidata e via via sempre più autonoma (e come sono diventati bravi nell’autovalutarsi, anche quando vi sono degli insuccessi).
Contemporaneamente, questa impostazione delle attività ha permesso a noi insegnanti di:
• creare un clima di attesa: quando gli alunni entrano in classe sperano sempre di trovare “posta per loro” (eppure, vi assicuriamo, poi si lavora!);
• contestualizzare immediatamente l’attività (ad esempio: con la scatola di Pen si entra automaticamente nel mondo della geometria piana, allora basta un filo da pesca per focalizzare l’attenzione sul concetto di linea, un ventaglio per quello sugli angoli…);
• mettere i bambini in situazioni problematiche concrete chiamandoli a cercare possibili soluzioni per risolvere enigmi e problemi dei loro amici fantastici, creando così contemporaneamente motivazione al lavoro e senso all’esperienza matematica;
• fornire libri, schede, materiale strutturato e non per le attività (e allora la “quantità” non li scoraggia, anzi i vari gruppi di lavoro quasi fanno a gara per chi ne riceve di più);
• proporre verifiche, imprescindibili parti di un percorso di apprendimento (nasce da suggerimenti degli alunni l’idea di togliere semplicemente il termine “verifica” e di intitolare la stessa prova in altro modo come, per esempio, “Siete pronti per la caccia al tesoro?”, “Operazioni dopo operazioni... siamo diventati dei campioni”, “Un angolo tutto per voi. Forza, sarà un successo!”);
• lavorare sulla valutazione e l’autovalutazione per far prendere coscienza agli alunni delle abilità acquisite, dell’importanza delle esercitazioni individuali ulteriori, dando così un senso al mero esercizio (apparentemente noioso, ma necessario) e ai compiti a casa.
È evidente che gli alunni hanno sempre saputo che i personaggi fantastici erano creati dalle insegnanti, ma ciò, vi assicuriamo, non ha assolutamente precluso l’utilizzo del personaggio stesso. Anzi, ogni anno i bambini ci chiedono quale sarà il loro nuovo compagno di avventura.

A cosa serve

Come insegnanti ci siamo più volte chieste se alcuni contenuti fossero davvero indispensabili. Per esempio: la proprietà distributiva nella divisione a cosa serve, almeno agli alunni di scuola primaria? (SOS! Qualcuno sa dirci perché e quando nella vita si utilizza?)
In alcune situazioni, quindi, abbiamo osato attuare delle scelte tralasciando alcuni argomenti per privilegiarne altri. Tali scelte sono talvolta state condivise con gli alunni (alcuni dei quali sono molto attenti a rilevare e confrontare il programma svolto con le proposte fornite dal sussidiario).

L’ora dello studio

Cosa fare poi per creare schemi riassuntivi (il famoso quadernone delle regole) che siano il frutto di un lavoro creato e condiviso in classe ?
Attuando alcuni suggerimenti forniti dai corsi di aggiornamento o dalla letteratura, ci siamo cimentate nell’impostazione dell’apprendimento collaborativo e/o cooperativo (e qui, certamente, ne saprete più di noi).

Pro-gettare per progettare

È indubbio che la progettazione e la preparazione delle diverse attività spesso impegna ben oltre la funzione docente, ma pensiamo che il tempo speso nella programmazione venga ripagato da un buon clima di lavoro che permette ai bambini, ma anche a noi insegnanti, di stare bene in classe.
Inoltre, per noi, le programmazioni rappresentano anche piacevoli momenti settimanali di riflessione, creazione e, non ultimo, di sano divertimento durante i quali ritrovare il piacere di ridere e scherzare lavorando che dovremmo davvero riuscire a non
perdere mai.
E per gli alunni? Anche in questo abbiamo cercato di renderli partecipi progettando insieme tempi, obiettivi, contenuti con il “Menu mensile” (Cosa si mastica in matematica questo mese?)

In conclusione

Pensiamo davvero che, alla fine della classe quinta, i nostri alunni non avranno affrontato più contenuti matematici e/o acquisito maggiori abilità di altri, però vogliamo credere di avere trascorso insieme, bambini ed insegnanti, dei bei momenti in compagnia della Signora Matematica nella convinzione che la qualità del tempo scuola sia un elemento importante nel percorso scolastico di tutti gli alunni, siano essi capaci o meno.
E, dopo questi pensieri da insegnanti, vi proponiamo quelli suggestivi di un matematico contemporaneo pubblicati sui quotidiani in occasione dell’ultimo Festival della Matematica (Roma, marzo 2008).
Alla domanda su quale fosse l’idea emergente per cambiare il modo di insegnare la matematica e renderla più attraente, Piergiorgio Odifreddi, organizzatore del Festival, rispose:
Il Festival è proprio il tentativo di mostrare ad un giovane cosa è effettivamente la matematica: oltre alle formule e alle equazioni, che ovvio sono la tecnica, c’è molto altro.[…] è chiaro che non puoi fare matematica senza risolvere gli integrali o imparare le tabelline. La stessa cosa succede nella musica: non puoi farne di buon livello se non impari prima la solfeggiatura o le scale, ma l’importante è non fare solo quello. E allora ci si diverte con i brani più orecchiabili e poi si studiano le sinfonie, e ti confronti con la musica vera, al di là della tecnica”.

Emanuela Angiari
Manuela Ferrari Trecate

 

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