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Memoria e coscienza

Più che nella storia, l’unicità di Auschwitz sta nella memoria e nella coscienza, nel fatto cioè che rappresenta una svolta capace di far cambiare il nostro rapporto con la Storia ed il Mondo. Alle vittime di Auschwitz si rende miglior servizio facendo sì che servano esse stesse a denunciare le altre vittime, passate e presenti, dell’oppressione.
(Bravo A., Foa A., Scaraffia L. (2003), I Nuovi fili della memoria. Uomini e donne nella storia. Per le Scuole superiori. Dal 1900 a oggi, Laterza, Bari-Roma.)

Appropriarsi, rispettare l’esperienza degli altri e ciò che hanno provato, non ignorarla solo perché essa ha riguardato il passato, invece del presente: è ciò che abbiamo tentato di proporre attraverso questo lavoro. Abbiamo pensato, infatti, che la creazione di questo calendario potesse essere il modo migliore per scuotere, di giorno in giorno, le sensibilità, qualche volta sopite e indifferenti, dei nostri genitori, dei nostri fratelli, dei nostri amici.
Siamo stati i primi ad essere toccati dal numero e dalla natura delle testimonianze, delle memorie, dei documenti, delle immagini, talvolta sconosciuti, che abbiamo consultato nel corso del lavoro.
(Anno scolastico 2004-2005, classe 5B PNI, Liceo scientifico E. Bérard, Aosta)

Cosa resta oggi della follia che ha portato alle leggi razziali e ha creato quel profondo dolore che sgorga dalle bocche di generazioni uccise ancora bambine?
Restano il ricordo e la memoria. Dalle loro stesse parole cercheremo di far rinascere emozioni, paure e angosce che accompagnarono le vittime dei Lager nel loro inesorabile cammino verso la morte. Per non dimenticare mai cosa può fare la bestia umana se lasciata sciolta, libera di agire con tutta la sua ferocia. Per non dimenticare mai. Da qui il tentativo di ricercare brani particolarmente significativi, letti con tecniche teatrali e accompagnati da musiche suggestive e immagini fortemente simboliche, con l’intento di suggerire riflessioni, ma anche di provocare emozioni, sentimenti e dolori e di far rivivere quegli atroci momenti, per non dimenticare mai.”

(Anno scolastico 2004-2005, classe 4A e 5A, Liceo scientifico Binel-Viglino, Pont-Saint-Martin)

“Sono passati ormai più di sessant'anni dalla Resistenza, un momento particolarmente drammatico della storia del nostro paese, che ha provocato lacerazioni profonde tra italiani, ma che ha lasciato un'importante eredità. L'occasione della partecipazione a questo concorso ci ha consentito di conoscerla, […] ha acceso la nostra curiosità e rafforzato la nostra decisione di conoscere quel “tempo della scelta” che ha coinvolto ragazzi, nostri coetanei, e cambiato in maniera irreversibile il loro destino. Così, attraverso la lettura di testi, diari e documenti custoditi negli archivi dell'Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Valle d'Aosta, abbiamo capito che la lotta armata è stata una tappa fondamentale per la formazione di una cittadinanza democratica e consapevole, ma che essa non può essere separata dalla Resistenza silenziosa dei civili, soprattutto dei contadini e dei montanari che hanno incontrato e aiutato i partigiani, subendo poi le rappresaglie nazifasciste per averli protetti. Speriamo attraverso il nostro lavoro di sollecitare in altri l'esigenza di conoscere questo importante momento della nostra storia e soprattutto di comunicare anche ad altri il messaggio morale che la Resistenza ci ha lasciato.”
(Anno scolastico 2005-2006, classe 4B PNI, Liceo scientifico E. Bérard, Aosta)

“Percorrendo questi luoghi impregnati di storia e questi sentieri, attraversando i ponti e i boschi, guardando le rovine, le lapidi, i monumenti, i muri delle case sulle quali possiamo ancora vedere i fori delle pallottole, ascoltando le testimonianze delle persone che all’epoca della guerra avevano vent’anni, abbiamo imparato a guardare questi luoghi in modo diverso, più profondo e cosciente. Ci siamo anche resi conto che qui la memoria è ancora viva: grazie al ricordo che è lontano dal dileguarsi, essa è ben presente nella vita di tutti gli abitanti di questi villaggi, anche di coloro che non hanno partecipato attivamente alla Resistenza.
Con questo lavoro speriamo di riuscire a trasmettere la voce del vento che ci ha accompagnati.”

(Anno scolastico 2006-2007, classe 5A, Liceo scientifico Binel-Viglino, Pont-Saint-Martin)

Queste parole degli studenti costituiscono una sintesi efficace delle motivazioni che possono spingere un insegnante a proporre alle proprie classi la partecipazione a concorsi su tematiche che, pur facendo parte del curriculum scolastico di storia, possono ricevere un valore aggiunto, attraverso un coinvolgimento più personale ed attivo rispetto alla tradizionale lezione in classe che generalmente si sviluppa in una interazione tra docenti, ragazzi e libri di testo su di un piano quasi esclusivamente teoretico. La costruzione di un percorso di approfondimento individuale o in classe che si concretizza in ricerche d’archivio e/o sul territorio, letture di memorialistica, contatti personali con protagonisti di eventi storici epocali (ex-deportati, partigiani…), o con personalità che difficilmente incontrerebbero nel normale lavoro scolastico (storici, politici, economisti, ecc.), si traduce in un’esperienza di memoria diretta di cui gli studenti diventano protagonisti e non solo fruitori.
L’esito più fecondo di un lavoro di questo tipo sta nel modificare il rapporto degli alunni sia con la scuola sia con la storia. Infatti, prima di tutto, essi colgono il rapporto tra scuola e territorio come qualcosa di vivo e dinamico e, nello stesso tempo, vedono negli eventi della Storia, sia locale che generale, momenti fondamentali di formazione dell’identità individuale e collettiva.
Un’ulteriore opportunità è data dal diverso approccio con la storia, disciplina scolastica troppo spesso poco amata, anche perché non se ne valorizza la complessità che contribuisce a maturare nei ragazzi la capacità di cogliere, oltre il dato, la fitta rete di relazioni che unisce sia ambiti diversi (politica, economia, società, cultura), sia il piano della Storia collettiva con quello della storia personale.
La storia, alla luce dell’esperienza svolta, si trasforma in un ambito in cui inserire il proprio lavoro, ponendosi come parte attiva del discorso e della ricerca storica. Gli studenti si avvicinano a musei, biblioteche, luoghi della memoria con spirito diverso. Non si tratta più soltanto di uno studio prettamente teorico, ma di far parlare i documenti, di stabilire un rapporto interattivo con essi. Da questo momento, non si passa più distrattamente davanti ad una lapide o ad un monumento: ci si ferma perché esso viene riconosciuto come testimonianza di una tappa non solo della Storia generale, ma della propria storia individuale.
Ecco quindi che la storia diventa laboratorio in cui inserire lavori frutto di un impegno personale e volontario che si aggiunge certo allo studio del programma scolastico, ma che consente di mettere alla prova le proprie competenze e le capacità maturate.
Le parole dei ragazzi che aprono questa riflessione mettono in luce anche come, attraverso questi lavori, essi si assumano la responsabilità di accogliere le testimonianze dei protagonisti di alcuni momenti emblematici della Storia e il compito di trasmetterne il messaggio. La conoscenza storica diventa così anche l’occasione, auspicata da questi stessi protagonisti, di passare il testimone della memoria alle nuove generazioni.
Riconosciuto il valore formativo di queste attività, si tratta comunque di inserirle tra gli impegni scolastici che spesso, per ragioni di tempo, lasciano scarso spazio alla creatività. Ciò significa che, sia per i ragazzi sia per gli insegnanti, la maggior parte del lavoro si svolge in orario extrascolastico soprattutto se sono implicati solo alcuni allievi particolarmente interessati, nel caso quindi in cui non sia possibile coinvolgere, per ragioni diverse, l’intera classe.
Nonostante le difficoltà di organizzazione, tuttavia, alcuni momenti sono condivisi e rimangono come tappe fondamentali dello svolgimento stesso del programma di storia e di educazione civica per tutti gli allievi. Così, per esempio, l’inquadramento generale del tema che si intende approfondire (la deportazione, la Resistenza, ecc.) o gli incontri con esperti (docenti universitari, testimoni, politici), o ancora la partecipazione a conferenze su tematiche attinenti sono rivolti all’intera classe e costituiscono un’occasione di arricchimento per tutti gli studenti. Infine, i ragazzi coinvolti nel progetto espongono ai propri compagni il loro lavoro, chiedendo loro suggerimenti, eventuali critiche e una valutazione complessiva, prima di consegnarlo agli organizzatori dei concorsi.
Dopo l’impostazione iniziale da parte dell’insegnante, i ragazzi generalmente procedono in modo autonomo, sviluppando capacità di organizzazione dei materiali sia sul piano teorico sia sul piano pratico. Spesso, infatti, il prodotto finale viene presentato in forma multimediale, dando così agli allievi la possibilità di valorizzare competenze che hanno acquisito al di fuori della scuola.
Non è da sottovalutare, infine, il significato che assume per gli studenti la gratificazione che ricevono, in merito alle loro capacità e conoscenze, nel momento in cui la validità dei loro lavori viene riconosciuta anche all’esterno della scuola. Riescono a comprendere, in questo modo, che il lavoro scolastico ha una valenza anche per chi è esterno al mondo della scuola, confermando il valore sociale del loro impegno come alunni.

CONCOURS DE LA RÉSISTANCE ET DE LA DÉPORTATION

Abbiamo partecipato al concorso, organizzato ogni anno dall’Académie de Grenoble – Inspection Académique de la Haute-Savoie e aperto alle scuole della Valle d’Aosta all’interno del progetto Interreg.
Sulle tematiche della Resistenza e della Deportazione, le classi quarte e quinte sezione A del Liceo Scientifico di Pont-Saint-Martin negli anni si sono anche impegnate in altre attività, quali la preparazione della Giornata della Memoria (a.s. 2004-05), concorsi regionali, ad esempio il “Concorso Scolastico sulla Resistenza” (a.s. 2003-04 e a.s. 2006-07), organizzato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, il concorso “Filmare la storia” (a.s. 2004-05 e a.s. 2006-07), organizzato dall’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino.
Trattandosi di un concorso promosso da un’organizzazione francese, gli studenti hanno dovuto presentare i loro prodotti in forma bilingue.
È evidente, dunque, che la collaborazione degli insegnanti del consiglio di classe, e spesso non solo di quello, risulta fondamentale: le tematiche proposte nei diversi concorsi, infatti, fanno in genere riferimento ad un patrimonio culturale che si esprime, oltre che nella saggistica di carattere storico, nella memorialistica, nella narrativa, nella storia dell’arte; quando poi i lavori sono in formato multimediale, le competenze del docente responsabile del sistema informatico della scuola diventano pressoché indispensabili.
Il progetto può diventare, pertanto, anche una favorevole occasione per costruire un percorso pluridisciplinare, mediante il quale si rafforzano negli studenti, oltre alle conoscenze, anche competenze trasversali, come quelle di analisi, sintesi, argomentazione.
L’attività di preparazione e di approfondimento si svolge prevalentemente in orario extrascolastico.
Tutte le attività presentate da studenti valdostani hanno avuto riconoscimenti importanti.
La premiazione del concorso avviene durante una solenne cerimonia che si svolge ogni anno ad Annecy intorno all’8 maggio, festa nazionale francese. In tale occasione vengono donati libri di carattere generale sulla Resistenza e la Deportazione o più specifici sul tema proposto dal concorso; inoltre, ad un allievo per ogni classe partecipante (sia francese che valdostana) viene offerto un viaggio ricompensa organizzato dalla Conféderation Nationale des Combattants Volontaires de la Résistance in un campo di concentramento tedesco.

 

Lucilla Chasseur
Mirello Dondoglio

 

 

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