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Good morning Ernie! Una giornata alla scuola elementare

Un’alchimia di professionalità, sensazioni, collaborazione, voglia di mettersi in gioco, trasformano Un’esperienza di tirocinio alla scuola elementare in una sperimentazione linguistica.

Nel corso dell’anno scolastico 2000-2001, l’incontro "sul campo" tra due insegnanti provenienti da ordini di scuola diversi, è nato dall’esigenza, per Nadia di effettuare le ore di tirocinio richieste nella formazione finalizzata al conseguimento dell’idoneità all’insegnamento nelle scuole elementari, prevista dall’ultima sessione riservata (O.M.33/ 2000), svoltasi ad Aosta nell’autunno scorso.

Il desiderio di trasformare un obbligo formale in una sperimentazione formativa ha determinato la scelta di una scuola elementare nel cui Piano dell’Offerta Formativa fosse introdotto l’insegnamento della lingua inglese in orario scolastico.
Grazie al consenso del capo d’Istituto, le nove ore previste di tirocinio sono state quindi realizzate nell’Istituzione Scolastica della Comunità Montana Monte Cervino 1, alla scuola elementare di Chambave dove l’insegnante Tiziana Money sperimenta, nelle proprie classi, l’introduzione della lingua inglese per il secondo anno.
Di comune accordo le insegnanti stabiliscono di effettuare, alternativamente, momenti di osservazione e momenti di conduzione delle attività durante un’intera gior-nata, dal momento dell’ingresso degli scolari in classe la mattina, alla loro uscita a fine pomeriggio, per permettere all’insegnante delle medie di vivere i ritmi della classe e quindi di avere una visione d’insieme più completa, dello svolgimento di una normale giornata di scuola.
E’ stato dunque concordato un breve percorso didattico in lingua inglese da proporre nella classe quinta elementare. Le ore di programmazione necessarie ad organizzare in modo puntuale le attività sono state anche l’occasione per confrontare i propri stili di insegnamento che non si sono rivelati così distanti.

I protagonisti

Gli alunni
La classe quinta elementare di Chambave, composta da 12 alunni, 7 femmine di cui due di origine extracomunitaria, inserite da 5 anni, e 5 maschi.

Tiziana Money
Insegnante di scuola elementare, impegnata fino al 1996 come insegnante di sostegno, attualmente insegna nella scuola di Chambave. Segue la formazione regionale per l’introduzione della lingua inglese nella scuola elementare.
Fa parte del " Groupe Valdôtain d’Éducation Nouvelle ", per il quale, come per il " Groupe Français d’Éducation Nouvelle " :
" toute éducation (...) est un lieu de construction des savoirs et donc de construction de la personne (...). L’éducation nouvelle affirme que les valeurs ne peuvent exister que dans des pratiques qui les construisent. Ce qu’elle porte ce sont des outils et des dynamiques d’actions, de pensées alternatives et solidaires ".

Nadia Rosaire
Insegnante di francese nella scuola media dal 1989, con una parentesi di tre anni di insegnamento della lingua inglese e di due anni come insegnante specializzata di sostegno nella scuola media inferiore e superiore.

Il parere di Nadia

Nonostante le apparenti differenze tra i due ordini di scuola, ci ha sostenuto una precisa intenzionalità pedagogica e il desiderio di imparare in modo reciproco, senza il timore di essere giudicate. Si è quindi scelto di lavorare in compresenza, per svolgere una reciproca osservazione sia per una evidente esigenza mia, la tirocinante, sia per fornire a Tiziana, l’insegnante titolare, un punto di vista esterno sulla classe.
La conduzione dell’attività in lingua inglese mi è stata affidata per fornire ai ragazzi l’occasione di una "convivenza" diversa con la lingua.
Considerato il livello della classe e gli argomenti svolti, si è deciso di proporre la canzone Ernie che si inseriva bene nel percorso didattico svolto dai ragazzi.

La lezione d’inglese

Al mio arrivo mi presento alle maestre come una collega delle medie che viene a vedere come si lavora alle elementari. L’accoglienza è buona. Inizio le mie osservazioni. Ho l’occasione, durante l’intervallo, di conoscere l’organizzazione oraria settimanale e di leggere il giornale di Tiziana nel quale è annotato e commentato ciò che si realizza in classe. Ho trovato questo strumento utilissimo per seguire l’andamento in itinere della situazione in classe.
Si procede quindi verso la classe quinta. L’aula è luminosa, bagnata dalla luce di cinque finestre; i banchi sono disposti a T a gruppi di tre, scelta voluta dai ragazzi stessi; la cattedra è a lato. I 12 alunni sono al loro banco. Quando entro in classe un’alunna, non dà il tempo a Tiziana di presentarmi e dice: "E’ Nadia?". La maestra aveva detto ai ragazzi che un’insegnante delle medie, di nome Nadia, sarebbe venuta in classe.
L’insegnante mi illustra una situazione-problema di storia che affronterà con i ragazzi nel pomeriggio.
I ragazzi si preparano in modo autonomo e con entusiasmo alla lezione d’inglese: prendono il loro quaderno, mi chiedono in italiano se devono scrivere la data, se possono cantarmi l’alfabeto...
Prendo la parola in inglese dicendo di voler imparare i loro nomi e propongo una presentazione/gioco per memorizzarli. Per non annoiare i ragazzi, che già conoscono i nomi dei loro compagni, suggerisco di aggiungere al loro nome anche un numero in inglese.
I ragazzi sono molto attenti e concentrati. Il gioco riesce, solo qualcuno tentenna, ma tutti vogliono ripetere tutti i nomi e tutti i numeri. Chiedo poi alla classe di ascoltare la cassetta su cui è incisa la canzone e di cercare di capire di cosa si tratta. Già al primo ascolto qualcuno si muove a ritmo. Al secondo ascolto chiedo di annotare quello che capiscono e poi seguo lo schema preparato.

Ad un certo punto un bambino mi chiede "Do you like apples?" sorrido e rispondo "Yes, I do". Riprendiamo con l’ascolto e cerco di valorizzare le intuizioni o gli avvicinamenti. Qualche bambino propone quello che pensa di avere sentito; per esempio: "Uers... Endy", oppure "It’s Endy" Qualcuno collega il nome Endy al titolo: scrivo allora il nome ERNIE alla lavagna e chiedo: "Who’s Ernie?" Rispondono: "A boy", "A student". Continuo: "Who’s speaking?" Rispondono: " A teacher", "students". Scrivo alla lavagna: "Who say: Here I am?" "Uno solo" rispondono in molti. Chiedo "Who is it ?" non capiscono, allora mi aiuto con il gesto della mano. Loro dicono: "E’ un bambino" io rispondo "Yes, it’s Ernie!" Invito i bambini a ricostruire la scena. Dico e scrivo alla lavagna "Ernie is late". Non conoscono la parola late, allora dico "Students are in the classroom. Ernie isn’t here" e scuoto la testa. Chiedo poi "Where’s Ernie?" Una bambina dice "è a casa", un altro "è malato". Dico: "No, because now Ernie is in the class. Why do students say goodbye?". Qualcuno intuisce e dice "forse è in ritardo" "Yes, he’s late" e mostro nuovamente la frase che avevo scritto alla lavagna. Dopo un successivo ascolto, chiedo di ricostruire il testo della canzone utilizzando le parole individuate e scritte alla lavagna in ordine sparso.
Passo quindi la fotocopia del testo completo. Riascoltano leggendo, cantando tutti insieme e poi alternandosi nei vari ruoli.
Alle 12h30 i ragazzi si preparano per scendere alla refezione. Qualcuno canticchia qualche strofa della canzone. Mi salutano: "bye, bye". Curioso nei loro quaderni e mi accorgo che una bambina aveva scritto quasi completamente il testo.
Nella pausa pranzo, discuto con l’insegnante delle reazioni dei bambini e ci accordiamo per un incontro di valutazione. Al ritorno in classe, al pomeriggio, i ragazzi sono invitati a recarsi al piano superiore dove, divisi in gruppi, continuano il lavoro assegnato il giorno precedente sulla situazione-problema di ambito storico (ma questo argomento meriterebbe uno spazio a sé).
L’ultima ora della giornata è ancora dedicata alla lingua inglese. Si riprende la canzone, i bambini mimano la situazione, tutti vogliono interpretare tutti i ruoli con e senza l’ausilio della musica. Al termine, proponiamo un test di autovalutazione. Emergono delle interessanti osservazioni, alcune delle quali sono qui riportate.

Prima di uscire, due bambine vogliono ancora recitarmi un breve dialogo imparato con la loro maestra".

Le nostre riflessioni dopo la giornata vissuta in classe

Secondo noi l’esperienza è risultata decisamente positiva sia sul piano della relazione con gli alunni sia sul piano della programmazione e della realizzazione degli interventi.
La sintonia tra noi, l’atteggiamento di reciproco apprendimento, la disponibilità allo scambio di esperienze didattiche provenienti da diversi ordini di scuola hanno fatto da sfondo alle attività.
I ragazzi hanno percepito e condiviso la calorosa accoglienza della loro maestra. Gli alunni sono sembrati a loro agio e abituati a lavorare con diverse persone. E’ stato singolare percepire le loro curiosità e i preconcetti sulla scuola media.
L’approccio utilizzato in classe è stato di carattere comunicativo, basato sull’esposizione degli alunni ad una produzione orale, scegliendo come nucleo argomentativo una situazione scolastica in cui si potevano ritrovare.
Si sono dimostrati ben disposti verso la lingua inglese e molto motivati nell’apprendimento.
L’esclusivo uso dell’inglese da parte dell’insegnante li ha esposti ad una "quantità" di lingua forse maggiore di quanto essi potevano comprendere, ma li voleva anche abituare allo stress di non capire tutto subito come succede nella propria lingua madre, anche nella vita quotidiana, in cui non sempre tutto ciò che si ascolta viene completamente compreso, o comunque non sempre le informazioni contenute nel messaggio vengono recepite e utilizzate da chi ascolta.
La scelta però di proporre un’attività di sicura riuscita per tutti, voleva proprio essere un rinforzo positivo e un’occasione per loro di provare il gusto di far qualcosa di divertente con gli elementi, in parte conosciuti, di una lingua che stanno scoprendo.
Siamo, tutte e due convinte che l’aspetto ludico sia l’approccio fondamentale e la musica un fattore determinante nel processo di acquisizione della terza lingua.
Quando gli alunni ripetevano il canto, già operavano un processo di memorizzazione, senza ansia, senza troppa paura di sbagliare. Abbiamo sfruttato poi la predisposizione dei bambini a fare finta di essere capaci di interpretare ruoli e giocare ad essere persone diverse da sé.
Il tipo di interazione avuto dall’insegnante tirocinante con i ragazzi li ha portati ad assumere comportamenti più adulti, non si sono infatti manifestati presso alcuni di loro atteggiamenti di infantile rifiuto, pur essendo stati collocati in una situazione di difficoltà relativamente superiore alle loro abitudini, in quanto l’insegnante ospite, esterna alla scuola, ha condotto l’intera lezione in lingua inglese. Inoltre la modalità di conduzione dell’attività, ha portato i ragazzi a concentrarsi su quanto passava a livello fono-linguistico. E’ stato significativo per gli alunni il fatto di essere stati condotti da un’insegnante venuta da fuori. I ragazzi sono stati completamente assorbiti dall’attività proposta senza interpellare mai l’insegnante titolare che in quel momento fungeva da osservatrice, in fondo alla classe.
La motivazione, un buon clima educativo, il rispetto per il vissuto emotivo degli alunni, sono stati il fondamento di questa breve avventura educativa.

Tiziana Money
Insegnante di scuola elementare a Chambave (Istituzione scolastica Monte-Cervino 1)

Nadia Rosaire
Insegnante di francese alla scuola media "M. Ida Viglino" di Villeneuve.

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