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Cercare... con le metafore

Cercare i significati dell'Autonomia scolastica con l'aiuto delle metafore, come hanno fatto relatori e congressisti al Convegno di Saint-Vincent, è un "exercice de style" che ci ha stimolato molto. Riportiamo in queste due pagine alcune metafore invitandovi anche a segnalarci, nei prossimi numeri, di "quale metafore siete".
Ci piacerebbe in oltre sapere quali immagini, quali pensieri trasversali vi aiutano a capire e a vivere la scuola, le sue trasformazioni e le sue contraddizioni.
La metafora dunque come strumento per mettere in luce, capire ed interpretare la scuola in una fase complessa di transizione. Chi lavora oggi nella scuola si trova alle prese con una realtà cangiante in continua trasformazione; è esploratore in un terreno sconosciuto o che cambia repentinamente. Muoversi nel labirinto è difficile. A detta di J. L. Borges, ci si può perdere, e quando ci si perde occorre trovare dei punti di orientamento. L'imperativo etico degli insegnanti, come lo ha ricordato Lauro Colangelo con la citazione tratta da L. Carroll, è quello di non fermarsi mai, di continuare a cercare anche senza sapere bene che cosa, anche se ciò che si trova è effimero. Parole di Antoine de Saint-Exupéry forse applicabili oggi al concetto ricorrente di "successo formativo".
L'importanza decisiva dell'organizzazione dell'equipaggio a bordo delle navi inglesi ha contribuito non poco alla fortuna britannica sui mari influendo significativamente sul corso della storia mondiale.
Questa metafora mette in luce, con un episodio così significativo per la nostra storia, quanto l'organizzazione e la capacità di collaborazione possano contribuire davvero a "fare la differenza".

«L'equipaggio delle navi era composto da persone di diversa estrazione sociale, avventurieri e gente con conti aperti con la giustizia, ma anche figli cadetti di aristocratici. Tutti indistintamente dovevano iniziare dalla gavetta come mozzi a bordo delle navi in modo da essere in grado di svolgere flessibilmente ogni ruolo ed essere intercambiabili in tutte le evenienze: battaglie navali, tempeste, epidemie ecc. I marinai salivano poi nella gerachia a bordo secondo le loro reali capacità dimostrate sul campo e il carisma che esercitavano sull'equipaggio.
Questo era il famoso approccio pragmatico inglese secondo la dura legge del mare, decisivo ad esempio durante la famosa battaglia nel Canale della Manica contro la strapotente "Invincibile Armada" di Filippo il Bello di Spagna nel 1588. Le piccole e leggere navi inglesi, più agili e meglio governate, hanno avuto la meglio (complice anche una tremenda tempesta) sui poderosi galeoni spagnoli, carichi di nobili guerrieri con armi e cavalli, che trattavano con distacco la vile ciurma incaricata di trasportarli sulla terraferma. L'esito di questa battaglia ci ha liberato nientemeno che dall'Inquisizione e dall'auto da fe...».

Citazione di Annabella Cabianca
da «Storia della società inglese» - Georges Macauley Trevelyan, storico

«Il convoglio navale dei docenti navigava nel mare dell'autonomia decimato (metafora) dai siluri dei sommergibili che solcavano i marosi scolastici. Suggestivi i nomi delle unità: "Gattopardo", "Burocrazia" e "Disillusione". I navigli erano scortati dalle due portaerei d'attacco, la "Ministeriale" e la "Regionale". I proiettili avevano aperto vuoti paurosi tra le comode poltrone della sala Congressi; del resto ognuno conteneva 30 Kg di un micidiale esplosivo, l'"Approccio contrastivo di metacognizione". Come il caffè della pausa lavori: tutti e due non perdonavano».

Giorgio Fragiacomo
insegnante

«Narrano gli uomini degni di fede (ma Allah sa di più) che nei tempi antichi ci fu un re delle isole di Babilonia che riunì i suoi architetti e i suoi maghi e comandò loro di costruire un labirinto tanto involuto e arduo che gli uomini prudenti non si avventuravano ad entrarvi, e chi vi entrava si perdeva. Quella costruzione era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini. Passando il tempo, venne alla sua corte un re degli arabi, e il re di Babilonia (per burlarsi della semplicità del suo ospite) lo fece penetrare nel labirinto, dove vagò offeso e confuso fino al crepuscolo. Allora implorò il soccorso divino e trovò la porta. Le sue labbra non proferirono alcun lamento, ma disse al re di Babilonia ch'egli in Arabia aveva un labirinto migliore e che, a Dio piacendo, gliel'avrebbe fatto conoscere un giorno. Poi fece ritorno in Arabia, riunì i suoi capitani e guerrieri e devastò il regno di Babilonia con sì buona fortuna che rase al suolo i suoi castelli, sgominò i suoi uomini e fece prigioniero lo stesso re. Lo legò su un veloce cammello e lo portò nel deserto. Andarono tre giorni, e gli disse: "Oh, re del tempo e sostanza e cifra del secolo! In Babilonia mi volesti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora l'Onnipotente ha voluto ch'io ti mostrassi il mio, dove non ci sono scale da salire, né porte da forzare, né faticosi corridoi da percorrere, né muri che ti vietano il passo".
Poi gli sciolse i legami e lo abbandonò in mezzo al deserto, dove egli morì di fame e di sete. La gloria sia con Colui che non muore».

Citazione di Lauro Colangelo
tratta da L'Aleph, I due re e i due labirinti - J. L. Borges


[Alice, rivolgendosi al Gatto del Cheshire]
«Vorresti dirmi di grazia quale strada prendere per uscire di qui?»
«Dipende soprattutto da dove vuoi andare», disse il Gatto.
«Non m'importa molto...» disse Alice.
«Allora non importa che strada prendi» disse il Gatto.
«... purché arrivi in qualche posto», aggiunse Alice a mo' di spiegazione.
«Ah, per questo stai pure tranquilla», disse il Gatto, «basta che non ti fermi prima».

Citazione di Lauro Colangelo
tratta da Alice nel Paese delle meraviglie - L. Carroll

- Mais vous êtes géographe !
- C'est exact, dit le géographe, mais je ne suis pas explorateur. Je manque absolument d'explorateurs. Ce n'est pas le géographe qui va faire le compte des villes, des fleuves, des montagnes, des mers, des océans et des déserts. Le géographe est trop important pour flâner. Il ne quitte pas son bureau. Mais il y reçoit les explorateurs. Il les interroge, et il prend en note leurs souvenirs. Et si les souvenirs de l'un d'entre eux lui paraissent intéressants, le géographe fait faire une enquête sur la moralité de l'explorateur.

(...)
Donc, quand la moralité de l'explorateur paraît bonne, on fait une enquête sur sa découverte.
- On va voir ?
- Non. C'est trop compliqué. Mais on exige de l'explorateur qu'il fournisse des preuves. S'il s'agit par exemple de la découverte d'une grosse montagne, on exige qu'il en rapporte de grosses pierres.

(...)
- J'ai aussi une fleur.
- Nous ne notons pas les fleurs, dit le géographe.
- Pourquoi ça ! c'est le plus joli !
- Parce que les fleurs sont éphémères.

Citation de Lauro Colangelo
tirée du Petit Prince - Antoine de Saint- Exupéry

 

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