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Scoprire una Mostra

Anche in Valle d'Aosta, la Soprintendenza ai Beni Culturali ha proposto un primo approccio alla didattica museale. 40 classi tra materne, elementari, medie e superiori hanno partecipato con interesse all' iniziativa.

Il centro St-Bénin è un luogo che negli anni si è trasformato. Nel 1050 circa viene citata per la prima volta la chiesa di Saint-Bénin, che acquista importanza con il passaggio ai canonici del Gran San Bernardo. Nel 1597 gli edifici vennero destinati alla costruzione di un collegio di studi diretto, nel tempo da molteplici congregazioni religiose. Nel 1888 diventò convitto F. Chabod, passò inseguito alle Istituzioni culturali della Valle d'Aosta, divenendo, quello che è tuttora, uno spazio deputato allo svolgimento di mostre temporanee. All'interno di questo spazio si è svolta ad Aosta dal 18.12.1999 al 7 maggio 2000 l' esposizione:

"Arte popolare valdostana".

Ho partecipato alla progettazione scientifica della mostra in veste di supporto etnografico. La mia preparazione è infatti molto particolare. Ho svolto una tesi di antropologia museale, ossia ho studiato i manufatti propri di una cultura e ne ho osservato la loro musealizzazione. In seguito, all'interno di alcuni musei, mi sono occupata di capire come gli oggetti esposti possano essere fruiti dai visitatori. Dopo l'esperienza della progettazione scientifica, ho proposto alla Sovrintendenza dei beni culturali di Aosta di poter continuare a lavorare nella mostra dedicata alla "Collezione Brocherel". Ho richiesto di potermi occupare del pubblico più giovane, cercando di stabilire un contatto diretto tra l'opera e i visitatori.
Il progetto proposto è rivolto agli allievi di ogni fascia scolare: bambine e bambini delle scuole materne e elementari, ragazzine e ragazzini delle scuole medie e ragazze e ragazzi delle scuole superiori.
Con l'Istituto d'Arte di Aosta, in particolare, si è progettata un'attività articolata in più incontri legata all'osservazione diretta dell' oggetto.
La metodologia didattica adottata è la visita laboratoriale, di un'ora circa, che permette di visitare la mostra per poi passare all'aspetto più creativo del laboratorio.
La mostra in questione racchiude un forte valore tradizionale e sacrale sottolineato dall' area espositiva.
Una porticina, senza preludere a nulla, ci immette mestamente nell'antico convento. Sicuramente l'entrata non ricorda i fieri portali delle grandi esposizioni, frequentate da migliaia di visitatori, ma, nel totale silenzio proprio dei luoghi sacri, ci sentiamo trasportati al suo interno. I visi dei visitatori, a ridosso dell'entrata, esprimono attesa; mentre si attraversa il lungo corridoio, rivestito di un tappeto rosso scuro, ci si avvicina alla mostra, mondo artefatto di cui spesso nulla conosciamo. Aperta infine l'ennesima porta di vetro, ecco apparire nello splendore e nella sua interezza l'esposizione.
Ho sempre cercato di stabilire un rapporto diretto e semplice con i giovani visitatori, perché credo fortemente che sentirsi a proprio agio, in luogo così austero come il centro St-Bénin, sia fondamentale per la comprensione dell'intera mostra. L'attività per tutti gli allievi inizia seduti, in cerchio, sul gelido pavimento, ci presentiamo e ci guardiamo negli occhi; cominciamo per così dire a stabilire uno scambio. É difficile entrare in contatto in un tempo breve, ma è molto importante farlo per ascoltarsi reciprocamente.

La storia che io racconto ai giovani visitatori è quella della collezione Brocherel.
I dati sono essenzialmente: una sagoma raffigurante il vecchio Jules, la sua antica macchina fotografica, una lunga vetrina piena di storici oggetti, una luce calda e soffusa e una serie di nicchie con grosse fotografie in bianco e nero. Tutto lì, visibile e vicino.
La storia, in fondo, vede unirsi questi dati in una semplice contestualizzazione che fornisce nuovamente, ai poveri manufatti strappati dall' originario spazio e tempo, un quadro ambientativo.
É fondamentale per comprendere un qualunque oggetto d'arte conoscerne la produzione, le tecniche esecutive utilizzate, l'ipotetica funzione e soprattutto la mano creatrice.
La visita laboratoriale ha come base il racconto, che è ambientato, come la stessa collezione Brocherel, agli inizi del novecento; un'epoca per i giovani allievi oramai molto distante dall' attuale, governata da valori e ritmi completamente diversi da quelli che conosciamo. É necessario dunque far immaginare ai visitatori il periodo storico in questione.
Analizziamo insieme l'antico mondo valdostano; le case, le strade, i mezzi di trasporto, i lavori, la famiglia, il quotidiano, le stagioni e l'essenzialità in cui si viveva.
É importante capire che gli oggetti d'arte popolare raccontano meglio d'ogni altro ciò che hanno vissuto, esprimono il loro contesto culturale e la loro presenza ha una grande forza contestualizzante.
I manufatti tradizionali, da qualunque luogo provengano, sono capaci, se guardati con attenzione, di rappresentare una cultura con le sue abitudini, le divisioni tra uomo e donna, i ritmi stagionali e soprattutto il senso estetico dell'etnia in questione.
Avendo svolto un'attenta contestualizzazione dell'opera d'arte, ogni visitatore di un'esposizione coglie tutti gli elementi critici per osservare, capire e soprattutto giudicare da sé il valore degli oggetti esposti.
Anche i bambini più piccoli acquisiscono rapidamente i dati dell'ambientazione e immediatamente li inseriscono nel proprio immaginario.
Con i dati forniti i ragazzi posso procedere alla visita di tutta la mostra.
Individualmente i giovani visitatori scoprono l'esposizione; io li seguo, sono sempre presente, ogni domanda viene esaudita ma lascio al singolo l'emozione del confronto sia con l'arte popolare valdostana sia con l'ampio e austero spazio.
Al termine della visita alla collezione comincia il laboratorio creativo, diversificato per fascia scolare, che rappresenta il momento del gioco e del confronto diretto con le opere.
Il laboratorio si svolge nell'ex cantoria dell'area espositiva; spazio che domina dall'alto l'intera mostra ed è per l'occasione adeguato con tavoli e materiale didattico utile per l'attività creativa.
Gli alunni delle scuole materne e elementari scelgono un oggetto; i primi lo rappresentano su un grosso foglio con pennarelli e pastelli, i secondi invece cercano di fare un disegno dell'oggetto prescelto, ricreargli un contesto storico culturale.
Gli allievi delle scuole medie vengono stimolati, durante la visita, ad osservare con attenzione gli elementi decorativi degli oggetti.
In una seconda fase, ossia quella laboratoriale, devono pensare ad un decoro più attuale e lo disegnano in doppia copia, rappresentando così uno degli elementi tipici del decoro, la riproducibilità.


Ai ragazzi delle scuole superiori, alla fine della visita alla mostra, viene dato un cartoncino colorato su quale è scritto un aggettivo. Ogni allievo deve abbinare il suo aggettivo ad un manufatto esposto, poi, in sede laboratoriale, deve scrivere le motivazioni della scelta e disegnare l'oggetto.
Il laboratorio rappresenta per tutti gli alunni un momento attivo in cui si condensano forti emozioni, grandi divertimenti e in cui si realizza un'identificazione spazio-temporale.
La mostra seguita da un laboratorio diviene luogo ove immergersi; l'emozione provata è paragonabile a quella dei lettori che scoprono il fascino del proprio libro attraverso le pagine scritte.
Un'esposizione deve educare prima di tutto con il divertimento, che è l'unico mezzo per farci apprezzare e ricordare nel tempo ciò che abbiamo visto.
Essenziale è strappare il senso di austerità e passività tipico di alcune iniziative culturali.
Il senso ultimo delle iniziative di fruizione attiva è di incuriosire e interessare i giovani visitatori dando loro gli strumenti essenziali per la comprensione delle opere d' arte, stimolandoli perché nel futuro possano essere visitatori appassionati di mostre e musei.
Tale idea è applicata anche nelle visite per gli adulti: è importante che uno spazio culturale permetta di rendere più creativa la vita di ogni individuo.
All'interno dei musei italiani, soprattutto negli ultimi anni, si è attivata una politica culturale atta all'avvicinamento della popolazione alle strutture museali.
Tutti i musei si stanno muovendo per sensibilizzare le giovani clientele, alcune strutture sono già in grado di fornire stimolanti attività anche per gli adulti.
In proposito per esempio il Museo Pecci della città di Prato organizza durante il periodo delle esposizioni temporanee laboratori creativi per adulti e insegnanti.
Nelle città straniere ormai da più di trent'anni le strutture museali impostano la propria gestione sulla fruizione attiva; se vi recate nella vicina città di Neuchâtel, visitatene i musei: qui le autorità hanno deciso di dare grandi appoggi alla sensibilizzazione museale.
É bello vedere una mostra, o un museo, essendo posti nelle condizioni di coglierne sino in fondo il significato.
Solo a questa condizione il ricordo rimarrà in noi e avremo imparato.

Il parere di insegnanti ed alunni

Siamo stati accolti con grande calore e preparazione. Nurye ha accompagnato i nostri bambini alla scoperta della mostra con un approccio decisamente coinvolgente. Essendo specializzata in didattica museale li ha condotti ad osservare, ipotizzare, disegnare... esprimersi.
I bambini sono stati attori durante questa visita... ricca di fotografie giganti, oggetti in legno, pietra ollare e ferro battuto, video di scultori all'opera.

I bambini commentano

"C'era la macchina fotografica per far la foto" Giulia / "Le faceva un signore vecchio" Alina si riferisce al Sig. Brocherel / "Fotografava le case, i bambini nella culla e la mamma che metteva sopra il telo, di una volta" Alina / "Mi piaceva una volta perché si dormiva nelle stalle" Alina / "É più bello adesso... abbiamo i lettini" Benedetta / "Mi piaceva perché erano belle le culle di legno che si potevano pitturare" Giulia / "Mi è piaciuto l' asinello che ho disegnato" Luca / "Mi piace di più adesso perché ci sono i giocattoli" Riccardo / "C' erano le mucche di legno, i galletti, le pecorelle, i pulcini, la meletta ed il seggiolino piccolo per mungere" tutti .

Agnès Barbara Monjoie
Graziella Nogara
(Scuola materna "C. Gex" di Aosta)

Chiunque sia andato a visitare la mostra "Arte popolare valdostana" non ha potuto che rimanere deliziato e affascinato. Ci teniamo a precisare che chi, come noi, ha avuto la fortuna di essere assistiti da un'esperta, è stato sicuramente più coinvolto e di conseguenza l'ha apprezzata maggiormente. Infatti l'esperta non si è limitata a spiegarci e a commentarci i vari oggetti esposti, ma alla fine della visita ha organizzato una sorta di gioco, in modo da farci capir meglio l'utilità degli oggetti, toglierci eventuali dubbi e capire come le generazioni che ci hanno preceduto abbiano contribuito a crear una società avanzata com'è quella in cui viviamo oggi giorno.

La classe IIa dell'Institut Agricole Régional di Aosta

Nurye Donatoni
É laureata in Conservazione di Beni Culturali con una tesi di tipo antropologico.
Ha appena ultimato un corso di perfezionamento in museologia.
Progetta e gestisce laboratori di didattica museale.

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