2 - 2011

DIFESA FITOSANITARIA

Rita BONFANTI
e Fabio GUGLIELMO
Ufficio servizi fitosanitari
Direzione produzioni vegetali e servizi fitosanitari
Collaboratore tecnico del
Servizio sviluppo delle produzioni agroalimentari e infrastrutture

Prosegue la pubblicazione delle schede descrittive riguardanti organismi da quarantena oggetto di monitoraggio da parte dei servizi fitosanitari. In questo articolo trattiamo i patogeni Pepino mosaic virus (virus del mosaico del pepino) e Phytophthora ramorum

VIRUS DEL MOSAICO DEL PEPINO
E PHYTOPHTORA RAMORUM

IL VIRUS DEL MOSAICO DEL PEPINO




- Sintomi a “mosaico” su foglie di pomodoro dovute
a infezioni di PepMV (tratto dall’opuscolo a cura del
servizio fitosanitario regionale della Regione Lazio)

Il virus del mosaico del pepino, il cui nome scientifico è Pepino mosaic virus o PepMV, è un patogeno delle piante che attacca alcune solanacee e, in modo particolare, il pomodoro, creando danni molto gravi alle produzioni, soprattutto in coltura protetta.
Nel 1999, a quasi vent’anni dal primo isolamento avvenuto in Perù su pepino (Solanum muricatum), il virus è stato ritrovato per la prima volta in Europa (Paesi Bassi e Regno Unito) su pomodori in serra. 
 
DIFFUSIONE
PepMV è presente anche negli USA, in Canada, in Marocco. Dal 2000 si è diffuso rapidamente in tutti i paesi produttori di pomodoro del vecchio continente. In Italia è stato trovato nel Marzo 2001 divenendo uno dei nemici potenzialmente più pericolosi per l’economia del settore.
Di questo agente virale sono stati distinti quattro genotipi di cui il PepMV - CH2 è l'unico rinvenuto fino ad ora nel nostro Paese.
Vista la facilità con cui si diffonde e la gravità dei danni che può arrecare alle produzioni, dall'anno della sua comparsa in Europa, PepMV è stato inserito nella “Lista di Allerta” dell'EPPO (European Plant Protection Organization). 
 
OSPITI
PepMV crea seri danni sulle coltivazioni di pomodoro, ma può attaccare anche altre solanacee, in particolare la melanzana
 
SINTOMI E DANNI

In serra, le infezioni di PepMV si manifestano principalmente nella stagione fredda (autunno- inverno), cioè quando l’intensità luminosa è bassa. I sintomi generalmente compaiono 2-3 settimane dopo l’inizio dell'infezione e consistono in un arresto della crescita dell'apice vegetativo che conduce a nanismo, molto spesso associato a clorosi o alla comparsa di mosaico (cioè piccole macchie più chiare immerse nel tessuto verde che ricordano nella loro disposizione i tasselli di un mosaico).Altri sintomi tipici sono: bollosità, maculature bruno/necrotiche o singole chiazze gialle che ricordano gli spruzzi di fitofarmaci lasciati sui tessuti vegetali.




Lesioni brune necrotiche su foglie provocate da
pepino mosaic virus (foto tratta dall’opuscolo del
consorzio regionale molisano di difesa e dal
servizio fitosanitario della regione Molise)

Le necrosi si possono anche estendere al fusto, agli steli fogliari e alle infiorescenze così come ai sepali. Sul frutto le manifestazioni più caratteristiche sono la maturazione non uniforme, l'aspetto marmorizzato, ma anche, in rari casi, la comparsa di spaccature e necrosi.
In Sicilia, sulle varietà a tipologia ciliegino, è molto diffusa anche una forte butteratura dorata.
 
MODALITÀ DI TRASMISSIONe

PepMV si trasmette direttamente attraverso l’uso di strumenti di lavoro contaminati dal contatto con materiale vegetale infetto, le attività manuali effettuate dagli operatori agricoli e lo sfregamento tra pianta e pianta.
Anche il processo d’impollinazione può essere una via di diffusione del virus. La trasmissione della malattia avviene inoltre per innesto o attraverso i polloni usati come talea (tecniche in uso tra gli agricoltori professionisti) o con l’uso di semente contaminata, ma in quest’ultimo caso il rischio è molto basso.
PepMV può rimanere vitale nel materiale vegetale secco anche per 2-3 mesi e questa sua particolare longevità ne favorisce la propagazione a media e a lunga distanza. Per questa ragione è importante controllare anche i frutti di pomodoro presenti sul mercato per escludere, anche in questo caso, la presenza del virus.
 
PREVENZIONE




Macchie fogliari che ricordano
lesioni dovute a trattamenti
inappropriati dovute a infezioni
di pepino mosaic virus
(foto tratta dal sito della
Regione Campania)

Come per tutti i virus fitopatogeni anche contro PepMV non esistono sistemi di lotta, perciò una volta individuate delle partite infette, è indispensabile procedere alla loro distruzione. L’unico sistema per limitare i danni dovuti alle sue infezioni è la prevenzione, regolamentata dalla Decisione Europea 2004/200/EC. Tale norma prevede azioni volte a impedirne o limitarne la diffusione quali il divieto di introdurre e trasportare semente di pomodoro contaminata; le ispezioni e controlli sulla semente proveniente dai paesi terzi e il monitoraggio lungo la filiera produttiva (seme, vivai, coltivazione, mercati) da parte degli Stati Membri. I monitoraggi annuali fino ad ora effettuati in Europa, confermano l'intercettazione di semente contaminata da paesi come USA, Israele ed alcuni Paesi Europei.
 
MONITORAGGIO IN ITALIA

La gravità della problematica richiede sicuramente uno sforzo a livello nazionale per il controllo della malattia e per la divulgazione e l'applicazione di appropriate norme preventive, soprattutto nelle regioni più interessate dalla coltivazione industriale di piantine e di frutti di pomodoro. La rapida progressione avuta dalla malattia in Sicilia e il ritrovamento del virus nel 2010 in Campania, sono rappresentative del suo elevato rischio di diffusione.



Sintomi di PepMV su frutti
immaturi (tratto dall’ opuscolo
a cura del servizio fitosanitario
regionale della Regione Lazio)

Vista l’alta probabilità che il materiale (frutti nei mercati e piantine per gli imminenti) proveniente dal sud-Italia possa essere veicolo della virosi, è stato deciso a livello nazionale di intensificare l’attività di monitoraggio con l’inserimento di PepMV nell’elenco dei patogeni studiati nell’ambito del progetto sperimentale nazionale “Strateco”. I controlli previsti consistono in ispezioni visive nelle serre che producono piantine e pomodori da consumo, seguite da analisi di laboratorio effettuate mediante la tecnica ELISA o, in alternativa, con il metodo RT-PCR.


 

Sintomi di PepMV su bacche mature di pomodoro (foto sin., tratta dall’opuscolo del consorzio regionale molisano di difesa e dal servizio fitosanitario della regione Molise – foto des., tratta dal sito della Regione Campania)



PHYTOPHTHORA RAMORUM AGENTE DEL SUDDEN OAK DEATH

Phytophthora ramorum (Werres, De Cock & Man in’t Veld sp. nov) è un microrganismo simile ad un fungo, più precisamente un oomicete, responsabile della malattia delle querce nota come “Sudden Oak Death” ossia “morte improvvisa delle querce”. Questa malattia può assumere proporzioni epidemiche, com’è avvenuto lungo le coste della California e dell’Oregon dove ha portato a morte più di un milione di esemplari di querce.
Al fine di limitare la diffusione di questo temibile patogeno, l’Unione Europea ha adottato misure di emergenza per impedire l’introduzione e la propagazione nella Comunità di P. ramorum e per imporre adeguate misure di profilassi e di controllo (Decisioni 2002/757/CE, 2004/426/CE e 2007/201/CE). Phytophthora ramorum è stato inoltre inserito nella lista di allerta dell’EPPO (Organizzazione Europea per la Protezione delle Piante).

 
DIFFUSIONE

Questo patogeno è stato per la prima volta segnalato nel 1995 in California, dove, come detto in precedenza, ha determinato attacchi su querce di notevole proporzione. In Europa P. ramorum è stato rinvenuto a partire dal 2001 in differenti Stati (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Svizzera e Spagna) principalmente all’interno di vivai su specie ornamentali quali il rododendro e il viburno. Nel 2002 questo patogeno è stato diagnosticato anche su piante provenienti da vivai italiani, più precisamente su rododendro da un vivaio di Verbania e su viburno da un vivaio di Pistoia. Attacchi moderati di P. ramorum sono inoltre stati registrati dal 2003, in Gran Bretagna e in Olanda, in aree boschive su differenti latifoglie. Da sottolineare, infine, recenti segnalazioni di P. ramorum su piantagioni di larice giapponese (Larix kaempferi) in Gran Bretagna, dove ha causato ingenti danni.

PIANTE OSPITi

Come già si può notare da quanto detto in precedenza, P. ramorum ha un ampio spettro di specie ospite. Oltre ad essere un pericoloso patogeno delle querce (Quercus falcata, Q. rubra, Q. cerris, Q. ilex), P. ramorum può colpire anche altre specie arboree tra le quali faggio (Fagus sylvatica), castagno (Castanea sativa), ippocastano (Aesculus hippocastanum) e larice giapponese. Questo patogeno può inoltre infettare numerose piante ornamentali fra cui specie appartenenti ai generi Rhododendron, Viburnum, Arbutus, Camellia, Hamamelis, Kalmia, Laurus, Leucothoe, Magnolia, Pieris e Syringa..
 
SINTOMI E DANNI

A seconda della pianta ospite P. ramorum può causare differenti sintomi. In sintesi, sono tre le principali sintomatologie ascrivibili a questo patogeno: (I) morte improvvisa; (II) appassimento ed avvizzimento dei germogli (P. ramorum shoot dieback); (III) avvizzimento fogliare (P. ramorum leaf blight).

(I) Su quercia e su altre specie arboree, quali castagno e faggio, la malattia si manifesta con necrosi localizzate dei tessuti corticali (cancri) a livello della parte basale del fusto o delle branche.




Fig. 1 - Cancro su fusto di un
esemplare di quercia (Bruce
Moltzan, Missouri Department of
Conservation, Bugwood.org)

Da questi cancri, riconoscibili esternamente per una colorazione bruno-nerastra (Fig. 1), durante la stagione umida possono fuoriuscire gocce di linfa di colore rosso scuro, fenomeno che prende il nome di “sanguinamento” (Fig. 2).




Fig. 2 - Fuoriuscita di gocce di linfa di color rosso scuro (fenomeno del “sanguinamento”da un cancro su quercia (Joseph O'Brien, USDA Forest Service, Bugwood.org)

Rimuovendo la corteccia in corrispondenza delle lesioni si possono osservare chiazze di tessuto necrotico circondato da linee scure (Fig. 3).




Fig. 3 - Porzione di fusto dopo
rimozione della corteccia in
corrispondenza di un cancro:
presenza di una chiazza di tessuto
necrotico delimitato da margine più
scuri (Joseph O'Brien, USDA Forest
Service, Bugwood.org)

La pianta può sopravvivere anche per molti anni se il cancro resta circoscritto a livello corticale. Tuttavia, qualora la necrosi progredisca anche più in profondità fino ai tessuti cambiali e vascolari, la pianta può andare a morte, dopo un generale imbrunimento delle foglie, anche nell’arco di una settimana (da qui la denominazione “morte improvvisa delle querce”). In questi casi le foglie rimangono attaccate ai rami anche dopo la morte della pianta (Fig. 4).
 



Fig. 4 - Morte improvvisa di un
esemplare di quercia dopo
imbrunimento delle foglie (Joseph
O'Brien, USDA Forest Service,
Bugwood.org)



 

(II) Su piante ornamentali quali Rhododendron spp., Pieris spp., Viburnum spp. e Hamamelis spp., P. ramorum può causare appassimento ed avvizzimento dei germogli per infezioni fogliari e/o dei rami o del fusto. In particolare su Rhododendron spp. i sintomi più evidenti comprendono macchie di colore bruno scuro sparse sul lembo fogliare a partire dal picciolo e necrosi non depresse dei rami (Fig. 5).




Fig. 5 - Sintomi fogliari di P. ramorum
su Rhododendron sp. (Joseph O'Brien,
USDA Forest Service, Bugwood.org)

Sezionando longitudinalmente i rami con necrosi si può osservare l’imbrunimento dei tessuti interni. Da rimarcare inoltre che su Viburnum spp. i sintomi costituiti da imbrunimenti sono rilevabili principalmente a livello basale del fusto (colletto), da dove l’infezione progredisce verso l’alto causando un rapido avvizzimento della pianta (Fig. 6).




Fig. 6
- Imbrunimento basale su
esemplare di Viburnum sp.
(J. M. Davidson, USDA Forest
Service)

(III) Su differenti specie ornamentali, Camellia spp., Kalmia spp., Laurus spp., Syringa spp. e Leucothoe spp., si manifesta solo con sintomi fogliari causando macchie dal margine oleoso e sfumato localizzate all’apice o al margine delle foglie (Fig. 7).
 



Fig. 7 - Sintomi fogliari di P. ramorum
su Camellia sp. (Jeffrey W. Lotz,
Florida Department of Agriculture
and Consumer Services, Bugwood.org)















EPIDEMIOLOGIA

L’infezione a breve distanza avviene principalmente attraverso gli sporangi (Fig. 8),  cellule differenziate in grado di germinare o di rilasciare zoospore (spore mobili), favorendo così la dispersione di P. ramorum. Durante le stagioni umide gli sporangi prodotti sulle foglie infette e dispersi nell’ambiente attraverso vento o piogge permettono l’infezione di nuove piante ospite. Da rimarcare inoltre che nuove infezioni non necessariamente richiedono ferite su foglie e fusto. In generale P. ramorum è esigente in termini di umidità atmosferica e ciò sembra confermato dal fatto che la sua diffusione è principalmente limitata alle aree costiere. La temperatura di crescita di questo patogeno è compresa tra 2°C e 26°C, con temperatura ottimale intorno ai 20°C.




Fig. 8 - Sporangi di P. ramorum
osservati al microscopio ottico
(Doug Schmidt e Matteo Garbelotto
Forest Pathology Laboratory,
UC Berkeley)

La diffusione a lunga distanza avviene generalmente attraverso lo spostamento di piante contaminate (inclusi il legno e la corteccia) e tramite il terreno infetto trasportato con i veicoli e i macchinari agricoli.
Ad oggi sono stati identificati due gruppi interfertili del patogeno, corrispondenti indicativamente a popolazioni europee e nordamericane. L’incontro di isolati provenienti da due gruppi interfertili differenti potrebbe aumentare la variabilità genetica di questa specie dando potenzialmente origine a ceppi più virulenti. Al fine di prevenire quest’eventualità sono state pertanto adottate misure restrittive per l’introduzione nella Comunità di piante e legname sensibili a P. ramorum provenienti dagli Stati Uniti.
 

 
DIAGNOSI

L’individuazione tempestiva delle piante infette, in particolare di quelle provenienti da vivaio, è essenziale a limitare gli ingenti danni che questo patogeno potrebbe causare ad intere aree boschive. Ad oggi sono pertanto stati sviluppati differenti metodi diagnostici volti a garantire una corretta ed affidabile identificazione di P. ramorum. Più precisamente la diagnosi tradizionale di questo patogeno prevede il prelievo di porzioni di tessuto della pianta ai margini dei cancri (sul fusto) o delle macchie fogliari, l’isolamento dello stesso in laboratorio su terreno di coltura semi selettivo e l’identificazione del patogeno tramite analisi delle caratteristiche morfologiche. In caso di identificazione dubbia è possibile impiegare analisi di biologia molecolare (PCR e Real Time PCR) per confermare la diagnosi. Altri protocolli alternativi prevedono invece l’impiego di analisi di biologia molecolare direttamente sul tessuto sintomatico per individuare la presenza di P. ramorum senza necessariamente isolare il patogeno.
 
LOTTA PREVENZIONE E MONITORAGGIO

La decisione della Comunità Europea 2002/757/CE, con le successive modifiche, indica una serie di misure fitosanitarie volte ad impedire la diffusione del patogeno in aree ancora indenni. Alcune di queste misure comprendono:
 
• l’ispezione al momento dell’introduzione nella comunità di piante e legname di specie sensibili a P. ramorum (in particolare se provenienti dagli Stati Uniti);
• l’obbligo di un passaporto fitosanitario per le piante di Viburnum spp., Camelia spp. e Rhododendron spp., provenienti da zone dove non è nota la presenza di questo organismo nocivo, per essere trasportate all’interno del territorio della Comunità Europea;
• l’effettuazione da parte dei servizi fitosanitari di indagini per individuare la presenza di eventuali focolai di infezione;
• l’estirpazione e la distruzione di tutte le piante infette o sensibili presenti nel raggio di 2 metri dalle piante contagiate.
 
MONITORAGGIO IN VALLE D’AOSTA

Dal 2010 l’Ufficio servizi fitosanitari dell’Assessorato Agricoltura e Risorse naturali ha svolto le prime indagini per individuare la presenza d’eventuali focolai d’infezione di P. ramorum nel territorio della Valle d’Aosta. In particolare sono stati eseguiti controlli in vivaio su piante ornamentali e su un’alberata d’ippocastani. Benché siano state individuate circa 10 piante con sintomi sospetti, gli approfondimenti diagnostici svolti in laboratorio hanno escluso la presenza di P. ramorum. In caso di piante con sintomi simili a quelli indicati in questo articolo risulta essenziale avvertire tempestivamente i tecnici del servizio fitosanitario per escludere la presenza di questo patogeno potenzialmente molto pericoloso anche per le nostre aree boschive.
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