1 - 2010

ORTICOLTURA

di Ugo LINI
Ufficio produzioni vegetali
Direzione produzioni
vegetali e servizi fitosanitari

CAVOLFIORE, CAVOLO BROCCOLO, CIMA DI RAPA

I FIORI

La parte alimentare degli ortaggi a fiore è costituita da un’infiorescenza compatta chiamata corimbo. Il cavolfiore, il broccolo e le cime di rapa appartengono alla famiglia delle Crucifere o Brassicaceae.

 
CAVOLFIORE

NOME SCIENTIFICO: Brassica oleracea L. var. botrytis L.
NOME FRANCESE: chou-fleur
ORIGINE: incerta, probabilmente nei Paesi del Mediterraneo, con una buona diffusione in centro Italia già dal diciottesimo secolo
CARATTERISTICHE: è caratterizzato da un fusto corto verde chiaro da cui partono grosse foglie di colore verde-azzurro che formano un cespo. Al centro si trovano i corimbi (chiamati anche teste o infiorescenze) di colore bianco, bianco-crema, verde o violaceo
HABITAT: clima fresco, umido, in assenza di gelate. Sebbene i cavolfiori siano una coltura da clima mite, sono ortaggi essenzialmente invernali, anzi un certo grado di freddo li rende più teneri e saporiti
SEMINA: preparare le piantine nelle cassette a giugno e trapiantarle nel mese di luglio. Durata della coltura 70-200 giorni
RACCOLTA: inizia a ottobre-novembre in pieno campo e prosegue fino a maggio (sotto tunnel)
CONSUMO: non tutti sanno che il cavolfiore, se giovane, tenero e freschissimo, è ottimo anche crudo, sminuzzato e mescolato ad altre verdure per l’insalata; in più, se consumato crudo, conserva al massimo le sue proprietà salutari e risulta più digeribile. È ottimo anche cotto e può essere utilizzato per preparare primi piatti, come contorno, nelle minestre, o nelle conserve sott’olio o sott’aceto
PROPRIETÀ: è ricco di fibre e vitamine A, K e C e ricchissimo di sali minerali. Ha proprietà antinfiammatorie per le vie respiratorie e urinarie, per lo stomaco e l’intestino.

VARIETÀ CONSIGLIATE
Palla di neve, Brina, Precoce di Jesi, Violetto, Romanesco.

TERRENO E CLIMA
Predilige un terreno con PH neutro oppure leggermente alcalino (6,5-7), sciolto e ben drenato. Come per i cavoli in genere, si sviluppa molto bene anche in montagna, perché sopporta discretamente bene il freddo tanto che, con le basse temperature (5-10ºC), la formazione delle infiorescenze è stimolata. Queste ultime rimangono più compatte e si conservano più a lungo, soprattutto nelle varietà tardive. Se però la temperatura scende al di sotto dello zero le infiorescenze imbruniscono. Ortaggio da raccogliere, quindi, prima del gelo oppure da proteggere sotto una copertura, come un tunnel serra.

COLTIVAZIONE
La semina è consigliata al mese di giugno per permettere il trapianto a dimora al mese di luglio. Come per gli altri cavoli, può essere effettuata in semenzaio in appositi contenitori alveolati che permettono di ottenere le piantine munite di zolletta di terra. In questo modo sarà garantita una migliore ripresa al trapianto. La germinazione dei semi avviene rapidamente, dato che le temperature estive di norma sono elevate. Preferire però una situazione ombreggiata nei momenti più caldi della giornata. La semina diretta in campo è possibile ma poco praticata.
 



Cavolfiori in campo

Quando le piantine hanno raggiunto circa 10 cm di altezza si possono trapiantare a dimora. Il sesto di impianto consigliato è di 55-80 cm tra le file e 55-80 cm sulla fila. Di norma occorrono circa due o tre piante a metro quadrato di coltivazione. Nella nostra regione il cavolfiore può seguire una coltura, ad esempio i piselli, oppure un sovescio. Si sviluppa molto bene su terreno nuovo, dove non richiede particolari concimazioni.
Le cure colturali dopo il trapianto consistono nel rincalzare le piantine tanto da assicurare un buon sostegno e nel tempo stesso servire da lotta contro le malerbe e alcuni parassiti. I cavolfiori hanno una crescita abbastanza rapida e prendono il sopravvento sulle malerbe.
Le irrigazioni, mai troppo abbondanti, possono essere eseguite per aspersione ad inizio coltura e preferibilmente per scorrimento al momento della formazione delle infiorescenze. Per garantire un buon dosaggio dell’acqua è preferibile adottare i sistemi di microirrigazione come il sistema goccia a goccia durante l’intero periodo vegetativo.
Per evitare che le infiorescenze imbruniscano sotto il sole si consiglia di proteggerle, ad esempio spezzando e posizionando le foglie adiacenti sull’infiorescenza oppure legando le foglie insieme con un elastico.
La resa alla raccolta è di circa 2-3 kg a metro quadrato ed è eseguita scalarmente perché i corimbi non si formano tutti nello stesso momento. Le temperature superiori a 20°C possono anticipare l’apertura dei fiori.
Le infiorescenze raccolte possono essere conservate fino a una settimana in frigorifero. E’ possibile surgelarle oppure utilizzarle nelle conserve, come le giardiniere.
 
PARASSITI E MALATTIE
Il cavolfiore coltivato in montagna, nella nostra regione, di norma non ha parassiti. Nel fondovalle possono, invece, verificarsi problemi dovuti ad afidi, cimici, nottue (come la cavolaia) e mosca del cavolo. Quest’ultima è la più nociva perché, deponendo le uova sul colletto delle piante, ne provoca il marciume causando la morte della pianta. La lotta preventiva più efficace è il rincalzo delle piante che, coprendo il colletto di terra, non permette alle mosche di depositarvi le uova. Per aumentare l’efficacia del trattamento bisogna cospargere il terreno con cenere o zolfo (prodotti repellenti). Per i restanti parassiti si possono usare macerazioni con erbe (ortiche, timo, ecc), sapone bianco di Marsiglia o altri prodotti naturali come il Bacillus thuringiensis (per le nottue e cavolaie).
E’ necessario, inoltre, non eccedere con le irrigazioni al fine di prevenire marciumi o malattie come la peronospora e l’alternaria.
Temperature alte, squilibri idrici ed esposizione diretta ai raggi solari, infine, possono provocare l’imbrunimento dei corimbi e la fioritura anticipata. Le temperature troppo basse durante la crescita possono bloccare lo sviluppo delle piante e delle infiorescenze (le piante rimangono piccole).


CAVOLO BROCCOLO

NOME SCIENTIFICO: Brassica oleracea L. var. italica
NOME FRANCESE: brocoli o chou brocoli
ORIGINE: Grecia, Turchia, Siria e Cipro. Fu portato in Italia già al tempo dei Romani, dai quali era consumato e apprezzato
CARATTERISTICHE: ha la particolarità di formare un’infiorescenza più grande, al centro della pianta, e tante altre infiorescenze secondarie più piccole all’ascella delle foglie. Ha un fusto corto e i suoi fiori sono di colore biancastro, simili a quelli del cavolfiore ma molto più piccoli
HABITAT: sebbene i broccoli siano una coltura da clima mite, amano un certo grado di freddo che li rende più teneri e saporiti
SEMINA: è consigliata a marzo, per un trapianto a dimora in aprile, e a giugno, per un trapianto a dimora in luglio. Durata della coltura 60-150 giorni
RACCOLTA: da maggio a novembre. Si raccoglie prima l’infiorescenza centrale poi, mano a mano, le più piccole
CONSUMO: cotto, lessato in acqua bollente o a vapore. Ottimo come condimento per la pasta corta o come contorno
PROPRIETÀ: il broccolo è ricco di sali minerali (zolfo, sodio, fosfati di calcio, potassio, magnesio) e vitamine (A, B1, B2, C). I Greci e i Romani lo utilizzavano per curare le più svariate malattie e lo mangiavano crudo prima dei banchetti per aiutare l’organismo ad assorbire meglio l’alcol, mentre con le foglie pestate medicavano le ferite.

VARIETÀ CONSIGLIATE
Ramoso calabrese, Primor, Express, Corsair.

TERRENO E CLIMA
Predilige un terreno con PH neutro oppure leggermente alcalino (6-7,5), sciolto e ben drenato. Come il cavolfiore si sviluppa molto bene anche in montagna perché sopporta bene il freddo. Se, però, la temperatura scende per più giorni consecutivi al di sotto dello zero le infiorescenze imbruniscono e marciscono. Ortaggio da raccogliere, quindi, prima del gelo o da proteggere sotto un tunnel serra.

SEMINA
Come per le altre varietà di cavoli, la semina può essere effettuata in semenzaio oppure negli appositi contenitori alveolari, per munire le piantine di zolletta di terra. La semina è consigliata a marzo, per un trapianto a dimora da effettuare in aprile, e a giugno, per un trapianto a dimora nel mese di luglio. Usando le varietà ramose la raccolta è assicurata da aprile a novembre.
 



Cavolo broccolo, pianta e infiorescenza

Quando le piantine hanno raggiunto circa 10 cm di altezza si possono trapiantare a dimora. Il sesto di impianto consigliato è di 45-80 cm tra le file e 25-50 cm sulla fila. In media occorrono quattro piante a metro quadrato. Non è necessaria particolare concimazione e i trapianti possono precedere o seguire altre colture, ad esempio di piselli o fagiolini.
Le cure colturali dopo il trapianto consistono nel rincalzare le piantine tanto da assicurare un buon sostegno e servire da lotta contro le malerbe e alcuni parassiti. I broccoli hanno una crescita molto rapida che permette loro di prendere velocemente il sopravvento sulle malerbe.
Le irrigazioni non devono essere troppo abbondanti. Vanno eseguite per aspersione a inizio coltura e preferibilmente per scorrimento al momento della formazione delle infiorescenze. Per garantire un buon dosaggio e allo stesso tempo un risparmio di acqua è preferibile adottare i sistemi di microirrigazione, come il goccia a goccia, durante l’intero periodo vegetativo.
La raccolta partirà dall’infiorescenza centrale, per continuare con quelle più piccole, circa due volte alla settimana sino ad esaurimento. Le infiorescenze raccolte vanno consumate in giornata, perché continuano il loro ciclo anche dopo la raccolta e tendono ad aprirsi molto velocemente. Se conservate in frigorifero possono resistere alcuni giorni. Si possono surgelare oppure utilizzare nelle conserve, come la giardiniera.
La resa alla raccolta è di circa 2-4 kg a metro quadrato. Le temperature superiori a 20°C possono anticipare l’apertura dei fiori.
 
PARASSITI E MALATTIE
Nella nostra regione i cavoli broccoli coltivati in montagna non hanno di norma parassiti, mentre nel fondovalle possono verificarsi problemi di afidi e di cimici. Per questi parassiti è possibile utilizzare macerazioni con erbe (ortiche, timo, ecc.), sapone bianco di Marsiglia o altri prodotti naturali. Per prevenire i marciumi, inoltre, è sempre bene non eccedere con le irrigazioni.


CIMA DI RAPA

NOME SCIENTIFICO: Brassica rapa L.
NOME FRANCESE: brocoli rave
ORIGINE: Paesi del Mediterraneo. Conosciuta dai Greci e dai Romani, non ha avuto una grande espansione nel mondo tranne che nell’Italia centro-meridionale, dove è tuttora coltivata
CARATTERISTICHE: ha la particolarità di formare un’infiorescenza più grande al centro della pianta e tante altre più piccole all’ascella delle foglie
HABITAT: sebbene le cime di rapa siano una coltura da clima mite, trovano comunque un buon adattamento alle condizioni climatiche della nostra regione
SEMINA: è consigliata a marzo o a settembre. Durata della coltura da 60 a 180 giorni
RACCOLTA: aprile-maggio oppure ottobre-novembre. Si raccoglie prima l’infiorescenza centrale poi mano a mano quelle secondarie
CONSUMO: cotto, lessato in acqua bollente o a vapore
IMPIEGHI: ottimo come condimento per la pasta corta o come contorno
PROPRIETÀ: ricca di sali minerali (calcio, ferro) e vitamine (A, B2, C).

VARIETÀ CONSIGLIATE
Quarantina, di Aprile, Sessantina, Natalina.

TERRENO E CLIMA
Predilige un terreno con PH neutro oppure leggermente alcalino (6-7,5), sciolto e ben drenato. Cresce bene anche in montagna, dato che sopporta molto bene il freddo, tanto da resistere anche quando la temperatura scende al di sotto dello zero. Per le varietà tardive, se protette, è possibile prolungare la raccolta durante l’inverno.

SEMINA
La semina è effettuata di norma direttamente in campo, prevedendo un diradamento successivo se le piante risultano troppo fitte. Il trapianto è possibile ma poco praticato. Non sono necessarie particolari concimazioni e la semina può precedere o seguire altre colture. Il sesto di impianto è di 30-40 cm tra le file e rado sulla fila, 15-20 cm.
 



Cime di rapa in campo

Le cure colturali dopo il trapianto consistono nel rincalzare le piantine per assicurare un buon sostegno e servire da lotta contro le malerbe sebbene le cime di rapa, le varietà precoci soprattutto, abbiano una crescita rapida che permette loro di prendere velocemente il sopravvento sulle malerbe, soprattutto nel caso di colture autunnali. Le temperature superiori a 20°C favoriscono l’apertura dei fiori di colore giallo.
Le irrigazioni non devono essere troppo abbondanti. Vanno eseguite per aspersione a inizio coltura e preferibilmente per scorrimento al momento della formazione delle infiorescenze. Per garantire un buon dosaggio e allo stesso tempo un risparmio di acqua è preferibile adottare i sistemi di microirrigazione, come il goccia a goccia, durante l’intero periodo vegetativo.
Vanno raccolte le infiorescenze mano a mano che si formano, assieme a una porzione di foglie, con cicli di due volte alla settimana sino ad esaurimento. La resa al raccolto è di 2-3 kg al metro quadrato. Le infiorescenze raccolte, se conservate in frigorifero, possono resistere una settimana. E’ possibile anche surgelarle.
 
PARASSITI E MALATTIE
Le cime di rapa coltivate nella nostra regione in montagna non hanno parassiti, mentre nel fondovalle possono verificarsi, in qualche caso, problemi di afidi. Per tali parassiti è consigliabile utilizzare macerazioni con erbe (ortiche, timo, ecc.), sapone bianco di Marsiglia o altri prodotti naturali.
 
CURIOSITÀ



Cime di rapa, pianta

Le cime di rapa sono molto presenti nella cucina pugliese (celebri sono le orecchiette alle cime di rapa).
I resti di coltivazione delle cime di rapa, se usati come sovescio e interrati, sono un ottimo concime e un ottimo rimedio contro i parassiti del terreno, come nematodi o elateridi.
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