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Piccola Fauna

IL TOPO QUERCINO E IL GHIRO

Il topo quercino e il ghiro, della famiglia dei Gliridi, possono costituire un problema in determinate aree forestali, con perdite di produzione legnosa

di Edi Pasquettaz
Direzione foreste
La vita del topo quercino (Eliomys quercinus L.) e del ghiro (Glis glis L.) è strettamente legata al bosco.
E’ peraltro ben documentato il caso dei danni provocati da questi Gliridi ai cimali di abete rosso e di larice nelle Alpi.
La decorticazione dei cimali in piena vegetazione (abete rosso per il ghiro e larice per il topo quercino) è provocata allo scopo di lambire la linfa elaborata che trasuda dalle ferite.
 
Danni su abete bianco di topo quercino venivano segnalati da A. Focarile nella pubblicazione “Entomologia forestale in Valle d’Aosta”.

Gli attacchi, che portano ad un distacco a placche della corteccia, accelerano naturalmente la deperienza degli alberi e la predispongono ad attacchi da parte di Coleotteri e Imenotteri xilofagi.

Segnalazioni di danni per decorticazione a larici sono stati segnalati negli anni anche nei lariceti di Côte de Gnon in Comune di Etroubles e in altre località della Valle d’Aosta.

I micromammiferi forestali non sono tuttavia responsabili di grandi danni al patrimonio forestale in quanto consumano una parte trascurabile della produzione primaria di un bosco.

Essi si nutrono essenzialmente di semi, foglie e frutti, gemme e radici e in minima parte di corteccia.

I gliridi non consumano immediatamente i semi raccolti ma li depositano nelle tane e nei nidi per il consumo invernale.
Essi si nutrono anche di sostanze proteiche e catturano volentieri insetti e molluschi.
 
La prevalenza dell’alimentazione dei Gliridi è tuttavia rivolta al consumo di semi che accumulano in autunno deponendoli in nidi particolari per il periodo invernale.

Gli stessi Gliridi possono costituire una abbondante fonte alimentare per numerose altre specie di vertebrati, in primo luogo uccelli rapaci e mammiferi carnivori.


IL TOPO QUERCINO
(Eliomys quercinus L) (Fr.: Lérot)

Appartiene all’Ordine dei Roditori e alla Famiglia dei Gliridi.
E’ simile al Moscardino (Moscardinus avellanarius L) e può raggiungere la lunghezza di 16 cm a cui si agiunge una coda di 12 cm.

Il suo habitat sono i boschi di latifoglie e conifere fino ad una altitudine di 2000 m. slm.
Lo possiamo incontrare anche nei campi abbandonati e colonizzati da cespugli.
Nel periodo invernale può trovare rifugio per il letargo anche in fienili e fabbricati, riprende l’attività agli inizi di marzo.

E’ facilmente riconoscibile per la mascherina nera attorno all’occhio e le orecchie sporgenti, ha eccellenti capacità arboricole.



La coda “prensile” gli permette di muoversi con agilità nella chioma sfruttando anche i rami più fini.

Quando è in pericolo si lancia nel vuoto con le zampe anteriori divaricate pronto ad aggrapparsi al primo sostegno che incontra.

I cuscinetti plantari facilitano la presa e i movimenti sugli alberi.

La pelliccia del quercino è di colore beige-rossastra, bianca nelle parti inferiori del corpo.

Ha una attività prevalentemente crepuscolare e notturna per cui è difficilmente visibile; di giorno cerca rifugio negli anfratti dei muri.

E’ un animale vivace e vocifero ed emette una gamma di squittii.

Si riproduce in primavera, la gestazione dura 20 giorni. Il numero di nati varia da due a sette.

Il Topo quercino si nutre di frutti, di bacche e anche di insetti; nel periodo estivo svolge una grande attività per accumulare riserve di cibo.

Vivendo sugli alberi può arrecare danno ferendo la corteccia per nutrirsi di linfa.

Pur appartenendo alla stessa famiglia del Ghiro evidenzia una biologia e delle abitudini diverse.


IL GHIRO
(Glis glis L.) (Fr: Loir gris)


E’ la più grande delle specie di Gliridi italiane, simile allo scoiattolo, è lungo circa 30 cm di cui circa 13 di coda, pesa in media 75 grammi. Il colore della pelliccia è grigio castano sul dorso.

Le parti inferiori del corpo sono bianche o comunque chiare.

Ha grandi occhi e lunghi peli a lato del muso con funzione tattile (vibrisse), orecchie piccole e rotondeggianti.

La coda piuttosto lunga rimane generalmente distesa e non raccolta come quella dello scoiattolo.

Sulle Alpi è segnalato fino a 1500 m di altitudine.

Predilige i boschi di latifoglie o misti, soprattutto se ricchi di sottobosco e di cibo (germogli, frutti e semi).
La presenza di vecchi alberi cavi favorisce la diffusione del Gliride in quanto gli permette di trovare rifugio o costruire il nido.

Il ghiro ha abitudini notturne per cui è difficilmente visibile.

Si riproduce in primavera, la gestazione dura un mese, possono essere partoriti da due a otto piccoli.

Nel periodo estivo è molto attivo, si nutre per accumulare il grasso necessario per il letargo e provvede a formare delle riserve di cibo.

Segue generalmente una dieta vegetariana; si ciba di ghiande, castagne, bacche e piccoli invertebrati o uova di uccelli.

Anche il ghiro può arrecare danno alle piante ferendo la corteccia per raggiungere la linfa.

Bibliografia
- Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare-Relazione sullo stato dell’ambiente
- M. Bocca, I. Grimod, L. Ramires- Fauna delle Alpi. I vertebrati della Valle d’Aosta nel loro ambiente
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