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Viticoltura

QUALCHE VIGNA IN CENTRO VALLE...

La situazione viticola รจ in costante evoluzione e in grado di fornire produzioni qualitativamente molto apprezzate dal mercato

di Luigi Peppelin
(Direzione produzioni vegetali, agriturismo e servizio fitosanitario - Ufficio periferico)
Sono circa 120.000 le barbatelle messe a dimora ogni anno dai viticoltori delle diverse zone del centro Valle.

Nei comuni compresi tra Saint-Christophe e Pollein e tra Saint-Pierre ed Introd la viticoltura è indubbiamente in grande fermento, trainata da un nutrito gruppo di produttori privati e da una cantina cooperativa, la più grande della Valle, che hanno saputo creare, e continuano a mantenere, un settore economicamente molto dinamico e fiorente.

Questa breve raccolta di dati e di osservazioni intende tracciare un sintetico quadro della situazione viticola nel centro Valle, limitando il campo di osservazione ai comuni sopra citati (non me ne vogliano i viticoltori ed i colleghi delle altre, peraltro altrettanto importanti, zone viticole della Valle).

Il reimpianto dei vigneti esistenti è una situazione fisiologica delle nostre zone viticole.
Vigneti a fine carriera, ormai privi del necessario vigore vegetativo, caratterizzati da elevate fallanze, magari con varietà, sesti di impianto e sistemazioni del terreno non più idonee al mercato attuale dei vini, alle attuali tecniche viticole e attrezzature, vengono gradualmente estirpati e reimpiantati.



Mi è difficile fornire un dato percentuale preciso sul rinnovo dei vigneti, ma si può stimare che circa il 70% della superficie viticola della zona in oggetto è stata reimpianta durante l’ultimo ventennio.
In alcuni comprensori, come ad esempio la zona tra le frazioni Turille di Jovençan e la frazione Pompiod di Aymavilles, il recente reimpianto dei vigneti supera il 95% della superficie.

Non in tutti i casi questo rinnovo ha però portato con sé un evidente e tangibile miglioramento nelle produzioni vitivinicole; si vedono oggi in alcuni vigneti scelte varietali non azzeccate in rapporto al luogo di impianto, alle sistemazioni dei terreni non appropriate, ai sesti di impianto e struttura del vigneto non adeguate, anche se.... “sbagliando si impara”.


I vigneti definiti come nuovi impianti sono piuttosto limitati: si riferiscono soprattutto a zone, una volta indubbiamente condotte a vigneto (si parla di 3000 ettari di vigneto intorno al 16° secolo), ma ormai incolte o convertite ad altre colture; questo fa sì che non possano più ottenere il diritto al reimpianto secondo la procedura ordinaria. In questi casi si può accedere all’impianto del nuovo vigneto usufruendo dei diritti provenienti dalla riserva regionale e di altre particolari procedure di deroga.

Gli impianti in zone mai interessate da coltivazioni viticole sono rari e, a volte, anche discutibili sul piano della vocazionalità della zona.

Nel corso del graduale reimpianto dei vigneti sono frequenti e quanto mai opportune le diverse operazioni di arrotondamento e aumento dimensionale dei vigneti: compravendite e permute tra privati sono state molto frequenti, con il fine di ottenere parcelle di una certa importanza e con forme più regolari, adatte ad una meccanizzazione più razionale delle varie operazioni agronomiche.


Queste operazioni hanno coinvolto principalmente agricoltori singoli e raramente sono state delegate o intraprese dai Consorzi di Miglioramento Fondiario come nel caso dei grandi riordini delle zone foraggiere. Salvo piccoli e sempre più rari appezzamenti sparsi tra i vari vigneti, rimangono a disposizione per i nuovi impianti ormai quasi esclusivamente le zone meno vocate o che presentano maggiori problemi per la viabilità, la pendenza, la quota o la disponibilità irrigua.

Le sistemazioni del terreno precedenti agli impianti sono molto importanti e da esse dipendono lo sviluppo futuro del vigneto e la sua gestione più o meno meccanizzata. In alcuni vigneti appena impiantati si sono potute notare ampie zone omogenee con vegetazione molto stentata e, in seguito ad osservazioni agronomiche ed ad analisi del terreno, si è potuto far risalire la causa ad alcune operazioni eseguite durante i lavori di preparazione del terreno: movimentazioni ecessive del terreno hanno infatti portato in superficie strati di terreno profondi, poveri di sostanza organica e con fertilità molto bassa.

Le sistemazioni a ciglioni, un tempo più diffuse, sembra che attualmente siano riservate a situazioni particolari; pare che questi vigneti siano più soggetti a fenomeni di gelo invernale e più sensibili alla siccità estiva.

La sistemazione a rittochino, ossia con filari disposti secondo le linee di massima pendenza, sembra essere tra le più diffuse nei vigneti del centro Valle: questa permette una maggiore densità di impianto e una meccanizzazione altrettanto agevole con la diffusione delle mini trattrici cingolate o “chenillette”.

La ormai consolidata e diffusa pratica dell’installazione dell’impianto di irrigazione a goccia, ove vi è la disponibilità di acqua, ha indubbiamente portato una serie di vantaggi sullo sviluppo dei vigneti fin dal primo anno d’impianto.

Risulta comunque opportuno ricordare che l’irrigazione sui vigneti deve essere considerata una pratica di soccorso occasionale e non una forzatura come si sta verificando in diverse situazioni.

Il panorama varietale è piuttosto diversificato e, oltre agli ormai consolidati vitigni tradizionalmente impiantati nell’ultimo ventennio, si assiste ad una riscoperta di alcuni vitigni autoctoni e non, che sembra stiano iniziando a dare buone soddisfazioni in vigneto e in cantina, come ad esempio il Fumin, il Cornalin, il Mayolet ed il Gammaret.

Nel complesso la situazione viticola risulta essere in costante aggiornamento ed evoluzione con un graduale reimpianto dei vigneti, adattando i nuovi impianti alle rinnovate tecniche agronomiche e in grado di fornire produzioni qualitativamente molto apprezzate dal mercato vinicolo regionale e nazionale.
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