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Patologia Forestale

DIFESA IN FORESTA CON UREA CONTRO HETEROBASIDION ANNOSUM

Terminata la sperimentazione si entra nella fase dei trattamenti a regime contro il patogeno

di Paolo Gonthier*, Ilenia Marafante*, Giovanni Nicolotti* Jean-Claude Haudemand**, Edi Pasquettaz**, Giancarlo Zorzetto**
(*Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali (Di.Va.P.R.A.), Settore di Patologia Vegetale e Forestale, Università degli Studi di Torino - **Direzione foreste,
Il fungo basidiomicete Heterobasidion annosum è la principale causa di marciumi radicali e di carie delle radici e del fusto di conifere nelle foreste alpine e più in generale dell’emisfero settentrionale (Fig. 1).




Tronchi di abete rosso con evidenti carie
del fusto causate da Heterobasidion annosum



In Valle d’Aosta i danni causati da questo fungo sono particolarmente gravi su abete rosso, ma essi possono essere localmente significativi sulle altre principali specie di conifere nostrane: abete bianco, larice, pino silvestre e pino cembro (Gonthier e Nicolotti, 2002a) (Fig. 2).











Aspetto di una foresta di conifere dopo un intervento selvicolturale: le ceppaie mostrano i sintomi di un’infezione secondaria causata da Heterobasidion. Il fungo si propaga attraverso contatti radicali da pianta a pianta per cui la diffusione della malattia in foresta avviene a macchia d’olio.

Heterobasidion infetta le piante per mezzo delle spore che, se presenti nell’aria, si depositano sulla superficie di ceppaie fresche di taglio o su ferite alla base delle piante, causate ad esempio durante le operazioni di concentramento ed esbosco del legname, dando così inizio ad un’infezione definita primaria.

Trascorsi 10-15 giorni (1 mese) dall’abbattimento, le ceppaie non sono più recettive alle spore del parassita in quanto la loro superficie si dissecca e risulta colonizzata da altri microrganismi non pericolosi e talvolta antagonisti del patogeno.

Una volta che la ceppaia è stata infettata dalle spore, il fungo si diffonde fino a raggiungere le radici. Contatti radicali tra ceppaie e piante o tra piante limitrofe consentono al fungo di propagarsi su soggetti sani. Questa seconda tipologia d’infezione, per via radicale, è definita secondaria e da origine ad una diffusione della malattia in foresta a macchia d’olio, da pianta a pianta.

Le strategie di difesa in foresta contro Heterobasidion, le quali sono già state oggetto di un articolo sull’Informatore Agricolo (Gonthier e Nicolotti, 2002b), sono di ordine quasi esclusivamente preventivo.
La lotta protettiva, che consiste nel trattare le ceppaie con prodotti biologici o chimici subito dopo l’abbattimento della pianta in modo da renderne la superficie di taglio inadatta alla germinazione delle spore del parassita, è considerata, tra tutte, quella più efficace.


La sperimentazione su ampia scala condotta in Valle d’Aosta a partire dal 2004
La Valle d’Aosta è stata sede, a partire dal 2004, di una sperimentazione su ampia scala di lotta protettiva contro Heterobasidion, effettuata in base ai risultati ottenuti in anni di ricerche condotte in Valle d’Aosta (Nicolotti et al., 1999; Nicolotti e Gonthier, 2005) ed eseguita nei cantieri forestali della Direzione Foreste, settore bûcherons, con un prodotto a base di urea. Il prodotto utilizzato – soluzione di urea granulare al 30% di concentrazione – è pratico ed economico e manifesta un limitato impatto ecologico.

I trattamenti sono stati eseguiti in condizioni operative. Infatti, previa specifica attività formativa sulle modalità di preparazione, stoccaggio e somministrazione del trattamento (Gonthier et al., 2007), i trattamenti sono stati operati direttamente dagli operai forestali addetti agli abbattimenti.

Nel biennio 2004-2005 sono state trattate circa 24500 ceppaie, di tutte le specie di conifere, in circa 70 cantieri distribuiti in tutto il territorio regionale. A fini sperimentali, un campione di ceppaie in ciascun cantiere non è stato trattato e tali ceppaie sono servite da controllo per valutare l’efficacia dei trattamenti. Ulteriori 18000 ceppaie sono state trattate in circa 50 cantieri di utilizzazione forestale nel biennio 2006-2007.


Una sintesi dei risultati
Il 70% delle foreste esaminate è colpito da Heterobasidion. In tutte le foreste nelle quali il patogeno è presente, il numero di ceppaie trattate con urea risultate infette è sempre stato notevolmente inferiore rispetto al numero di ceppaie non trattate infette (controlli).
Questo risultato è stato osservato per ogni specie arborea considerata.
Dall’esame delle ceppaie di controllo è emerso che le ceppaie tagliate tra la fine di agosto e il mese di ottobre sono quelle che si infettano maggiormente (Fig. 4).




Frequenza percentuale di ceppaie di controllo infette da
Heterobasidion nel corso della sperimentazione.
L’abete rosso è la specie maggiormente suscettibile alle infezioni primarie da Heterobasidion. La maggior percentuale di ceppaie infette è stata rilevata in seguito agli abbattimenti effettuati in autunno. Le barre si riferiscono all’errore standard




La maggiore pressione di inoculo del fungo in quel periodo dell’anno, già verificata nelle Alpi occidentali attraverso studi epidemiologici di altro tipo (Gonthier et al., 2005), sembra influenzare l’efficacia dei trattamenti con urea, abbassandola (Fig. 5).





Il trattamento con urea al 30% ha garantito una protezione totale dall’infezione contro Heterobasidion in primavera e fino al mese di luglio. Nei mesi successivi l’effetto protettivo (EP%) è diminuito, ma il trattamento ha comunque limitato in modo significativo l’infezione delle ceppaie. Le barre si riferiscono all’errore standard
 



Infatti, l’effetto protettivo del trattamento, ricavato per ciascuna foresta in base alla percentuale di ceppaie trattate e di controllo infette, è sempre stato del 100% (protezione totale) per tutte le specie esaminate fino al mese di luglio. Nei mesi successivi esso è progressivamente diminuito fino al 70% per il larice e all’80% per l’abete rosso.

L’efficacia del trattamento è dunque correlato alla stagione in cui esso viene eseguito.
Nei periodi dell’anno in cui la concentrazione di spore nell’aria è contenuta il trattamento garantisce una protezione totale. Viceversa quando la concentrazione di spore è più elevata, il trattamento offre una buona protezione, ma non completa.


Una stima dei costi dei trattamenti
Premesso che una valutazione economica complessiva del rapporto costi-benefici dei trattamenti è difficile da eseguirsi, soprattutto per quanto attiene alla stima dei benefici, in questa sede ci si limita ad una stima del costo medio del trattamento con urea.




Trattamento con urea
di una ceppaia di abete
rosso. Il trattamento
viene effettuato dagli
stessi operai forestali
che eseguono gli
abbattimenti


Il costo del trattamento con urea può essere stimato sommando ai costi fissi per l’acquisto delle attrezzature, per lo stoccaggio e la somministrazione del prodotto (spruzzini, taniche, dispositivi di protezione individuale, ecc.) quelli variabili per l’acquisto dell’urea granulare.
L’applicazione del trattamento richiede circa 30 secondi ed è eseguito in economia diretta dalle squadre forestali regionali (Fig. 3).

Considerando che, indicativamente, per ogni metro quadrato di superficie di ceppaia è necessario un litro di prodotto in uso, mediamente il trattamento di un metro quadrato di ceppaia nel biennio di sperimentazione è costato circa 35 centesimi di Euro. Tali costi si ridurranno certamente per la relativa minor incidenza dei costi fissi sul costo totale del trattamento.


Dalla sperimentazione alla fase di applicazione a regime del trattamento
Gli ottimi risultati ottenuti con la sperimentazione su ampia scala abbinati al fatto che non vi è alcuna limitazione normativa all’uso di urea granulare in foresta, hanno indotto la Direzione Foreste a continuare, a regime, i trattamenti con urea contro Heterobasidion su tutto il territorio regionale.

A partire dal 5 maggio 2008, i trattamenti sono eseguiti in modo sistematico nei cantieri forestali della Regione Autonoma Valle d’Aosta con le modalità e secondo i protocolli stabiliti dall’Università di Torino, limitatamente alle proprietà regionali, comunali o delle Consorterie.

L’efficacia complessiva dei trattamenti potrebbe essere migliorata abbinandoli, laddove possibile, ad una programmazione adeguata dei cantieri sul territorio regionale. Un piano di questo tipo, di difesa integrata, potrebbe consentire di limitare al minimo la riduzione di efficacia del trattamento che si verifica nei mesi autunnali.

La buona riuscita del trattamento dipende in modo significativo dall’accuratezza e dalla precisione con cui esso viene eseguito, nonché dalle modalità di preparazione e conservazione del prodotto (Gonthier et al., 2007).
Affinché i trattamenti continuino a manifestare la dovuta efficacia è necessario prevedere sia il tempestivo addestramento dei nuovi operai forestali circa le operazioni di trattamento, sia verifiche periodiche degli standard operativi, alcuni dei quali codificati (Tab. 1),
 


presso le squadre forestali. L’abbassamento dello standard qualitativo potrebbe implicare l’inefficacia del trattamento o, in casi estremi, addirittura indurre un suo effetto negativo sulle infezioni primarie del patogeno (Pratt e Redfern, 2001).

Si evidenzia in conclusione che i trattamenti a regime sopra citati pongono la Valle d’Aosta all’avanguardia nella gestione delle foreste dalle avversità biotiche. La Valle d’Aosta è, infatti, la prima Regione in Italia a dotarsi di un piano operativo di difesa dalle malattie infettive di interesse forestale.


Ringraziamenti
La ricerca è stata condotta con il finanziamento della Direzione Foreste, Regione Autonoma Valle d’Aosta. Gli autori ringraziano gli operai forestali e tutti coloro che hanno contribuito direttamente o indirettamente alla ricerca.


Bibliografia
• Gonthier P., Nicolotti G., 2002a. Carie e marciumi dell’abete rosso e di altre conifere. Parte I. L’Informatore Agricolo/L’Informateur Agricole 18(2), 31-34.
• Gonthier P., Nicolotti G., 2002b. Carie e marciumi dell’abete rosso e di altre conifere. Parte II. L’Informatore Agricolo/L’Informateur Agricole 18(3), 40-43.
• Gonthier P., Garbelotto M., Nicolotti G., 2005. Seasonal patterns of spore deposition of Heterobasidion species in four forests of the Western Alps. Phytopathology, vol. 95, 759-767.
• Gonthier P., Marafante I., Nicolotti G., Haudemand J.C., Pasquettaz E., 2007. Difesa delle foreste di conifere da Heterobasidion: primi risultati di una sperimentazione su ampia scala condotta con urea in Valle d’Aosta. L’Informatore Agricolo/L’Informateur Agricole 23(2), 46-50.
• Nicolotti G., Gonthier P., Varese G.C., 1999. Effectiveness of some biological and chemical treatments against Heterobasidion annosum on Norway spruce stumps. European Journal of Forest Pathology 29, 339-346.
• Nicolotti G., Gonthier P., 2005. Stump treatment with Phlebiopsis gigantea and some chemicals in Picea abies stands in the western Alps. Forest Pathology 35, 365-374.
• Pratt J.E., Redfern D.B., 2001. Infection of Sitka spruce stumps by spores of Heterobasidion annosum – control by means of urea. Forestry 74, 73-78.
• Pratt J.E., Thor M., 2001. Improving mechanised stump protection against Fomes root rot in Europe. Quaternary Journal of Forestry 95, 119–127.
 

 

 RECENSIONE

IL DEPERIMENTO DEL PINO SILVESTRE NELLE ALPI OCCIDENTALI

Autori: G. Vacchiano, M. Dobbertin, S. Egli, L. Giordano, P. Gonthier, P.J. Mazzoglio, R.Motta, P. Nola, G. Nicolotti, A. Patetta, J. Polomski, A. Rigling, D. Rigling
Editore: Compagnia delle Foreste S.r.l.- Gennaio 2008

 

La pubblicazione ha come finalità la presentazione delle linee guida gestionali per le Pinete alpine colpite da fenomeni di deperimento, studiate nell’ambito del progetto INTERREG III A Italia-Svizzera “Le pinete delle vallate alpine: un elemento del paesaggio in mutazione”, focalizzato sui popolamenti di Pino silvestre del versante meridionale delle Alpi occidentali (Piemonte e Valle d’Aosta).

Il gruppo di lavoro, formato da partner e da enti di ricerca valdostani, piemontesi e Svizzeri, ha elaborato gli indirizzi selvicolturali e fitosanitari per la prevenzione e il contenimento della sindrome in seguito alla individuazione degli agenti patogeni responsabili, all’analisi dei loro meccanismi d’azione e delle loro interazioni con i processi climatici in corso, con l’ecologia della specie e con l’uso della risorsa “pino” da parte dell’uomo.

Gli obiettivi della ricerca sono stati:
1)
la valutazione del grado di deperimento attuale e delle sue conseguenze a carico di individui, popolazioni e del paesaggio;
2) l’analisi del ruolo della sicità come principale fattore predisponente il deperimento;
3) l’elaborazione di indicazioni selvicolturali e fitosanitarie volte a gestire, contenere e, ove possibile, limitare il processo in corso sfruttando al meglio le condizioni locali.

 

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