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FAUNA SELVATICA

IL GIPETO

Il Gipeto (Gipaetus barbatus), scomparso dalle alpi a causa della persecuzione praticata dall’uomo, è stato reintrodotto negli anni ottanta con il rilascio di giovani nati in cattività

di di Edi Pasquettaz
Direzione foreste
Il Gipeto (Gypaetus barbatus) della famiglia degli Accipitridi è un grosso volturide che si differenzia dagli altri avvoltoi per la presenza di penne sulla testa e sul collo.

Le dimensioni sono leggermente maggiori nella femmina che può raggiungere una lunghezza di 120-150 cm. e una apertura alare di 240-270 cm.

L'etimologia del nome deriva dal greco: gyps= avvoltoio e aetus= aquila, ossia aquila-avvoltoio, in quanto l'abito è quello dell'aquila, ossia con testa e collo ricoperto da piume, e i costumi alimentari sono quelli degli avvoltoi. Il termine che indica la specie “barbatus” deriva dalla caratteristica presenza di un ciuffo di penne setoliformi disposte sul mento, alla base del becco. Altri nomi comuni sono “avvoltoio degli agnelli”, “falco barbuto” o “avvoltoio di montagna.

E' diffuso nelle aree montane dell'Europa meridionale, del nord Africa e Asia, in India e in Tibet fino all'Himalaya.

 




Le ali del Gipeto (sulla sinistra) sono più appuntite rispetto a quelle dell’aquila (sulla destra). La coda ha una forma a cuneo e il colore delle parti inferiori è chiaro, spesso con tinte giallo-rossastre (Foto: R. Andrighetto)
 

MORFOLOGIA

Oltre che dalle caratteristiche colorazioni del piumaggio, il Gipeto e' facilmente distinguibile dall'aquila reale (Aquila chrysaetos) quando lo si osserva in volo: le ali sono più appuntite, la coda ha una forma di cuneo che tende ad allungarsi nell'adulto. Il colore delle parti superiori, delle ali e della coda sono nerastre, la testa e le parti inferiori sono di colore chiaro spesso tinte di giallo rossastro.

La colorazione ruggine del petto e del ventre viene assunto probabilmente dall'ambiente esterno nei contatti dell'uccello con accumuli di terra o fango ricchi di minerali contenenti sali di ferro.

Negli esemplari giovani, fino al 6°-7° anno, la colorazione del piumaggio è più scura e uniforme anche nelle parti inferiori, tranne le penne del dorso che possono presentare apici biancastri.

Un particolare della testa è la presenza di ciuffi di vibrisse nere che circondano l'occhio e scendono a formare una specie di barba alla base del becco, oltre all'iride di colore giallo che è circondata da un anello perioculare membranoso di colore rosso, che assume maggiori dimensioni e intensità nei momenti di eccitazione dell'animale.

Il Gipeto ha degli artigli ancora adatti al trasporto della preda, anche se le sue abitudini alimentari sono saprofaghe, ossia dipendenti principalmente dalle carcasse di animali reperiti sul territorio. Le parti ossee vengono trasportate in volo e lasciate cadere su pietraie in modo da scomporre le ossa e ingurgitarle. La necessità di reperire le carcasse di animali condiziona il volo del Gipeto che, utilizzando le correnti ascensionali plana per lunghi tratti a poca distanza dal suolo.

E' un animale tipicamente stanziale che nidifica sui dirupi in alta montagna, in anfratti dove, con l'intreccio di rami, vengono realizzati nidi di grandi dimensioni, che possono raggiungere anche i tre metri di diametro.

 
BIOLOGIA RIPRODUTTIVA

Il Gipeto forma coppie nidificanti stabili che occupano un territorio che può estendersi su 300 km2. La coppia può costruire anche più nidi e spostarsi in questi per la riproduzione.

Ogni coppia depone normalmente due uova (tondeggianti, di colore chiaro e con punteggiature) che vengono covate per 55-60 giorni.

Dei due nati generalmente sopravvive uno solo per una ragione di dominanza alimentare di uno sull'altro. Inizialmente i piccoli si nutrono solo di carne e solo dopo una settimana iniziano a nutrirsi di piccole ossa.

I giovani Gipeti prendono il volo dopo 100-110 giorni dalla schiusa delle uova, ossia a marzo quando nel piano alpino, in occasione dello scioglimento delle nevi, vengono alla luce le carcasse degli ungulati selvatici morti durante il periodo invernale.

Dopo un mese dall'involo i giovani Gipeti sono in grado di effettuare lunghi spostamenti e accompagnare in volo i genitori, riuscendo a procurarsi autonomamente il cibo.

L'ampiezza del territorio occupato da una coppia di Gipeti dipende dalle necessità alimentari; infatti la quantità giornaliera di cibo di una coppia viene valutata attorno ai 1000 g. (fino a 1,5 kg quando allevano i piccoli) per un totale annuo di circa 50 carcasse per ogni individuo.

A partire dagli anni '80 è in corso un progetto di reintroduzione del Gipeto basato sul rilascio di giovani nati in cattività e opportunamente marcati con decolorazioni sulle ali e sulla coda.
Gli avvistamenti vengono segnalati al Corpo forestale e alle direzioni dei parchi in modo da localizzare gli individui e controllarne i movimenti.


Bibliografia.
M. Bocca, I. Grimod, L. Ramires.
Fauna delle Alpi - I vertebrati della Valle d’Aosta nel loro ambiente.
Musumeci editore
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