EDITORIALE
EDITORIALE
di Alberto Cerise, Assessore al Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche
Il territorio è un bene scarso e non riproducibile. Per molto tempo forse ce ne siamo resi poco conto: le nuove costruzioni andavano a sostituire gli orti e i campi attorno ai villaggi, il bosco ha preso silenziosamente il posto abbandonato dalle colture e dal pascolo magro, i margini dei torrenti sono diventati strade e parcheggi. È stato un processo di adattamento a una domanda sempre crescente di suolo per usi sempre più vari e specializzati; un adattamento che potremmo definire “spontaneo” nel senso che ha seguito la linea di minimo sforzo, inserendosi ogni volta là dove la natura dei luoghi o il valore dei terreni permetteva il contenimento dei costi. Questa logica economica ha comportato anche delle distorsioni rispetto all’uso proprio del suolo: per esempio, inducendo a volte a costruire aree sfavorite dal punto di vista ambientale o dei rischi naturali, in ragione del loro minor costo sul mercato; oppure creando una concorrenza tra il mercato turistico e quello residenziale, che ha reso problematica la ricerca di casa per i residenti; o ancora con un’eccessiva impermeabilizzazione dei suoli, pericolosa dal punto di vista idrogeologico.
La saturazione delle aree disponibili avvenuta negli ultimi cinquanta anni ci costringe oggi ad una attenta valutazione da un lato della situazione che si è determinata e dei meccanismi messi in atto, dall’altro delle risorse che ancora abbiamo a disposizione a fronte delle diverse esigenze cui il territorio deve rispondere: dell’abitare, del coltivare, del turismo e dello svago. Senza trascurare il fatto che anche questi diversi usi devono stare in equilibrio tra di loro: un eccesso dell’uno nei confronti dell’altro può innescare infatti processi di degrado territoriale. La congestione urbana, il sovrapascolo, l’eccessivo carico turistico sono ugualmente dannosi ai fini della conservazione delle risorse ambientali; nello stesso tempo, ognuna delle attività è necessaria all’altra: l’agricoltura cura e mantiene il verde che qualifica l’offerta di paesaggio per il turismo e contribuisce alla stabilità del suolo, il turismo permette agli agricoltori una miglior commercializzazione del prodotto agricolo e aiuta a creare attività complementari di reddito, la diffusione della qualità dell’abitato, dei trasporti e dei servizi permette il mantenimento di popolazione a presidio del territorio.
Dobbiamo perciò riflettere sulle legittime attese di ogni settore ma anche sui limiti oltre ai quali la crescita dell’uno può andare a detrimento dell’altro; una crescita squilibrata mette a rischio il territorio, patrimonio fondamentale e base di tutte le nostre attività.
 
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