QUALITA' DELL' ABITARE
TOPONIMI E ANTROPONIMI
di Saverio Favre
La relazione fra toponimi e antroponimi, ossia fra i nomi di luogo e i nomi di persona (nella fattispecie si tratta perlopiù di cognomi), è un fenomeno evidente e piuttosto frequente. Quando una popolazione si installa in un determinato territorio prendendone possesso, tra l'uomo e il luogo in questione si crea una sorta di stretto legame che spesso si traduce nell'assunzione da parte di entrambi dello stesso nome: ora non è sempre facile stabilire se sia il toponimo a derivare dall'antroponimo o viceversa. Tuttavia il nesso tra nomi di persona e nomi di luogo non emerge sempre in maniera immediata e automatica: possiamo attestare i primi in un Comune e i secondi in un altro, magari molto distante (ad esempio il villaggio di Cunéaz ad Ayas e la famiglia Cunéaz di Gressan), oppure possiamo ritrovare cognomi scomparsi che sopravvivono nell'appellativo di qualche località. È questa una testimonianza degli spostamenti che hanno interessato le popolazioni nel corso dei secoli nonché dell'estinzione di alcune discendenze, fenomeni che soltanto un'indagine storica puntuale può mettere a fuoco in maniera più netta. Infine, non necessariamente ci deve essere sempre e comunque un rapporto di dipendenza tra toponimi e antroponimi, benché formalmente identici: in certi casi essi potrebbero essere nati indipendentemente gli uni dagli altri.
La denominazione di alcuni comuni valdostani deriverebbe, secondo gli studiosi, da nomi di persona: è il caso di Jovençan e Gressan che sarebbero formazioni di tipo prediale riconducibili rispettivamente ai personali latini Juventius e Grattius o Graccius con il suffisso -anus che designa la proprietà fondiaria. All'origine di Charvensod ci sarebbe un personale latino Calventius più il suffisso -od, dal latino -uscus secondo alcuni, con funzione analoga a quella di -anus, da -ottus secondo altri(1). Aymavilles sarebbe da interpretare come la villa di Aimo, da un personale di origine germanica Haimo o Aymo; secondo una diversa interpretazione, farebbe riferimento ad Aimus e Avilius, coloni romani che provvidero alla costruzione del ponte di Pondel.
In contesti più vicini alla nostra realtà, è plausibile ipotizzare che derivino da un cognome i toponimi preceduti da chez, dal latino casa, in patois tsi, tchi, ecc., attestabili un po' ovunque: Chez-Norat, Chez-les-Garin, Chez-les-Fournier, Chez-Paillex, Chez-Rey, Chez-les-Blanc, Chez-les-Grange, Chez-Cuignon, Chez-Machet, Chez-Courtil, Chez-Henry, Chez-Roncoz, Chez-les-Coccoz, Chez-les-Gontier, Chez-les-Rosset, Chez-les-Brédy, Chez-Carral, Chez-Collin, ecc. In altri casi, i nomi di luogo di cui trattasi sono preceduti da un articolo o da preposizioni come vers, aux, ecc.: Les Viérin, Les Armand, Les Blanc, Les Borbey, Les Buissonin, Les Lucianaz, Les Adam, La Béthaz, La Frassy, Vers-Chenuil, Verturin (con agglutinazione della preposizione), Aux Allemands (designazione attestata in vecchi documenti e relativa al villaggio di Saint-Jacques di Ayas, detto anche Canton des Allemands), ecc. L'identità tra toponimi ed antroponimi è rappresentata da una lunga teoria di casi, come dimostra la lista seguente, riguardante numerose località sparse in tutta la valle: Ansermin, Artaz, Badéry, Baravex, Barbustel, Barmasse, Belley, Berthod, Bondon, Borettaz, Brochet, Buillet, Cerise, Cerisey, Cerlogne, Chabloz, Chadel, Champrétavy, Champurney, Champvillair, Chantel, Chappoz, Charbonnier (Moron), Charrère, Chatrian, Cheillon, Chentre, Chevrère, Clapasson, Cognein, Court, Courthoud, Créton, Darbelley, Dégioz, Diémoz, Fey, Fosseret, Frachey, Garin, Gerbelle, Gettaz, Godioz, Gonthier, Gorris (Moron), Grange, Hérésaz, Hérin, Junod, Luboz, Milliéry, Moussanet, Muin, Navillod, Noussan, Orsières, Perron, Perruchon, Pieiller, Porliod, Pramotton, Praz, Priod, Réan, Rodoz, Rovarey,Tercinod, Thomasset, Thoux, Vallomy, Verthuy, Vesan, ecc.
Anche i soprannomi, di uso così frequente nelle nostre comunità per ovviare ai numerosi casi di omonimia, hanno sovente un corrispondente nei nomi di luogo: così i toponimi Barat, Bernosin, Borbon, Pîebe, Piscotaz, Saler, tutti attestati ad Ayas, sono altrettanti soprannomi di famiglie locali.

(1) A proposito di questi tre toponimi, si confronti:
- Gasca Queirazza, Giuliano, et alii, Dizionario di Toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET, 1990.
- Aebischer, Paul, Notes Toponomastiques Valdôtaines. Sur les noms valdôtains en -ianus, "Augusta Prætoria", n° 7-8, 1921, pp. 158-163.
- Aebischer, Paul, Études Toponomastiques Valdôtaines. Les noms de lieux valdôtains et le suffixe -uscus, "Augusta Prætoria", n° 9-10, 1922, pp. 198-204.
- Massia, Pietro, Intorno all'etimo del nome locale di "Charvensod", "Classici e neolatini", n° 2-3, 1909, pp. 3-16.
Si consulti pure: Zanolli, Orphée, Toponymie et anthroponymie valdôtaines depuis la fin du XIIIe jusqu'au début du XVIe siècle, in: Histoire linguistique de la Vallée d'Aoste du Moyen Age au XVIIIe siècle, Centre d'Études Francoprovençales "René Willien" de Saint-Nicolas / Région Autonome de la Vallée d'Aoste - Assessorat de l'Instruction Publique, 1985, pp. 71-79 (Actes du séminaire de Saint-Pierre, 16-17-18 mai 1983) in cui l'Autore riporta alcuni passi dei "Mémoires historiques sur la Vallées d'Aoste" del 1854, dell'avvocato Louis Christillin, e che riproponiamo in versione libera e ridotta. Christillin, azzardando etimologie fantasiose, afferma che è a Jovençan che Terenzio Varrone costruì grandi stalle per una numerosa mandria di giovenche. Dopo aver constatato che questa mandria era in perfetta salute, che il foraggio del posto era sano, l'aria e l'acqua salubri, chiamò questo luogo con la nobile ed imponente designazione di Juvenca sana (giovenca sana): Jovençan. Varrone si spostò in seguito a Gressan dove realizzò grandi ovili per un numeroso gregge di pecore, convinto che queste avrebbero indubbiamente prosperato grazie alla qualità dei pascoli, all'ambiente atmosferico e al rispetto delle norme sanitarie che aveva rigorosamente prescritto; perciò chiamò questo gregge Grex sanus (gregge sano): Gressan. Varrone salì quindi su un pianoro ricoperto di bosco ceduo, non coltivabile né pascolativo per quanto riguarda il bestiame grosso, distinto con il nome proprio latino di Saltus, dove costruì grandi ovili per un numeroso gregge di capre. Egli impose a questo luogo il nome di Capra in saltu (capra nel bosco) che la corruzione del linguaggio ha successivamente tradotto in Charvensod o Chavrensod.
Ogni commento è ovviamente superfluo!

   
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