ITINERARIO
L'erosione non è sempre e solo un fenomeno dannoso, ma è in grado di creare calanchi e piramidi di terra dalle forme stravaganti.
I CALANCHI DI SAINT-NICOLAS
di Mikaela Bois
Vista panoramica sui calanchi, sullo sfondo la chiesa di Saint-Nicolas e la Pointe de la Pierre.Il percorso intrapreso verso la conoscenza di alcuni aspetti geologici e geomorfologici della Valle d'Aosta promosso dall'Assessorato Territorio, Ambiente e Opere Pubbliche, prosegue con la presentazione di un nuovo geosito. Nello scorso numero ci siamo occupati della frana di Champlong, un fenomeno legato all'instabilità naturale causato dalle intense precipitazioni dell'evento alluvionale del 2000; anche il geosito ora proposto è legato all'azione dell'acqua, non però nell'aspetto devastante che si manifesta in un'alluvione, ma nel lento processo erosivo che nel tempo scolpisce e modella forme che certamente affascineranno il lettore.

Calanchi e piramididi terra
Il dilavamento ed il ruscellamento superficiale causati dalle acque meteoriche agiscono su versanti ripidi e costituiti da terreni facilmente erodibili producendo talora morfologie la cui genesi è strettamente correlata alla tipologia del materiale interessato. Su depositi omogenei l'acqua scava solchi che con il passare del tempo si approfondiscono sempre di più e risultano divisi da ripide pareti; si hanno così versanti profondamente incisi da una serie di vallecole separate da creste a forma di lama: i calanchi. Su depositi eterometrici (ovvero costituiti da materiale di dimensioni variabili, dai limi ai massi) l'azione erosiva può lasciare invece in piedi guglie e torri, di solito sormontate da grossi blocchi che svolgono sui sedimenti sottostanti un'azione protettrice dall'erosione. Impostate per lo più in depositi glaciali lasciati dai grandi ghiacciai quaternari, queste pittoresche forme, chiamate piramidi di terra, si trovano in molte vallate dell'arco alpino dove hanno alimentato diverse fantasie popolari; nel cuneese presso Villar San Costanzo, i ciciu'd pera (fantocci di pietra), giganteschi funghi impostati in depositi alluvionali, rappresenterebbero dei montanari, ostili all'apostolato di San Costanzo (uno dei legionari tebei rifugiatosi a Villar) pietrificati per castigo. In Trentino Alto Adige gli omeni sarebbero il risultato dei sabba ballati con il diavolo. Nel Delfinato, invece, le piramidi di terra con i poetici nomi di cheminées des fées e demoiselles coiffées ricordano le evanescenti fate un tempo signore assolute di boschi e montagne.

Il paesaggio calanchivo di Saint-Nicolas
Calanchi modellati lungo la scarpata d'erosione del Torrente Gaboë incisa nei depositi glaciali di fondo.Durante la prima parte del Quaternario, conclusasi circa 10.000 anni fa, la spessa coltre di ghiaccio che occupava la Valle d'Aosta ha eroso il substrato roccioso (esarazione glaciale). I numerosi clasti sradicati sono stati inglobati nella massa glaciale e, saldati alla base del ghiacciaio, hanno esercitato una azione di smeriglio sul substrato sottostante frammentandolo in particelle finissime. Ne è derivato un deposito massivo costituito da abbondante matrice limosa nel quale sono immersi ciottoli di varie dimensioni. Questi depositi appaiono molto compatti a causa dell'elevato carico della massa glaciale cui sono stati sottoposti ed affiorano, di solito, nelle incisioni prodotte dai corsi d'acqua.
A Saint-Nicolas i depositi glaciali di fondo, di colore grigio e costituiti da limo, ciottoli e grossi massi, sono stati profondamente incisi dal torrente Gaboë che, in migliaia di anni, ha creato sui suoi fianchi alte scarpate denudate dove, per erosione delle acque piovane e del ruscellamento superficiale, sono stati modellati i calanchi. In realtà si hanno forme miste di calanchi e pseudo-piramidi di terra in quanto accanto alle profonde vallecole separate da creste affilate, visibili soprattutto nel tratto meridionale dell'incisione, è presente una decina di tozzi pinnacoli, alti fino a 40 m, distribuiti lungo la scarpata in gruppi di 3 - 4 ciascuno. L'osservazione attenta del sito consente di cogliere il diverso grado dell'azione erosiva esercitata sul deposito glaciale; tale differenza si manifesta nelle forme sommitali dei pinnacoli: tabulare negli individui di recente formazione e più prossimi al ciglio della scarpata, più aguzza in quelli più antichi e più prossimi all'alveo del torrente. Questa differenza evidenzia il progressivo arretramento della scarpata ed il probabile scenario evolutivo, caratterizzato dalla progressiva erosione dei torrioni tabulari che tenderanno ad una forma simile ai torrioni più aguzzi, i quali saranno poco alla volta interamente smantellati.
Sulla destra orografica del torrente, a testimonianza della forma mista dell'incisione, si trova una piramide di terra sormontata da un grosso masso portato a guisa di cappello a larghe falde che ha protetto dall'erosione i sedimenti sottostanti.
Per quanto riguarda i torrioni più prossimi all'alveo, situati sulla sinistra orografica dell'incisione, è ipotizzabile che la loro resistenza trovi spiegazione nel fatto che su superfici subverticali la pioggia battente e l'acqua dilavante abbiano scarsa presa.
I calanchi e le pseudo-piramidi di terra di Saint-Nicolas sono dunque il risultato della lenta azione dei processi morfogenetici succedutisi nell'arco di migliaia di anni. Importanti testimoni della storia naturale di indubbio effetto scenico, il loro significato assume ancora più importanza se si considera che in Valle d'Aosta queste forme sono scarsamente rappresentate: ecco quindi che essi entrano a buon diritto nei beni geologici da preservare.

L'ITINERAROI
Accesso: da St. Pierre seguire le indicazioni per Saint-Nicolas e salire lungo una bella strada per circa 8 km; giunti a Saint-Nicolas proseguire ancora per circa 1 km in direzione Avise; a questo punto sulla sinistra, prima del ponte, è ben visibile una piazzola con il fondo in ghiaia dove è possibile parcheggiare.
Quota: 1200 m.
Periodo consigliato: i periodi migliori per la visita sono la primavera e l'autunno, quando il settore calanchivo non è nascosto dalla vegetazione. Durante la stagione estiva è vietato calpestare i prati: servirsi delle strade sterrate. Si consiglia in ogni caso la visita nel pomeriggio-sera quando i calanchi sono illuminati dal sole.
Durata del percorso: circa 2 ore.

Il primo punto di osservazione, oltre ad una visione d'insieme del fenomeno calanchivo, consente di osservare il diverso grado di erosione della parte sommitale dei torrioni. Si noti anche l'incisione operata dal Torrente Gaboë a valle e a monte del ponte. A valle, i depositi glaciali facilmente erodibili hanno consentito al torrente di scavarsi un solco molto profondo, tanto che il rumore delle sue acque si sente appena; a monte, invece, il substrato roccioso affiorante ha opposto una più efficace resistenza all'azione erosiva delle acque e l'incisione risulta meno marcata.
Per proseguire la visita dalla piazzola costeggiare a piedi la strada asfaltata che conduce verso Avise e Courmayeur lungo la carreggiata di sinistra, oltrepassare il Torrente Gaboë e proseguire poco oltre il bivio Avise - Vetan; qualche metro prima dell'inizio del guard-rail imboccare un piccolo sentiero e percorrerlo per una ventina di metri: il punto di osservazione offre una splendida visione frontale sui calanchi. Risaliti alla strada asfaltata si può proseguire ancora per una decina di metri fino ad arrivare ad un altro piccolo piazzale, sempre sulla sinistra, da dove si apre un meraviglioso scorcio panoramico su tutta l'incisione calanchiva con lo sfondo della chiesa di Saint-Nicolas; ben evidenti appaiono le lame affilate che si protendono verso il torrente situate nella parte iniziale e terminale dell'area.
Per una visita di dettaglio ritornare alla piazzola di partenza e imboccare il sentiero sulla sinistra della piazzola che conduce alla frazione Fossaz Dessus, poco a valle. Procedere lungo la strada asfaltata retrostante la frazione fino ad incontrare, sulla destra, una strada campestre che conduce al ciglio della scarpata (indicazione punto panoramico di Les Cretes). Il punto di osservazione offre una spettacolare vista sulle lame di terra intervallate da marcati solchi. Sul versante opposto è ben visibile l'unica torre rimasta con il grosso masso protettore alla sua sommità. È ora possibile costeggiare il ciglio della scarpata fino alla parte più meridionale dell'incisione prestando attenzione a non sporgersi troppo (il ciglio della scarpata si presenta talvolta sottoscavato e cedevole). Lungo questo tratto i calanchi non sono sempre visibili a causa della vegetazione, ma si aprono splendide finestre che consentono una vista più ravvicinata sulle torri tabulari, sulla ripida scarpata, sulle lame e ancora sulla piramide con il masso nel versante opposto. Un'osservazione attenta consente anche di apprezzare le notevoli differenze granulometriche del sedimento: si notino, in particolare, i ciottoli ed i grossi massi immersi nella abbondante matrice limosa di colore grigio.
Per tornare al punto di partenza utilizzare la strada campestre che attraversa i prati.
   
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