IL SUOLO
"Sotto la terra che calpestiamo ci sono gli occhi di sette generazioni che ci guardano, pronte a venire al mondo. Per questo i nostri passi devono essere leggeri".
TERRA MADRE
di Paolo Bagnod
Un momento della processione di Cuney."La terra è sostanza, materia, è densa, lenta e costante, forma i corpi, le cose, è la base fisica, la struttura, la materializzazione delle idee, la concretezza. La terra è cibo, nutrimento, forma e mantiene la vita, è il pianeta, base di ogni vita fisica, è la natura."
Questa definizione, citata senza riferimenti bibliografici in una pagina web, pare appropriata per introdurre l'argomento. Sottolinea infatti il legame viscerale che ci unisce alla terra, vista come madre di tutte le cose. Non a caso il culto della Madre è antichissimo e basilare. Sono molte le tribù di tipo matriarcale che adoravano divinità legate alla terra. La cultura sciamanica ha sempre tenuto in grande considerazione la Madre Terra, nutrendo per essa un profondo amore e rispetto e beneficiando dei suoi frutti e dei suoi Spiriti. Come in ogni cultura antica di stampo naturale, l'uomo è sempre stato ritenuto un elemento facente parte di questo universo, uno dei figli della terra stessa, una particella inserita in un contesto più ampio. Con l'avvento delle culture antropocentriche, la natura è stata depredata e ferita nella sua sacralità: l'uomo è diventato il dominatore di tutte le cose e animali, boschi, alberi, acque e la terra stessa ne hanno fatto le gravi conseguenze, con effetti che inevitabilmente si riflettono sull'uomo.
Anche la religione cattolica riconosce l'appartenenza dell'uomo in quanto corpo a un ciclo che va dalla polvere alla polvere, dalla combinazione cioè di particelle a formare il corpo materiale che ci caratterizza e alla sua disgregazione nelle particelle che avevano contribuito a formarlo attraverso la riconsegna del corpo in seno alla terra mediante la sepoltura.
Il concetto di suolo, di terra appunto, è quindi carico di significati che vanno ben al di là della sua struttura concreta, della sua composizione.
Ma quale è la composizione reale del terreno su cui viviamo?
Il suolo è costituito dallo strato più superficiale della crosta terrestre in cui le radici trovano nutrimento e appoggio. È formato per una parte da minuscole particelle, provenienti dal disfacimento del substrato roccioso sottostante provocato da agenti climatici e da organismi, soprattutto vegetali, attraverso interazioni fisiche, chimiche e biologiche. Per una metà è formato da acqua e da aria, che ne rappresentano la componente inorganica, da sostanze organiche in decomposizione e da organismi viventi, che ne rappresentano la componente organica.
La sua stessa composizione è un'integrazione di diversi componenti e fattori, e di conseguenza non è possibile delimitarne lo studio isolandolo dal contesto più vasto dei cicli fondamentali della materia e dell'energia (tra i quali il ciclo dell'acqua, del carbonio, del fosforo e dell'azoto).
Il suo processo di formazione è estremamente lento, e comporta una serie di processi di erosione, che si aggiungono a fenomeni chimici che modificano profondamente la struttura delle rocce. Il contenuto organico del suolo viene acquisito lentamente tramite l'azione di organismi pionieri (licheni, muschi, alghe). Le piante, al termine del loro ciclo vitale, muoiono, mentre altre le sostituiscono, formando in tal modo un piccolo strato di sostanze organiche. Il terreno si arricchisce sempre più di microrganismi e di piccoli animali fino a giungere ad un equilibrio rispetto alla composizione del suolo e degli altri fattori che vi influiscono. Il ciclo di formazione così si chiude: dalla roccia madre all'humus, ossia dalla roccia alla formazione dello strato superficiale di terreno coltivabile. Si può quindi affermare che il suolo è vivo perché è in continua evoluzione e perché è sede di numerosi processi e cicli biologici essenziali.
L'uomo è il principale agente modificatore del suolo e può essere considerato responsabile di effetti disastrosi sugli equilibri biologici e idrogeologici mediante spostamenti di terreno, bonifiche di zone umide, attività estrattive, disboscamenti, allevamento indiscriminato del bestiame, monocolture, scarsa cura nell'evitare l'avanzamento del deserto tramite colture arboree ecc…
Le interazioni tra l'uomo e il suolo sono probabilmente antiche quanto l'uomo stesso, però è solo in tempi geologici recenti, con l'incremento contestuale della popolazione umana e delle capacità tecniche che caratterizzano i tempi moderni che queste interazioni sono diventate devastanti.
Per questo motivo oggi si cerca un'impostazione che parta da un'analisi dell'uso del suolo e della pianificazione territoriale, perché si è capito quanto controproducente, anche da un punto di vista economico, possa essere chiedere troppo alla natura, sfruttare il suolo in modo altamente intensivo con la monocoltura e sciupare il paesaggio. Ingegneria, tecniche agrarie e forestali devono procedere di pari passo nell'adottare una strategia vincente per valli e montagne. Da un punto di vista qualitativo una moderna difesa della fertilità del suolo dovrebbe mirare a preservare e ricostruire l'humus, sfruttando i rifiuti organici che vengono oggi distrutti in enormi quantità, dovrebbe eliminare il più possibile i pesticidi e l'uso non scientificamente controllato di sostanze chimiche, dovrebbe migliorare le tecniche di irrigazione.
L'informazione generalizzata, l'educazione e un'impostazione ecologica degli interventi che riguardano il suolo possono far sì che in pochi anni si riesca a recuperare ciò che la natura impiegherebbe secoli a ricostruire.
Lo stesso consiglio d'Europa nell'ormai lontano 1972 ha predisposto un documento (che riportiamo nel suo testo integrale), "La carta europea del suolo" che sottolinea l'importanza di questa componente del nostro pianeta e suggerisce azioni che mirano alla sua protezione e conservazione. Pur essendo stata scritta 20 anni prima del summit sull'ambiente tenutosi nel 1992 a Rio de Janeiro, in pratica questo documento introduce il concetto della sostenibilità nell'uso della risorsa suolo. È un campanello d'allarme. Evidenzia in modo inequivocabile la fragilità della risorsa nel suo punto 2 introducendo implicitamente il concetto di uso sostenibile della stessa.
Il WWF ha affrontato l'argomento della sostenibilità del consumo della risorsa suolo (tra le altre) nell'ambito del "Living Planet Report 2002", il rapporto sullo stato del Pianeta, che introduce il concetto di impronta ecologica.
Tale concetto, elaborato da William Rees e Mathis Wackernagel, costituisce una misura dell'utilizzo delle risorse naturali da parte della specie umana. L'impronta ecologica è data dalla somma di sei componenti: la superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti, l'area di pascolo necessaria per i prodotti animali, la superficie di foresta necessaria per produrre legno e carta, la superficie marina necessaria per produrre pesci e frutti del mare, la superficie di terra edificata e la superficie forestale necessaria per assorbire le emissioni di anidride carbonica risultanti dal consumo energetico.
Il calcolo di queste componenti fornisce il dato numerico, in ettari pro capite, dell'impatto e quindi del consumo di risorse, a livello mondiale, di una nazione, di una regione, di una città, di una famiglia ed anche di un singolo individuo.
Il "Living Planet Report 2002" oltre a fornire i dati delle impronte ecologiche di più di 150 paesi del mondo, fornisce l'andamento mondiale dell'impronta ecologica dell'umanità sulla Terra dal 1961 al 1999.
L'impronta è andata incrementandosi dell'80% in questo periodo, crescendo ad un livello che, attualmente, è del 20% superiore rispetto alla capacità biologica del pianeta. Se riteniamo che la capacità di produttività biologica della Terra in un anno è equivalente all'utilizzo di un pianeta, oggi noi consumiamo risorse in misura di 1,2 volte superiore alla capacità del Pianeta; in pratica, il nostro consumo di risorse sta eccedendo la capacità produttiva della Terra, depauperando lo stesso capitale naturale del nostro pianeta, ed è di tutta evidenza che ciò non può essere sostenuto indefinitamente.
Assumendo anche scenari con crescita di popolazione mondiale media, uno sviluppo economico medio ed un uso di tecnologie a maggiore efficienza di risorse, l'impronta ecologica potrebbe crescere, nel periodo dal 2000 al 2050, ad un livello tra l'80% ed il 120% oltre l'attuale. In questo scenario i 9,3 miliardi di abitanti che la Terra potrebbe avere nel 2050 (proiezione media delle Nazioni Unite) richiederebbero da 1,8 e 2,2 pianeti come la Terra in grado di sostenere il loro consumo di cereali, carne, pesce e legno e per mantenere il livello di anidride carbonica costante nell'atmosfera.
Secondo vari studi, nei paesi industrializzati bisognerebbe ridurre da quattro a dieci volte l'intensità di uso di materia ed energia. Attenzione quindi, il suolo è l'essenza della vita: sostiene le piante, filtra l'acqua, e ospita reazioni chimiche e organismi di importanza vitale. In passato il suolo è sempre stato considerato dagli uomini una risorsa garantita, ma attualmente molti pericoli ne minacciano l'integrità e, in alcuni casi, il suo equilibrio è già stato compromesso in modo irreversibile.
Non tutto è perduto, ma la responsabilità sul futuro di questa risorsa cade sulla nostra specie, l'unica in grado di alterarla senza speranza di recupero. La nuova sensibilità ambientale che nasce in questo periodo della storia umana, la maggiore attenzione nei confronti di questo tema e sulla sostenibilità in generale devono rappresentare i nostri punti di forza. Gli Indiani d'America dicevano: "Sotto la terra che calpestiamo ci sono gli occhi di sette generazioni che ci guardano, pronte a venire al mondo. Per questo i nostri passi devono essere leggeri". Da quegli antichi indiani probabilmente abbiamo qualcosa da imparare.





LA CARTA EUROPEA DEL SUOLO
1. Il suolo è uno dei beni più preziosi dell'umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell'uomo sulla superficie della terra.
2. Il suolo è una risorsa limitata che si distrugge facilmente.
3. La società industriale usa i suoli sia a fini agricoli sia a fini industriali o d'altra natura. Qualsiasi politica di pianificazione territoriale deve essere concepita in funzione delle proprietà dei suoli e dei bisogni della società di oggi e di domani.
4. Gli agricoltori ed i forestali devono applicare metodi che preservino la qualità dei suoli.
5. I suoli devono essere protetti dall'erosione.
6. I suoli devono essere protetti dagli inquinamenti.
7. Ogni impianto urbano deve essere organizzato in modo tale che siano ridotte al minimo le ripercussioni sfavorevoli sulle zone circostanti.
8. Nei progetti di ingegneria civile si deve tener conto di ogni ripercussione sui territori circostanti e, nel costo, devono essere previsti e valutati adeguati provvedimenti di protezione.
9. È indispensabile l'inventario delle risorse del suolo.
10. Per realizzare l'utilizzazione razionale e la conservazione dei suoli sono necessari l'incremento della ricerca scientifica e la collaborazione interdisciplinare.
11. La conservazione dei suoli deve essere oggetto di insegnamento a tutti i livelli e di informazione pubblica sempre maggiore.
12. I governi e le autorità amministrative devono pianificare e gestire razionalmente le risorse rappresentate dal suolo.

Consiglio d'Europa, 1972


   
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