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Il grande Monte Rosa e le sue genti

Il grande Monte Rosa e le sue genti, Laura e Giorgio Aliprandi, Luigi Zanzi, Enrico Rizzi, Vittorio De la Pierre, collana Fondazione Monti Walser, Alberti Libraio Editore, 2010.

Già nelle prime pagine del libro il Prof. Zanzi ci descrive la presenza geofisica del Rosa e la sua posizione geografica, con un senso di stupore paragonabile a quello di chi lo veda per la prima volta, dalle pianure del Piemonte o dai laghi della Lombardia, ammirandone altitudine e maestosità.
E la stessa sensazione pare ripresentarsi quando, valicandone le cime, volge lo sguardo verso il basso e rimane colpito dall’ampiezza e dalla varietà del panorama che gli si presenta. E tante altre sono le sorprese che il grande Monte Rosa gli riserva, come l’incontro con le sue genti, quelle che hanno partecipato fortemente a crearne la storia, e sono quindi entrate in modo importante nelle motivazioni che gli hanno meritato l’appello di grande. Ma il Zanzi queste genti non le conosce nella loro realtà originaria e piuttosto isolata, bensì in mescolanza con altre persone, o gruppi di persone, diventate o occasionali e sporadici frequentatori, o parte stabile esse stesse della popolazione locale, provenienti in genere dalla pianura, dalle città, attratti da quella che l’Autore non esita a considerare una reale chimera. Questi nuovi rapporti, questo scambio tra l’alto e il basso e viceversa, destano interesse e generano tante considerazioni e prospettive, umane, storiche e culturali, particolari e universali, da indurre a definire il Rosa la montagna della storia, ricca di un succedersi di ecosistemi e di alternanze climatiche, ma soprattutto della presenza di uomini di varia origine e cultura. Il Prof. Rizzi ci spiega: “Il Monte Rosa è la sola grande montagna ghiacciata del mondo dove l’uomo abbia spinto negli angoli più remoti le proprie dimore; dove abbia sfruttato pascoli e selve fino in prossimità del cielo, camminando lungo una fitta rete di vie che l’attraversano in ogni direzione”. Di questo uomo ci fornisce l’identità: è l’uomo Walser, e ci indica il periodo, il tardo medio-evo, di inizio della colonizzazione, e soprattutto i motivi che l’hanno avviata e sviluppata, fino a trasformarla in sede definitiva di vita, di operosità, di successo. Egli percorre e descrive tutte le vallate, e quanto più penetra nella vita di queste genti tanto più sente di dover ricondurre il tutto ad un unico popolo, ad un’unica impronta umana e culturale. È nella vita in alpeggio che sa trovare le testimonianze più significative e più preziose della vita walser, tenendo conto di ogni sia pur piccolo particolare, studiandone origine e caratteristiche, per risalire alfine ad una chiara e identificabile matrice unitaria. Per giungere a ciò occorre stabilire contatti con i walser, entrare nelle loro case, rompere il riserbo a loro connaturato, accattivarsi la loro confidenza, e saper interpretare segni e simboli presenti in profondità nella loro cultura. Nelle righe dedicate al Rosa il Rizzi dedica ampio spazio a quell’aver camminato dei Walser lungo una fitta rete di vie. Nasce naturalmente molto vivo il desiderio di conoscerle, nella loro formazione, in tutta la loro estensione, nei loro percorsi, nei loro intrecci. Chi conosce Laura e Giorgio Aliprandi, nel momento in cui li trova co-Autori nel libro, è ben certo che andrà incontro ad un arricchimento culturale di valore, generato da quanto descrivono ma anche da quanto di iconografico presentano ai nostri occhi. È stato, il loro, un lavoro di lunghi anni e di grande attenzione, ed è grande merito l’aver messo ora a nostra disposizione il prezioso frutto delle loro ricerche. Già la cartina che troviamo nella prima delle loro pagine attrae la nostra attenzione, presentando lo “Schema delle vie di comunicazione del Grande Monte Rosa: trentuno colli, sedici transfrontalieri, quindici transvallivi, costituiscono questo sistema”. Tante sono le immagini che seguono da giustificare coloro che hanno voluto definire tutto il complesso come montagna delle comunicazioni per eccellenza, tanto da far considerare quest’area transfrontaliera come una regione unica nell’arco alpino, senza i vincoli dei confini politici. La nascita dell’Unione Europea ha seminato la speranza che essa venga ufficialmente riconosciuta, e si possa qualificare come cuore del continente. È la storia di un popolo, ma soprattutto di una grande comunità suddivisa in varie componenti, di una comunità di persone, molte anonime ma tutte meritevoli di aver costituito questa magnifica realtà. Qualcuna lasciando una traccia più evidente, tanto da essere ricordata a chiusura di questo libro, unitamente ai molti riferimenti bibliografici.

Vittorio de la Pierre
Presidente della Consulta Walser e del Walser Kulturzentrum
 
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