Walser
L’intervista al presidente della Comunità Montana Walser, Luigi Chiavenuto, introduce l’ultimo numero monografico dedicato alle Comunità Montane della Valle d’Aosta.
INTRODUZIONE
intervista a cura di PAOLO BAGNOD
Dirigente del Servizio valutazione ambientale
La Comunità montana di cui è Presidente comprende Comuni con peculiarità molto diverse tra loro. Quali ritiene siano i punti di forza dal punto di vista ambientale del territorio interessato (ad esempio presenza di zone umide o protette, località turistiche di pregio ambientale, attività produttive integrate nel paesaggio, trasporti efficienti, mobilità dolce, miniere, ecc.)?
La più piccola Comunità Montana della Valle d’Aosta, per numero di abitanti, piuttosto che di territorio, raggruppa i quattro Comuni dell’alta valle del Lys, racchiusa nella porzione di un’unica valle cosiddetta “laterale”, posta a oriente della Regione e contiene invece al suo interno differenze e peculiarità del tutto rilevanti, non solo sul piano culturale, ma sicuramente anche sotto l’aspetto socioeconomico e non da meno sotto l’aspetto ambientale.
Il territorio della Comunità Walser si sviluppa dalla piana di Issime e Gaby, a circa 900 m di quota, fino alle cime dei 4000 m del Monte Rosa e soltanto questo dato altimetrico ben fa comprendere quella che può essere la variabilità ambientale e la ricchezza delle differenti caratteristiche territoriali che vi trovano riscontro. Si attraversano ambienti diversamente plasmati e modificati dalla presenza dell’uomo e ambienti conosciuti ed esplorati, ma ancora fortemente caratterizzati dalla prevalenza dell’elemento naturale e liberi da segni dell’intervento umano volontario e consapevole. È ben vero che oggi le aree antropizzate coincidono quasi interamente con lo sviluppo urbano del fondovalle, essendo stati abbandonati, ormai da alcuni decenni, i villaggi e gli insediamenti rurali di alta quota o dei valloni secondari, in particolari quelli non serviti da viabilità carrabile, ma numerosissimi sono gli ambienti colonizzati dagli insediamenti umani. Per certi versi, dopo il venir meno dell’attività agricola di alta quota e il conseguente abbandono dei territori più “difficili”, tranne per poche settimane l’anno gli alpeggi meno ostici, si assiste all’occupazione turistica delle terre alte, sia con le infrastrutture degli impianti di risalita e delle piste per lo sci, sia con la rete dei rifugi e la pratica delle varie forme di alpinismo. Si tratta tuttavia di un ritorno in quota delle attività umane perlopiù caratterizzato dalla forte stagionalità e da un “pendolarismo” non soltanto dei fruitori-clienti, ma anche degli occupati-impiegati, senza che questo rappresenti l’inizio di nuove forme di abitare l’altissima montagna. Si è quindi passati da una modificazione ambientale antropica non più determinata dall’attività del settore primario, ma da quello dei servizi turistici, naturalmente mediata dalla infrastrutturazione materiale dei versanti.
Da tali modificazioni della società e dell’economia alpina discendono anche le nuove sfide per una corretta fruizione della dotazione ambientale e per la conservazione della sua diversità.
Issime, paese nel quale si è conservato un settore agricolo vivo e operante con efficacia, ha davanti a sé l’opportunità di riqualificare il Vallone di San Grato, difendendo dal rischio del degrado e dall’abbandono le sue case e insediamenti storici, così storicamente e culturalmente importanti per lo sviluppo del paese. Gaby, che ha visto rinascere negli anni recenti l’antico villaggio di Niel, è oggi impegnata nello sviluppo di un’offerta turistica rivolta alle famiglie, sia intendendosi con ciò una dotazione di servizi “mirati”, sia tendente alla creazione di un rapporto del paese con il turista di tipo meno “economicistico” e più familiare appunto. Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité vedono il loro ambiente naturale fortemente connotato dalle pratiche di sviluppo turistico e, le indubbie valenze della integrazione fra elementi naturali e interventi antropici storici, appartenenti a diversi gradi di sviluppo socio-economico delle popolazioni locali, costituiscono gli elementi prioritari di attrazione e visibilità sul mercato turistico.
Sicuramente la piana di Gressoney-Saint-Jean, costellata di episodi di architettura spontanea di epoca seicentesca e settecentesca, di dimore auliche ottocentesche, culminanti con il Castello edificato dalla Regina Margherita di Savoia, ben sintetizza un ambiente alpino antropizzato ricco di valori naturali e artificiali.il presidente Luigi Chiavenuto
Gressoney-La-Trinité e il massiccio del Monte Rosa, si può certamente dire, completano magistralmente la ricchezza ambientale dell’alta valle del Lys. Il ghiacciaio del Lys più di ogni altra cosa rappresenta un unicum storico-culturale per mole di indagini scientifiche nel panorama alpino europeo.

Quali sono stati invece in questi anni i problemi di carattere ambientale che si sono presentati (gestione dei rifiuti, impatto del turismo sull’uso del territorio, tutela delle acque, depurazione, ecc.)?
Sicuramente, le maggiori problematiche di carattere ambientale degli ultimi decenni trovano origine da due fenomeni per certi versi speculari fra loro e determinati dalla tipologia di sviluppo economico consolidatosi: la crisi del settore agricolo montano e lo sviluppo dell’economia turistica moderna, in particolare quella legata alla pratica dello sci. Il venir meno della cura del territorio da parte dell’attività rurale, unitamente alle fragilità idrogeologiche della valle, hanno comportato l’intensificarsi di fenomeni di criticità e di degrado del territorio. La forte espansione edilizia dell’ultima parte del secolo scorso, con particolare riferimento ai due paesi a più intenso sviluppo turistico, ha coinciso con la crescita esponenziale di beni, infrastrutture e persone esposte al rischio idrogeologico, rappresentato variamente da valanghe, inondazioni o caduta massi. Si sono verificati, per considerare soltanto i decenni più vicini, episodi valanghivi distruttivi e calamitosi nell’anno 1986, due eventi alluvionali distruttivi nel 1993 e nel 2000, oltre a numerosi e ripetuti fenomeni di distacco dai versanti. Tutti questi eventi hanno interessato l’intero territorio della Comunità Walser, in varia misura e intensità. Ancora lo sviluppo turistico ha comportato l’organizzazione del sistema di raccolta rifiuti, oggi affidato alla gestione comunitaria, secondo obiettivi di raccolta diff erenziata, di media e variabile efficacia: poco meno del 50% nei periodi di bassa affluenza turistica, anche inferiore al 40% durante le stagioni turistiche estive ed invernali. Tale variabilità di criticità è riscontrabile anche per quanto concerne il trattamento dei refl ui e il servizio acquedottistico, oggi affidati al SubATO congiunto fra le Comunità Walser e Mont Rose. Certamente la dimensione della presenza turistica condiziona fortemente la dotazione di servizi di approvvigionamento idrico e di convogliamento e trattamento delle acque presso i depuratori. La Comunità Walser, per quanto concerne il servizio di raccolta rifi uti, ha in corso di realizzazione una stazione di raccolta intermedia e prosegue nella progettazione di un nuovo sistema di raccolta, con l’obiettivo di arrivare ad una “pesatura” del rifiuto indifferenziato residuale rispetto allo sviluppo della diff erenziata. Si sta anche lavorando per una maggiore diffusione della riduzione dei rifiuti e per il trattamento attraverso compostaggio, domestico per i residenti e “di quartiere” per la popolazione fluttuante.

Il territorio di montagna in cui viviamo richiede una pianifi cazione territoriale che prevede un’attenta gestione dei rischi naturali (frane, inondazioni). Quali sono stati i principali interventi nel territorio in questa direzione (ad esempio consolidamento di versanti, di sponde fl uviali, ecc.)?
Come detto poco sopra, l’alta valle del Lys ben conosce la fragilità idrogeologica del suo territorio e, sicuramente, negli ultimi anni si sono fatti passi da gigante, anche sotto l’aspetto della attenzione sociale, per evolvere da un atteggiamento culturale legato all’esperienza cumulata nel tempo verso un’analisi scientifica del rischio e del suo peso. Questo passaggio si è reso necessario in quanto si era ormai usciti da uno sviluppo storicamente lento e riflessivo fondato sull’esperienza degli abitanti indigeni, per intraprendere uno sviluppo caratterizzato dal consumo rapido e immediato del territorio, motivato da logiche diverse da quelle del semplice soddisfacimento di bisogni primari. E tuttavia, questo nuovo approccio scientifico e, per certi versi, anche giuridico-normativo, non può non tenere conto della realtà di vita delle comunità storicamente insediate nei territori alpini e trovare una sintesi che consenta uno sviluppo consapevole a fronte di una progressiva riduzione dell’esposizione ai rischi della popolazione residente o turistica. In tal senso sono stati avviati non solo gli studi e i monitoraggi delle principali situazioni di rischio, ciò anche in relazione ai fenomeni più recenti, ma si sono realizzate anche importanti opere di difesa sia per la regimazione delle acque che per la difesa da frane o distacchi di pietre dai versanti. i dati essenziali della ComunitàE tali interventi hanno interessato in maniera quasi uniforme tutti i Comuni della Comunità Walser.
Sono avviati ulteriori interventi di difesa sia invernale sia per controllare eventi alluvionali o di frana e prosegue l’elaborazione di studi scientifici, geologici e geotecnici, mentre le disposizioni normative costituiscono l’ossatura della pianificazione territoriale.

Il territorio della Comunità Montana Walser comprende porzioni di territorio di alta quota e di elevata naturalità e altre di fondovalle, anche densamente popolate e urbanizzate: quali problematiche diverse entrano in gioco?
Come anticipato nell’analisi del primo quesito, certamente la diversità ambientale fra territori ad alta naturalità e a bassissima frequentazione antropica e parti di territorio densamente edificati e abitati in maniera anche sensibilmente fluttuante, anche se lontani da fenomeni massivi di tipologia urbana, rappresenta un dato di partenza per ogni politica di sviluppo sociale e del territorio. All’interno poi di ciascuna delle quattro realtà municipali della Comunità Walser esistono ulteriori peculiarità dei sistemi insediativi. Si può dire che esistono due realtà simili fra loro, da un lato quella di Gaby e Issime che presentano un andamento dello sfruttamento antropico del territorio piuttosto lento e caratterizzato più dal recupero che da nuove costruzioni e, dall’altro lato, Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-La-Trinité che hanno visto un consumo edilizio e infrastrutturale del territorio rapido e invasivo, seppure con diversi esiti e situazioni di squilibrio più o meno profonde. Mentre per il primo caso si tratta di consolidare e migliorare lo schema di sviluppo già intrapreso, integrandolo con il recupero dei territori alti, un tempo abitati e variamente recuperabili con politiche di sostenibilità ambientale a debole infrastrutturazione, per i comuni spiccatamente turistici del secondo caso si sono ormai compiute e culturalmente accettate scelte di pianificazione territoriale a basso impatto quantitativo, tra l’altro limitate alla prima casa e alle strutture ricettive. L’imperativo condiviso deve consistere nella ricerca di una qualità diffusa che passi attraverso la riqualificazione ambientale e territoriale delle situazioni sviluppatesi in modo precario e spesso incoerente, al fine di recuperare un’immagine unitaria di stile di vita alpino ben caratterizzato e culturalmente riconoscibile. Sicuramente molto rimane da fare nel campo della mobilità locale, con scelte di flessibilità peraltro richieste dalle caratteristiche della domanda. Oggi la mobilità dei residenti è quasi totalmente affidata al mezzo privato, se si escludono le fasce studentesche e in parte quelle anziane autosufficienti. Anche su ciò occorre riflettere per le scelte di distribuzione territoriale dei servizi e sullo sviluppo delle tecnologie telematiche.Vista sul massiccio del Monte Rosa Per quanto concerne la mobilità turistica, la domanda è di tipo consapevole e culturalmente elevato sia dal punto di vista della articolazione e flessibilità delle risposte, sia come elemento indispensabile di qualificazione dell’offerta locale di servizi al turista.

Cosa vede nel futuro della Comunità montana in termini di sviluppo (sostenibilità ambientale, potenziamento di agricoltura/turismo/attività produttive) e di gestione del territorio?
Lo sviluppo dell’alta valle del Lys e della Comunità Walser non può che essere individuato nelle forme di profonda integrazione delle attività legate all’agricoltura e quelle dirette ai servizi per il turismo che devono essere ben supportate dai servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni locali e regionali. Uno sviluppo sostenibile richiede la consapevolezza degli abitanti nel cercare di muovere dalle risorse e dai punti di forza locali e consolidatesi storicamente nelle diverse comunità, siano esse quella dell’origine Walser delle popolazioni, siano quelle dell’architettura e della cultura materiale plasmatesi nei tradizionali modi di trasformare l’ambiente e il territorio. Occorre rinvigorire e rinnovare ad un tempo le conoscenze e le buone pratiche dell’agricoltura di montagna, senza rifiutare l’apprendimento e l’esplorazione di nuove vie di commercializzazione e di offerta dei prodotti. Analogamente deve proseguire l’aggiornamento professionale e imprenditoriale del sistema delle imprese artigiane che sappiano rispondere alle nuove sfide della riqualificazione energetica, attraverso l’aggiornamento tecnologico e operativo. La gestione del territorio dovrà cercare forme di condivisione anche sovracomunale, perché le scelte di una comunità spesso hanno ricadute su quelle vicine e alcune decisioni di sviluppo possono essere condivise a scala più ampia di quelle dei confini municipali, senza che con ciò venga meno l’identità delle singole comunità. Sempre più spesso la crescita è una dinamica condivisa e ampia o non si realizza.

Cosa vuol dire per lei essere Presidente della Comunità Montana?
La presidenza di una Comunità Montana, seppur di piccole dimensioni, si pone come ruolo di coordinamento, esercitato in concerto con il Consiglio dei Sindaci, per la gestione di servizi ad essa affidati dagli enti locali. La necessità di gestione in forma associata di sempre nuovi servizi, con l’obiettivo ambizioso di migliorarne la qualità a costi più contenuti, non può far dimenticare che tale processo non deve attuarsi “contro” le comunità locali e quello che per ciascuna di esse rappresentano le consolidate prassi di erogazione dei servizi. Spesso, infatti, le piccole realtà comunali poggiano alcuni elementi di economia e di offerta occupazionale sulla valorizzazione di opportunità locali, caratterizzate da precisa conoscenza e integrazione locale: si pensi ai servizi agli anziani, piuttosto che alla reperibilità e disponibilità per interventi che richiedono una profonda conoscenza del territorio. Per questo presiedere il Consiglio dei Sindaci quale governo della Comunità montana significa adoperarsi per favorire la condivisione della migliore strategia di organizzazione dei servizi territoriali, senza dimenticare che ogni servizio fornito possiede una sua storia ed è nato per rispondere ai bisogni di una comunità di cittadini e da questo si deve partire per immaginare ogni possibile soluzione realmente migliorativa ed evolutiva.
   
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