Mont Rose
La piana di Pont-Saint-Martin è un sito che possiede tutti i requisiti per essere l’ambiente più adatto all’insediamento di complessi industriali.
FABBRICA, AMBIENTE E SOCIETÀ
di LUCIANA PRAMOTTON*
Ricercatrice di storia e cultura locale
La piana alluvionale a sud di Pont-Saint-Martin è una delle più ampie della Valle d’Aosta, vi scorre la Dora Baltea e in essa confl uisce il torrente Lys, le cui acque furono sfruttate fi n dai primi anni del secolo scorso per la produzione di energia elettrica. La piana è inoltre attraversata dalla ferrovia e dall’autostrada. Si tratta insomma di un sito che possiede tutti i requisiti per essere l’ambiente più adatto all’insediamento di complessi industriali.
In realtà, a partire dal secolo XVI fi no ad oggi, numerosi imprenditori hanno scelto Pont-Saint-Martin per impiantarvi le loro industrie.
Quando ancora l’energia era fornita direttamente dall’acqua e dalla combustione del legno e del carbone, lungo il Lys già operavano mulini, fucine e folloni di tipo artigianale, ma l’industria metallurgica vera e propria comincia a svilupparsi a partire dal Settecento per opera di imprenditori bergamaschi attratti dalla presenza in loco di giacimenti di ferro, oltre che dall’abbondanza di acqua e di boschi. Siamo ai primordi della rivoluzione industriale, un fenomeno che riguardò anche la Valle d’Aosta, in particolare la Bassa Valle, una zona ricca delle risorse necessarie allo sviluppo della metallurgia. Lo sfruttamento intensivo delle acque e dei boschi a scopo industriale provocarono inevitabilmente l’ostilità della popolazione locale verso i nuovi sistemi di produzione. Si trattò, in effetti, della contrapposizione di due mondi, quello agricolo-pastorale e il nascente mondo industriale che si fronteggiarono rivendicando il diritto di attingere alle stesse risorse. L’antico sistema basato su una gestione comunitaria e minuziosamente regolata dell’uso dell’acqua cominciò ad entrare in crisi.
Il bisogno di carbone provocò una deforestazione selvaggia che causò un grave impoverimento del patrimonio forestale, i fumi delle ciminiere crearono danni alle coltivazioni ed inoltre le acque delle rogge furono contaminate dagli scarichi industriali. Con l’industrializzazione anche in Valle d’Aosta nasce dunque il problema che oggi rappresenta il tema più discusso a livello planetario: la questione dell’inquinamento ambientale. L’Ottocento è il secolo dell’espansione industriale, in particolare dell’attività siderurgica. In Bassa Valle dominano la scena i Mongenet, padre e fi glio, i quali diventeranno gli artefi ci di un “miracolo economico” che farà di Pont-Saint-Martin uno dei più importanti poli industriali della Valle d’Aosta e del Canavese. Per la loro ferriera puntano sulla innovazione, procedono alla modernizzazione dei nuovi complessi attraverso l’introduzione del metodo contese e l’utilizzo dei forni a riverbero. Negli anni ’40 dell’Ottocento alla ferriera di Pont- Saint-Martin lavorano 250 persone, nello stabilimento si produce circa la metà del ferro fabbricato in Valle d’Aosta. Le contestazioni e i contrasti in merito alle concessioni e all’uso delle acque continuano ad opporre i coltivatori della zona ai risoluti e politicamente superprotetti imprenditori. La fertile piana di Pont-Saint-Martin, dove gli agricoltori hanno le loro cascine e i loro terreni attraversati dalle rogge e dove gli imprenditori continuano ad espandere le loro attività, è l’oggetto della contesa. La popolazione locale vive ai margini della realtà industriale: gli imprenditori, forestieri, assumono nelle loro fabbriche personale forestiero, i locali non possiedono le competenze necessarie e dunque sono esclusi. Anche l’indotto derivante dallo sviluppo del paese non favorisce direttamente i locali poiché a svolgere le attività artigianali e commerciali sono, ancora una volta, forestieri: piemontesi, biellesi, soprattutto canavesani che esercitano l’attività di bottegai, albergatori, panettieri, falegnami ecc., le stesse famiglie che ancora oggi rappresentano una parte importante della popolazione ponsammartinese.
Perché si verifi chi una reale identifi cazione della popolazione con la fabbrica bisognerà attendere l’era dell’Ilssa Viola.
L’attuale area industriale ex ILSSA-Viola di Pont-Saint-MartinAlla fine dell’Ottocento anche la ferriera Mongenet è coinvolta nella crisi industriale che investe la Valle d’Aosta, una crisi a cui l’arrivo della ferrovia non porta rimedio, che provoca l’emigrazione di massa verso i vicini Paesi europei, ma anche verso le Americhe e l’Australia. Da questa grave depressione economica la Bassa Valle si riprenderà in parte all’inizio del Novecento grazie alla scoperta della possibilità di produrre energia elettrica a partire dall’acqua. La valle del Lys con le enormi riserve dei ghiacciai del massiccio del Rosa diventa interessante agli occhi di nuovi imprenditori che intendono sfruttare le sue preziose risorse. Nasce così, da parte di una grande società idroelettrica di Milano, la Breda, il progetto di utilizzare le acque del Lys e di costruire lungo tutta la valle dighe, canali, centrali, trasformatori, linee dell’alta tensione, condotte forzate e tutte le strutture necessarie per produrre e portare l’energia alle grandi industrie lombarde.
Nel 1916 la società Breda ottiene dalla prefettura il permesso di effettuare la derivazione di acqua dal Lys da immettere, attraverso un canale, in un bacino di ricezione a Ivery per poi inviarla alla centrale di Pont-Saint- Martin con una condotta forzata, impegnandosi comunque a non attingere agli affl uenti del Lys. Tuttavia, a lavori appena iniziati, il comune di Lillianes accusa la Breda di aver costruito delle prese non autorizzate per la cattura delle acque dei suoi torrenti, a Fontainemore viene rilevato che l’abbassamento del Lys impedisce l’affl uenza dell’acqua nelle rogge, il sindaco di Perloz fa presente che, a causa dei lavori per il canale, sono esposti al pericolo di smottamento gli abitanti a valle, il sindaco di Pont- Saint-Martin protesta per i danni alle rogge che scorrono lungo la piana. Ma i lavori continuano e saranno terminati nel 1924. Fu forse l’elettrifi cazione della valle del Lys a provocare le trasformazioni più evidenti nel paesaggio di Pont-Saint-Martin (si pensi all’impatto delle condotte forzate che scendono da Ivery, all’edifi cio della centrale incorniciata nell’arco del ponte romano, alla mole del trasformatore che domina l’accesso alla valle del Lys).
Nel 1931 si apre un nuovo capitolo della storia industriale di Pont-Saint- Martin. Il 1° settembre di quell’anno un gruppo di imprenditori milanesi, tra cui fi gura Carlo Viola, costituisce una nuova società che ha per scopo la fabbricazione e la vendita di lastre speciali di ferro e sue leghe, l’ILSSA.
E Pont-Saint-Martin ritorna a crescere intorno alla nuova fabbrica. Nell’arco di dieci anni la popolazione aumenta del 23%, ma questa volta tra i lavoratori dello stabilimento, che nel 1940 occupa 820 persone, prevale la componente locale. Comuni come Fontainemore, Lillianes e Perloz , al contrario, registrano un pesante calo demografi co. Gli addetti all’agricoltura che in Valle d’Aosta erano nel 1911 l’80% della popolazione, sono scesi al 26%, mentre nell’industria si è passati dal 10% al 44%. Un vero e proprio esodo verso la fabbrica, che porta nella valle centrale gran parte della popolazione della valle del Lys. La conseguenza è il defi nitivo abbandono della media montagna, la fi ne della millenaria civiltà agro-pastorale. Durante la guerra la produzione aumenta e l’occupazione raggiunge il culmine con 1350 addetti.
L’assetto territoriale e urbanistico di Pont-Saint-Martin nel corso degli anni subisce le trasformazioni necessarie per fornire alla fabbrica in espansione nuovi spazi e nuovi servizi: per facilitare il traffi co dei mezzi pesanti viene costruita la strada di collegamento tra la statale 26 e lo stabilimento, sulla riva sinistra del Lys vengono edifi cate le case operaie.
Alla fi ne della guerra il numero degli addetti va gradualmente riducendosi stabilizzandosi, negli anni tra il 1954 e il 1957, intorno a 980/1000 dipendenti. In seguito, grazie ad un decisivo intervento di ristrutturazione, l’ILSSA è in grado di mantenere ancora per un ventennio una posizione di rilievo nel settore degli acciai speciali, ma, a partire dagli anni ’80, gli occupati diminuiscono rapidamente e infi ne, nel 1985, si giunge alla chiusura.
La conclusione, dopo più di cinquant’anni, del ciclo vitale di uno stabilimento come l’ILSSA ha rappresentato per Pont-Saint-Martin la fi ne dell’epoca in cui il paese si era riconosciuto nella sua fabbrica, dispensatrice di lavoro, ma anche luogo di aggregazione, di certezze sociali, di formazione di identità e, soprattutto, di riconoscimento delle abilità professionali.
Nel 1986 l’area occupata dall’ILSSA viene acquistata dall’Amministrazione regionale che si propone di procedere alla sua riconversione produttiva attraverso la demolizione dei fabbricati esistenti, la costruzione di adeguate infrastrutture e la realizzazione di nuovi edifi ci a destinazione produttiva. Negli anni ’80 e ’90 si insediano sull’area riconvertita la Dalmine Vetroresine, la Conner, la Zincocelere, la Converter. Lo scenario è completamente cambiato. Negli ultimi venti anni il mondo del lavoro si è trasformato più che nei cento precedenti: le fabbriche spariscono con la fi ne di un ciclo di produzione e la durata media dei cicli è passata da trenta a cinque anni. Una tendenza che l’intervento pubblico non può in alcun modo invertire.
Dal 1997, per iniziativa della Regione Valle d’Aosta, una Pépinière d’Entreprises occupa un lotto nell’area industriale ex-ILSSA Viola. Si tratta di un edifi cio dotato di moduli destinati ad attività produttive e di spazi comuni per uffi ci, sale per conferenze, laboratori multimediali. Esso ospita attualmente cinque imprese che operano nel settore dell’informatica, si occupano della progettazione di macchine operatrici per la produzione industriale, producono dispositivi elettromeccanici, fabbricano e vendono impianti e arredamento per la ristorazione collettiva.
Oggi l’area si confi gura come un parco industriale composto di sette lotti, in parte di proprietà privata, in parte di proprietà regionale.
Le Ferriere Mongenet alla fi ne dell’OttocentoNell’anonimo panorama delle imprese che si sono avvicendate nell’area ex ILSSA, si distingue per la sua storia e per il suo radicamento sul territorio della Bassa Valle la Thermoplay, un’azienda specializzata nei sistemi di iniezione a canale caldo per lo stampaggio di materie plastiche. L’azienda, che per opera degli imprenditori Enrietti è presente in zona fi n dagli anni Sessanta, attualmente occupa in loco 150 addetti.



Bibliografia:
• R. Nicco, Pont-Saint-Martin, Aosta, 1997.
• B. Janin, Le Val d’Aoste. Tradition et renouveau, Aoste, 1976.
• L. Gallino, La scomparsa del mondo industriale, Einaudi, 2003
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