Augusta Prætoria e la strada consolare per le Gallie

Ponte romano sul Buthier
A circa 150 m a levante dell'Arco onorario di Augusto, nell'antico sobborgo del Ponte di Pietra, è possibile ammirare un notevole esempio di ponte romano. La sua struttura è a una sola arcata ribassata, composta da conci radiali che poggiano direttamente su basamenti molto larghi, rinforzati da piloni e costruiti con grossi blocchi di puddinga (conglomerato fluviale estratto dalle cave litoranee della Dora); il diametro è di circa 17 m, mentre la larghezza, parapetti compresi, è di 5,95 m.

In origine il ponte era stato gettato sulle acque del Buthier, ma durante il medioevo, probabilmente a seguito di un evento alluvionale, il torrente si aprì un nuovo alveo più ad ovest - quello attuale - mentre quello più antico si ridusse ad un piccolo canale che col tempo si prosciugò del tutto. Il ponte, parzialmente sepolto da uno strato di detriti, finì per essere progressivamente interrato. Per superare il nuovo braccio del Buthier e ristabilire il collegamento con la città fu necessario costruire un nuovo ponte, questa volta in legno, chiamato ponte dell'Arco.

I documenti antichi distinguono tra il pons lapideus Bauthegii (nominato anche nella carta delle Franchigie del 1191) e il pons Arcus che è menzionato per la prima volta nel 1193. Il ponte in legno fu bruciato dai francesi nel 1691, ricostruito in pietra nel 1772 e nel 1862, e infine allargato nel 1960. La completa messa in luce e sistemazione del ponte romano, invece, risale agli anni '50 del secolo scorso.

Il ponte è visibile per chi proviene da est, in prossimità dell'Arco di Augusto, poco prima dell'attuale ponte sul Buthier sulla destra, inglobato nel piccolo nucleo di abitazioni recentemente ristrutturate.

 

 

Decumano e Cardo massimi 
Varcato il ponte sul Buthier, la strada consolare proveniente da Eporedia (Ivrea), transitava sotto l’Arco di Augusto per poi immettersi in città attraverso la Porta Prætoria.

Da qui partiva una delle due principali arterie urbane, il Decumano massimo, che attraversava la città in senso est-ovest, per poi proseguire in direzione del valico dell’Alpis Graia (colle del Piccolo San Bernardo). Il Cardo massimo, che s’incrociava ad angolo retto col Decumano e si sviluppava in direzione nord-sud, costituiva invece, nel suo tratto settentrionale, l’inizio della strada per l’Alpis Pœnina (colle del Gran San Bernardo).

 

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