Le porte

Facciata est della Porta Prætoria Facciata est della Porta Prætoria


Le quattro porte urbiche erano intese non solo come semplici passaggi attraverso la cortina muraria, ma anche come valenze urbanistiche, in quanto punti di raccordo tra la città e il suburbio, tra le fortificazioni e le arterie stradali che collegavano Augusta Prætoria (Aosta) con Eporedia (Ivrea) e i valichi alpini.

 

PORTA PRÆTORIA
La Porta Prætoria, recentemente restaurata, era la maggiore delle porte di Aosta romana. Tra due corpi di fabbrica è inserita una doppia cortina di tre arcate ciascuna separata da una piazza d'armi; il passaggio sotto alle arcate centrali era carreggiabile, mentre quello sotto le arcate laterali era destinato ai pedoni. Le aperture esterne potevano essere chiuse da una saracinesca di cui è ancora visibile l'alloggiamento. La porta è costruita in grossi blocchi di puddinga; il fronte esterno orientale conserva ancora parte del rivestimento in marmo grigio-verde (bardiglio di Aymavilles), mentre sono di marmo bianco i resti della trabeazione scolpita e delle cornici delle arcate. Per farsi un'idea delle imponenti dimensioni della porta, una delle costruzioni di questo tipo più belle e ben conservate, bisogna ricordare che il piano di calpestio della città romana si trova si trova ad un livello di circa 2,60 m sotto la massicciata attuale.

Le trasformazioni
Durante il medioevo i signori di Quart presero possesso della porta (Porta Sancti Ursi) e delle due torri che la fiancheggiavano per trasformarle in abitazione fortificata. Sopra le arcate della cortina orientale, in corrispondenza dell'antico camminamento di ronda, era stata costruita una cappella dedicata alla SS. Trinità. Fino al XVIII secolo una serie di costruzioni ostruivano le arcate centrali e meridionali, e l'unico accesso alla città era costituito dal passaggio nord: questo spiega perchè l'asse viario si sia spostato, orientandosi di conseguenza più a settentrione.

 

 

 

PORTA DECUMANA
Il Decumanus Maximus (attuali vie Porta Pretoria, De Tillier e Aubert) collegava la Porta Prætoria all'uscita occidentale della città romana: la Porta Decumana, a doppia cortina e a tre passaggi fiancheggiati da torri. Una di queste, situata sul lato nord dell'attuale via Aubert, è ancora conservata per un'altezza considerevole, quella meridionale, invece, quasi interamente rasata a livello delle fondazioni, è visibile nei locali interrati della Biblioteca regionale.

Le trasformazioni
La Porta Decumana venne riadattata e rimase in uso per tutto il medioevo e l'età moderna. Era conosciuta sotto il nome di Porta Friour, del Plot, di Saint-Genis, di Savoie e di Boczana, ma il nome più frequente era quello di Vaudane (da Vaudagna = Valdigne).
La porta perdurò fino al 1812, anno in cui venne demolita per ordine del prefetto del Dipartimento della Dora, in vista del risanamento del quartiere e dell'allargamento della strada. I risultati di una serie di campagne di scavo condotte in quest'area, in concomitanza con la ristrutturazione dell'ex Ospizio di Carità per la realizzazione della nuova Biblioteca regionale, hanno permesso di delineare la fisionomia originaria della struttura di epoca romana.

 

 

 

PORTA PRINCIPALIS SINISTRA
Il Cardo Maximus collegava la porta sud (Porta Principalis Dextera) all'uscita settentrionale della città romana: la Porta Principalis Sinistra, che all'origine presentava una planimetria analoga a quella della Porta Prætoria. Nel I secolo d.C. a seguito di trasformazioni urbanistiche venne ridotta diventando simile alla porta meridionale.
Dalla Porta Principalis Sinistra si snodava l'itinerario che portava al colle del Gran San Bernardo (Alpis Pœnina).
Nei sotterranei del Museo Archeologico Regionale è possibile osservare i resti dello spigolo sud-est della torre orientale con i piani d'uso romani e l'unico tratto di terrapieno, con relativo muro di controscarpa, ancora addossato ad un tratto delle mura di cinta della città.

Le trasformazioni
Sino al 1843 i resti della Porta Principalis Sinistra erano ancora visibili nella parte settentrionale della piazza Roncas.
Palazzo Rolle, l'edificio degli anni Trenta che si trova a lato di Palazzo Roncas, occupa l'area di una delle torri (quella occidentale) che fiancheggiavano la porta romana.
La torre orientale, invece, chiamata nel medioevo De la porte, divenne il nucleo attorno al quale sorse una dimora feudale, in seguito casaforte dei Vaudan. Nel XVII secolo, il complesso fu ampliato diventando Convento della Visitazione, poi Caserma Challand ed infine sede del Museo Archeologico Regionale.

 

 

 

PORTA PRINCIPALIS DEXTERA
La Porta Principalis Dextera si trovava nella cortina meridionale delle mura e permetteva di accedere alla campagna e al ponte sulla Dora situato in località Clérod di Gressan. Era ad un solo fornice carrabile, priva di cortile d'armi e affiancata da due torri. Fra il materiale romano reimpiegato nel medioevo per chiudere la parte inferiore della porta fu rinvenuta, nel 1894, la base in arenaria di una statua di Augusto eretta dai Salassi nel 23 a.C., recante un'iscrizione dedicatoria della tribù indigena:

IMP(eratori) CAESA[ri]
DIVI F(ilio) AUGUS[to]
CO(n)S(uli) XI IMP(eratori) VI[II]
TRIBUNIC(ia) POT(estate)
SALASSI INCOL(ae)
QUI INITIO SE
IN COLON(iam) CON[t(ulerunt)]
PATRON(o)

(All'imperatore Cesare Augusto, figlio del divus Cesare, console per l'undecima volta, proclamato imperatore per l'ottava volta, portatore del potere dei tribuni, i Salassi cha abitano nella colonia e che vi hanno acceduto fin dall'inizio, al loro protettore.)

Le trasformazioni
Gli scavi che permisero la scoperta della porta romana meridionale iniziarono nell'Ottocento con Alfredo d'Andrade, mentre la completa messa in luce e la sistemazione di tutta l'area circostante risalgono al 1936. Nel medioevo la porta prese il nome di Béatrix; i visconti di Aosta, che controllavano tutta la cinta sud-occidentale delle mura, costruirono la loro casa forte sulle rovine di una delle torri romane che la fiancheggiavano. Questo complesso, denominato castello di Bramafam, mostra un bastione a pianta circolare, alla cui base sono ancora visibili i muri romani sui quali fu innalzato.

 



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