Livio Charbonnier

 

LIVIO CHARBONNIER

Siete mai stati nell’Atelier di Livio Charbonnier? Se sì, avrete sicuramente notato, tra le centinaia di attrezzi appesi alle pareti, quel tagliere con inciso “Pa de bride, pa de poussa”: senza rumore (delle macchine), senza polvere. E' il motto di questo artigiano che con passione prepara i suoi manufatti alla maniera d'antan, con gli attrezzi da lavoro che si usavano prima dell'avvento delle macchine.

Livio Charbonnier è uno dei veterani della Fiera di Sant’Orso: da quando ha cominciato a parteciparvi non ne ha mancata neppure un'edizione e nel 2016 ha festeggiato le nozze d'oro. Con semplicità afferma «Non ne ho saltata neppure una, ho avuto la fortuna di non ammalarmi.Conservo ancor oggi tutti i ciondoli».

La passione di Livio per il legno è una di quelle che ti accompagnano per la vita: lui, classe 1938, il legno ha iniziato a lavorarlo da ragazzo «a 12 anni, quando ho finito le scuole elementari». In famiglia «il mio bisnonno faceva il falegname. C’era anche mio cugino grande appassionato di artigianato, lui aveva dieci anni più di me. Mi ha insegnato a creare gli attrezzi agricoli».

Gli stessi con cui inizia a farsi conoscere alla Fiera di Sant'Orso: «Esponevo i miei attrezzi agricoli, come le scale, i barilotti per il vino….. Sempre attrezzi agricoli… Riuscivo a venderne molti. Nel corso delle varie edizioni della Fiera sono stato premiato con delle medaglie d'oro».

Poi il segno dei tempi che cambiano si fa sentire: «Non riuscivo più a vendere gli oggetti agricoli, ormai sostituiti dalle macchine moderne. Allora, negli anni '70, ho iniziato a esporre oggetti intagliati, su pezzi che creavo io:come palette o forme del burro. Le misure, mezzo chilo o un chilo, sono verificate: io le provavo in latteria. Compravo il burro, mezzo chilo, un chilo, e provavo finché lo stampo veniva giusto. Copiavo sempre gli oggetti antichi che trovavo e compravo nei mercatini». 

Charbonnier svela così l'altra faccia del suo interesse per il legno: la ricerca e la collezione negli anni di oggetti di artigianato di tradizione, che usa ancora oggi sia come modelli da riprodurre, sia come strumenti di lavoro.

Non stupisce che mentre racconta la sua storia di artigiano si interrompa all'improvviso chiedendo: «Questo sapete cos'è?» E, un po' divertito perché sa che sta per sorprendere, presenta «un trapano di un tempo che serviva anche per segnare le ore e... funziona ancora!» oppure un «accessorio da donna»: una piccola botte «per portare il caffè corretto con un pochino di grappa. Da donna, perché pesa poco: contiene solo mezzo litro».

Quindi, da un ‘opera all'altra, snocciola di ognuna, con semplicità e con dovizia di particolari, il suo uso e la sua storia.

Un ringraziamento a Livio Charbonnier che ci permette di non dimenticare gli antichi savoir faire dell’artigianato di tradizione valdostano.

Ufficio artigianato di tradizione

 



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